Sri Lanka, l’antico ufficio postale di Nuwara Eliya racconta di quando Ceylon era di Sua Maestà

Giovanni Bosi, Nuwara Eliya / Sri Lanka
La curiosità è fortissima per un collezionista. Per tanti motivi: perché la sua fama lo precede, perché da qui è passato un pezzo di storia del colonialismo della Corona britannica, perché non si vede l’ora di comprare qualche “pezzo” da portarsi da casa. E anche perché la cornice è quella di Nuwara Eliya, la città di alta montagna dello Sri Lanka famosa per le sue piantagioni di tè e le sue raccoglitrici Tamil. Il protagonista è l’Ufficio postale costruito dagli Inglesi nel XIX secolo. Parliamo di francobolli…
(TurismoItaliaNews) Diciamo subito che questa città singalese è anche soprannominata “Little England”, ovvero la Piccola Inghilterra, tanto è stata forte l’influenza esercitata durante il periodo di permanenza dei britannici – quando l’Isola si chiamava Ceylon - anche dal punto di vista architettonico oltre che economico. Così gli edifici pubblici sono stati costruiti con mattoni a faccia vista, le abitazioni private hanno i tetti spioventi in legno, abbondano i pubs, campi da golf e galoppatoi ricordano la forte passione dei sudditi di Sua Maestà per questi svaghi, ieri come oggi. E dunque Nuwara Eliya ha finito col diventare un’icona nello scenario dell’intera isola asiatica, oggi Repubblica Democratica Socialista ma parte integrante del Commonwealth britannico.
La guida che mi accompagna lungo il tragitto per arrivare in città, mi parla subito dell’Ufficio postale, testimonial di questo luogo perché è la sua architettura a destare meraviglia e forse anche un pizzico d’orgoglio nei locali. In effetti, se prima hai visto il resto dello Sri Lanka, come Anuradhapura piuttosto che l’immenso mercato di Colombo, almeno per quanto attiene gli edifici tradizionali (perché poi il boom turistico ha evidentemente importato standards ben diversi) ti rendi conto che sì, davvero, l’Ufficio Postale di Nuwara Eliya è un “pezzo d’architettura” da vedere. E quindi quando arriviamo a Nuwara Eliya, la prima cosa che faccio è fiondarmi in Posta – perché la destinazione attuale è ovviamente ancora quella, solo l’ex alloggio del mastro di posta al primo piano è stato trasformato in struttura ricettiva – davanti al cui ingresso campeggia come una sentinella la tradizionalissima cassetta d’impostazione cilindrica, originale, in rigorosa livrea rossa e nera, classica e amatissima Post Office letterbox prodotta nientemeno che dalla fonderia Andrew Handyside & Company di Derby, una delle prime società a realizzare le cassette postali standard della Royal Mail, oggetto iconico in tutto il Regno Unito.
Inquadrando la scena con la letterbox, il prato all’inglese, le siepi potate con estrema cura e l’ufficio postale, sembra veramente di essere in una qualsiasi cittadina britannica. In Europa e non in Asia. Il colore esterno dominante dell’edificio costruito nel 1894 è il rosa, lo stile è quello Tudor, l’ingresso è protetto da un piccolo porticato, la struttura portante impiega capriate, gli infissi sono di colore bianco con i tradizionali riquadri, la torre dell’orologio ha una guglia spiovente la cui pendenza è pensata per abbondanti nevicate. In effetti qui siamo a 1.889 metri di quota, ma anche a due passi dall’equatore… E tuttavia cogliere qui una giornata di cielo azzurro è quasi impossibile.
E se oggi l’antico ufficio postale è ancora tale (nel 1990 è stato celebrato con un francobollo da 10 rupie in occasione della Giornata Mondiale della Posta) lo si deve ai dipendenti della United Postal Trade Union, che nel 2017 hanno scioperato per ben tre giorni per bloccare il piano del Governo che aveva intenzione di vendere a privati gli edifici di Kandy, Galle Fort e Nuwara Eliya per riconvertirli in hotel.
Ai lati dell’ingresso del Philatelic Bureau i riquadri laterali della porta sono diventati adesso mini-cornici per riproduzioni di francobolli di ieri e di oggi, compreso quello da 5 centesimi verde con cui Ceylon ha preso parte alle celebrazioni dentellate per l’incoronazione di Elisabetta II il 2 giugno 1953. A ben guardare, la storia postal-filatelica di Ceylon prima e Sry Lanka dopo, è intrigante, considerando che “la lacrima dell’India” (come è pure chiamata l’isola a causa della sua forma) dopo duemila anni di dominio da parte di regnanti locali, con l’avvento del colonialismo a partire dal sedicesimo secolo è passata dal controllo portoghese a quello olandese, per finire nelle maglie britanniche nel 1815. Dove è rimasta fino all’indipendenza nel 1948 e con l’adozione del nome attuale nel ‘72.
Postalmente parlando, il primo dentello per la British Ceylon ha visto la luce il 1° aprile 1857: un francobollo da 5 pence (tariffa necessaria per spedire una lettera da mezza oncia a Londra) raffigurante la regina Vittoria in colore marrone. Altri valori sono arrivati poco dopo, sempre con il profilo della monarca, mentre è un francobollo emesso il 23 aprile 1859 ad essere considerato il più prezioso della collezione singalese: il 4 pence colore rosa scuro conosciuto come “Dull Rose”. La prima emissione in rupie isolane è invece del 1° febbraio 1892, mentre quella per il nuovo corso istituzionale repubblicano è praticamente tempestiva e fa il suo esordio il 22 maggio 1972. Una particolarità nel tempo si farà ben attenzione a includere sui francobolli diciture nelle tre lingue in uso: singalese, tamil e inglese. Regola che ancora oggi si applica ad esempio per i cartelli stradali.
Nell’ex capitale Colombo (spesso si dimentica che oggi la capitale è Sri Jayawardenapura Kotte, sede del parlamento) il Museo Postale Nazionale dello Sri Lanka, in Wad Ramanayake Mawatha, conserva e documenta la maggior parte dei francobolli emessi dal 1857 in poi. Questo consente di scoprire che già dal 1789 qui fu messa a punto una rete di uffici postali da parte degli olandesi che si erano assicurati il controllo delle zone costiere, mentre successivamente gli inglesi con l’istituzione del Dipartimento delle Poste ampliarono il servizio postale in tutto il Paese.
Nel Museo non ci sono comunque solo francobolli, ma anche tutto quello che ruota intorno alla corrispondenza e alla sua distribuzione: a partire dalle uniformi dei postini e le loro borse, conservate e visibili. Oppure i datari utilizzati per dimostrare l’avvenuto pagamento delle spese postali per una lettera nel periodo olandese, molti vecchi timbri usati per l’obliterazione dei francobolli... Sebbene i postini usassero una bicicletta per la consegna della posta, le carrozze trainate da cavalli vennero utilizzate anche a Ceylon, come altrove, per trasportare la corrispondenza verso destinazioni a lunga distanza. Servizio che fu attuato, stando alle informazioni fornite in Museo, per la prima volta in Asia proprio tra Colombo e Kandy nel 1832. Se invece la destinazione finale era oltremare, si ricorreva necessariamente alle navi marittime, con uno sviluppo del servizio di trasporto in tutto il mondo. Dal 1935, con l’apertura dell’aeroporto di Rathmalana, fa il suo esordio anche il trasporto aereo, consentendo di velocizzare il viaggio della posta. “Il nostro Museo Postale e la Sala delle esposizioni filateliche – mi spiegano - sono luoghi in cui i bambini delle scuole dovrebbero visitare durante le loro giornate scolastiche. L’obiettivo principale della Philatelic Exhibition Hall è infatti quello di fornire servizi e conoscenze sulla filatelia più antica e un passatempo condiviso del mondo”.
Entrando quindi nell’Ufficio postale di Nuwara Eliya è come trovarsi praticamente immersi in questa storia postale, dove una parte del mobilio e alcune suppellettili di lavoro sono effettivamente datati. Mi rivolgo a un’addetta allo sportello con una richiesta consueta per un collezionista di francobolli, ma sicuramente anche per lei, perché non si meraviglia affatto: vedere quanto c’è di dentellato disponibile. E lei comincia a sfogliare il classico contenitore a pagine rigide nelle quali sono distribuiti bei francobolli di taglio diverso e dedicati ad argomenti più disparati. Non tantissimo materiale per la verità, tanto che resto un po’ deluso. Ma come sempre accade in questi casi, comprare francobolli del Paese che si sta visitando, in un ufficio postale del luogo, non ha prezzo.
Poi mi incammino per la strada principale di Nuwara Eliya e trovo subito un’altra cassetta postale, sempre nei colori rosso e nero, ma stavolta di forma esagonale e non circolare. Una scritta in bianco sulla base rivela che in questo caso si tratta di una produzione tutta locale: “Made in Telegraph Workshops Colombo 1929”, anche se più in alto non manca il monogramma reale sormontato dalla corona. Più sotto, con un pennellino a mano libera sono stati scritti gli orari di levatura della corrispondenza: dalle “5.30 a.m.” alle “19.30 p.m.” (l’indicazione post meridian è inutile considerando la modalità di indicazione dell’orario, ma tant’è…). Tutt’intorno donne sorridenti in attesa del bus che le condurrà a casa, incuriosite dal mio interesse per quell’oggetto postale: è già pomeriggio tardo. I loro sorrisi e i loro gesti accoglienti mi fanno sentire quasi a casa, contento come sono di aver potuto visitare il loro antico Ufficio Postale, emblema di questa insolita città montana cingalese.
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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