In giro per antiche abbazie e basiliche italiane: l’Abbazia di San Gervasio di Bulgaria, l’Abbazia di Casamari e la Basilica Pontificia di San Nicola

Eugenio Serlupini, Mondolfo / Marche
In giro per antiche abbazie e basiliche. L’invito a scoprire una volta di più il sorprendente patrimonio artistico e culturale italiano passa per Mondolfo (Marche), Casamari (Lazio) e Basi (Puglia). Dall’Abbazia di San Gervasio di Bulgaria all’Abbazia di Casamari, fino alla Basilica Pontificia di San Nicola, un viaggio nei luoghi del silenzio che esprimono stili architettonici diversi e raccontano storie di fede e di potere.
(TurismoItaliaNews) Ad accendere i riflettori sull’Abbazia di San Gervasio di Bulgaria in Mondolfo, l’Abbazia di Casamari e la Basilica Pontificia di San Nicola in Bari sono i tre francobolli che l’Italia in questo 2017 dedica ai tre luoghi nell’ambito della serie tematica “il Patrimonio artistico e culturale italiano”, in circolazione dal 15 settembre. Una buona opportunità per conoscere più da vicino tre monumenti che sono autentici attrattori culturali ed artistici ancorché edifici sacri.
A Mondolfo, in provincia di Pesaro Urbino, l’Abbazia di San Gervasio di Bulgaria è incastonata ai piedi della collina marchigiana sulla riva sinistra del fiume Cesano, non lontano dall’Adriatico. “Uno dei luoghi di culto più antichi della Diocesi di Senigallia, certo fra le più belle quanto enigmatiche chiese della provincia – spiega Alessandro Berluti nel presentare l’abbazia altomedievale dalle origini paleocristiane - sorge lungo quel diverticolo della Strada consolare Flaminia che, all’altezza di Cagli, piegava verso meridione e, seguendo il corso del Cesano, passava per Mondolfo. In questo territorio sorgeva in epoca tardo romana la stazione di posta di ‘Ad Pirum Filumeni’: luogo segnalato dalla ‘Tabula Peutingeriana’ e catalizzatore di scambi e incontri non solo commerciali, oggi testimoniati dall’area archeologica ancora ampiamente da indagare”.
Dall’esterno a pianta basilicale a tre navate, con un interno rimaneggiato nel Settecento che pur parzialmente consente la lettura triabsidata del sacro edificio, l’abbazia presenta l’altare rivolto verso Oriente. Nella navata, attraverso il mattonato si legge poi chiaramente una precedente struttura, all’altezza dell’antico pavimento, che individua una porta. Tale accesso è ubicato su quella che è ritenuta la più antica costruzione - cella - dell’abbazia di San Gervasio. “Scendendo sotto l’altare si accede al luogo più suggestivo, carico d’arte, di storia e di fede, dell’intero complesso di San Gervasio – aggiunge Alessandro Berluti - nella cripta ‘a fungo’ sorretta da un’unica colonna in marmo cipollino, denotata nel perimetro da bifore cieche domina al centro il più grande sarcofago di stile ravennate presente nelle Marche e databile ai primi anni del VI secolo. Questo manufatto in marmo del Proconneso – che tradizione vuole vi sia conservato il corpo di san Gervasio, antico patrono di Mondolfo – esprime nelle sue raffigurazioni la fede di quei primi cristiani. Vi troviamo infatti incisa la Croce, i pavoni – particolarmente raffinati nella loro lavorazione – il labaro costantiniano, l’edera. Enigmatica è la lastra quadrangolare, posta rovesciata sulla sommità della colonna centrale della cripta di san Gervasio, e dove in greco si legge ‘nessuno è immortale’”. La festa annuale nell’abbazia cade il sabato dopo Pasqua, “sabato in Albis” con celebrazioni non solo religiose e concorso di tanti fedeli in uno dei borghi più belli d’Italia.
L’abbazia di Casamari, in provincia di Frosinone, è stata fondata agli albori del secondo millennio da alcuni ecclesiastici di Veroli i quali, con l’intento di costituire una comunità monastica benedettina, avviarono la costruzione di un monastero sulle rovine del municipio romano di Cereate, patria del console Gaio Mario, cui si riporta la denominazione di Casamari, Casa di Mario. “Intorno alla metà del XII secolo, i monaci benedettini furono sostituiti dai Cistercensi che edificarono l’attuale suggestivo complesso monastico – spiega dom Eugenio Romagnuolo, Abate di Casamari - il 6 maggio 1203 l’abate Giraldo poneva la prima pietra della basilica abbaziale, benedetta dal papa Innocenzo III e, a distanza di non molti anni, il 15 settembre 1217, un altro papa, il successore Onorio III Savelli, circondato da molti cardinali, arcivescovi, vescovi e tanti fedeli, la consacrava dedicandola ai martiri romani Giovanni e Paolo e, secondo la consuetudine dell’Ordine cistercense, alla beata Madre di Dio e Vergine Maria”.
Secondo il Chronicon dell’abbazia gemella di Fossanova, tanta fu l’abbondanza di pane, di vino, di pesci e di uova che nessuno ebbe motivo di lamentarsi e che fu distribuito il fieno per mille cavalli. Papa Onorio, che già da cardinale era stato munifico sostenitore del cantiere della splendida basilica, rimasta a lui sempre molto cara, alcuni mesi dopo la cerimonia, raccomandò persino al Capitolo generale di Cîteaux che l’anniversario della consacrazione della chiesa di Casamari venisse celebrato solennemente in tutte le abbazie dell’Ordine. L’architettura del complesso monastico di Casamari riflette i tratti peculiari della spiritualità cistercense. La distribuzione razionale dello spazio, la robustezza delle costruzioni, il rigore geometrico, la funzionalità della struttura, la semplicità, l’austerità e l’uniformità dello stile, l’esclusione delle arti figurative (affreschi, sculture, pitture) sono, infatti, una chiara esigenza di spiritualità e un limpido manifesto di povertà. Nell’abbazia di Casamari vive attualmente una comunità di venti monaci.
La Basilica Pontificia di San Nicola in Bari è stata costruita alla fine dell’XI secolo nell’area dell’antico palazzo del governatore bizantino (catepano), a seguito del trafugamento e traslazione da Mira (oggi in Turchia) a Bari delle reliquie di San Nicola (1087). Uno dei massimi esempi del Romanico in Italia, la Basilica è una sintesi di stili architettonici diversi, dal bizantino al normanno, dal provenzale al lombardo. Capolavori scultorei di assoluto valore sono la Cattedra episcopale dell’abate Elia (il costruttore della chiesa), il Portale dei Leoni e il Ciborio (i cui capitelli bizantini creano un’atmosfera di profonda sacralità). “La sua costruzione si è protratta per alcuni decenni nel XII secolo, cambiando volto nel XIV secolo (con le cappelle gentilizie) e nel XVII (grandioso soffitto di Carlo Rosa). I restauri del 1927-1934, rimuovendo tutto il barocco, l’hanno riportata allo stile originario - spiega padre Ciro Capotosto op, rettore della Basilica Pontificia - vescovo di Mira nel IV secolo, famoso per i suoi interventi a favore di innocenti condannati a morte e di fanciulle povere, san Nicola è un santo universale. Moltissime sono le chiese cattoliche, ortodosse e protestanti in suo onore. È il Santo dell’unità dei cristiani". I Frati Domenicani, custodi del tempio barese sin dal 1951, non solo ne propagano il culto nel mondo, ma, in suo nome, contribuiscono alla causa ecumenica.
I tre francobolli da 0,95 euro raffigurano rispettivamente l’Abbazia di San Gervasio di Bulgaria in Mondolfo che sorge al centro di un’area archeologica; la facciata della gotica Abbazia di Casamari edificata nel 1036; e una veduta prospettica della romanica Basilica Pontificia di San Nicola in Bari. A firmare i dentelli sono Tiziana Trinca, Rita Fantini e Maria Carmela Perrini. Il bollettino illustrativo è afirma di Alessandro Berluti per Mondolfo, Eugenio Romagnuolo per Casamari e Ciro Capotosto per Bari. La tiratura annunciata è di quattrocentomila esemplari per ciascun francobollo, stampati in fogli da ventotto.