Grecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieri

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Giovanni Bosi, Dodona / Grecia

Come resistere alla tentazione di lasciarsi suggestionare dal fruscío delle foglie della quercia sacra a Zeus, o dal canto degli uccelli che si nascondono nella sua foltissima chioma? Una suggestione che porta direttamente indietro nel tempo per millenni, ai riti legati ad uno degli oracoli più famosi, fino alle pagine dell’Odissea e al peregrinare di Ulisse. Questa “magia” può accadere soltanto tra le antiche vestigia di Dodona, nella stretta valle a est di Tomaros, in Epiro. E’ ancora una volta la Grecia a regalare esperienze incredibili…

 

(TurismoItaliaNews) La cornice, neanche a dirlo, è quella dell’Epiro, nella Grecia nord-occidentale. In un percorso culturale che promette molti viaggi in uno, è qui che si va alla scoperta degli Antichi Teatri dove si sono incrociati spettacoli, commedie, drammi, poeti, attori e le tante vicende umane delle migliaia di spettatori che qui si sono seduti nel tempo. Tanto che quando sei in uno di queste magnifiche strutture di pietra, si può persino immaginare di udire ancora il rieccheggiare dei loro applausi, delle loro risate, delle loro grida di consenso o riprovazione. E’ la magia della Grecia antica, come quella magia che si può vivere – con un pizzico di fantasia – tra le rovine di Dodona, del suo gigantesco teatro e del santuario strettamente legato al culto di Zeus, padre degli dei, e al famoso oracolo, tradizionalmente considerato il più antico (sicuramente sorto in epoca pre-ellenica, forse risalente al II millennio a.C.) e citato da Omero nei suoi poemi epici.

Grecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieri

Grecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieri

Grecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieriGrecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieri

Si arriva qui proprio sull’onda di questo mistero, secondo il quale gli oracoli appositamente consultati su vicende di prim’ordine, osservando il fruscio delle foglie sulla quercia sacra e il volo degli uccelli che vi si annidavano interpretavano la volontà del dio, Ma anche sul mormorio delle acque dell’antica sorgente e sul suono prodotto dai calderoni di bronzo posti su treppiedi attorno all’albero sacro. Gli uccelli, come le colombe selvatiche o l’aquila (uccello sacro a Zeus), avevano un ruolo centrale nell’oracolo, in qualità di intermediari fra il mondo dei vivi e la divinità.

Così, a migliaia di anni di distanza, ci si può muovere tra le pietre sapientemente poste in opera secondo architetture tradizionali, come in un palcoscenico ormai vuoto ma ancora incredibilmente pregno di tanta ritualità. Secondo le fonti antiche, i sacerdoti dell’oracolo erano in origine solo uomini, ma in epoche successive fanno la loro comparsa anche le sacerdotesse, le cosiddette Peleiadi, tutti famosi per camminare scalzi e dormire per terra in modo da essere a diretto contatto con la terra. Ma perché proprio qui un oracolo, famoso quasi quanto quello di Deli?

Grecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieri

Grecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieri

Erodoto racconta un mito riguardante l’istituzione del santuario, narratogli dai sacerdoti del santuario durante la sua visita a Dodona: due piccioni neri, i peleiadi, volarono via da Tebe, in Egitto: uno di loro arrivò in Libia, dove fu successivamente eretto il tempio di Ammon Zeus; l’altro raggiunse proprio Dodona, dove si posò su una quercia, albero sacro a Zeus, e parlò con voce umana indicando il luogo dove doveva sorgere l’oracolo del dio. “In origine il santuario era all'aperto, e intorno alla quercia sacra, nel quale risiedeva la coppia divina Zeus e Dioni, si svolgevano varie cerimonie – ci spiegano durante la visita al sito - offerte come tripodi di bronzo, statuette, gioielli e armi, dalla Grecia meridionale hanno raggiunto il santuario fin dall’ottavo secolo a.C., confermando che i coloni delle città greche stavano colonizzando le coste dell’Epiro.

Dodona, tuttavia, non fu testimone in questo periodo dell’intensa attività edilizia di altri celebri santuari, come Delfi, Olimpia e Delo, probabilmente perché più isolata dal resto della Grecia e lontana dalle principali rotte commerciali. Il santuario rimase all’aperto e l’area sacra dell’albero era definita da una sorta di recinto formato da calderoni di bronzo. Addirittura nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, la narrazione dei viaggi di Giasone e degli Argonauti, la nave di questi ultimi aveva la capacità di profetizzare perché un'asse della sua carena era stata intagliata nel legno di una quercia proveniente da Dodona.

Grecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieri

Grecia, l’Oracolo di Dodona parla ancora una volta: il fruscío della quercia sacra conquista i viaggiatori di oggi nell’Epiro di ieri

Oggi Dodona è un sito archeologico di straordinaria importanza, soggetto anche ad un importante restauro condotto con tecniche che rispettano la natura dei luoghi. Dopo l’inserimento del progetto nel Fondo Gestione Crediti per i Progetti Archeologici e la creazione del Comitato Scientifico di Dodona, è stato avviato il nuovo progetto di restauro del teatro. In particolare vengono effettuati ampi lavori di manutenzione superficiale del primo e secondo diazoma della cavea, con l’obiettivo di “ricucire” frammenti e parti distaccate dei sedili nelle gradinate e le lesioni formatesi nel tempo. Restauro anche per le pareti dell’arena all'interno della struttura scenico e nell'estrema fascia orientale del primo diazoma della cavea; sono stati inoltre restaurati lo scalone di fondo e la corrispondente parte del muro di contenimento. Le cattive condizioni e la problematicità dei materiali da costruzione, gli spostamenti estesi degli elementi architettonici, gli scostamenti dalla geometria di un teatro, il rischio di perdere i tratti caratteristici del monumento a causa del degrado e l’errata impressione e comprensione estetica dell’attuale situazione, ha portato ad un complesso quanto delicato lavoro di ripristino, pensando evidentemente anche un nuovo riutilizzo del teatro. Alcune parti irrecuperabili sono state sostituite, scolpite nel calcare e posizionati dove mancavano quelle originarie.

L’intento è quello di restituire un assetto rinnovato, sicuro ma rispettoso dell’antichità del luogo. Del resto parliamo di un teatro monumentale che poteva contenere 15.000-17.000 spettatori in un santuario, che lungi dall’essere importante per la regione dell'Epiro, aveva progressivamente acquisito un carattere nazionale. La costruzione risale al regno del re Pirro (297-272 a.C.) e all’organizzazione dei Giochi di Naia, probabilmente istituiti durante il suo governo. Quando l'imperatore Adriano visitò Dodona nel 132 d.C., la città era già in declino. Di lì a poco l'antica religione e il suo teatro sarebbero stati abbandonati per secoli. A metà del ventesimo secolo, i sedili del teatro sembravano sassi sparsi dalla natura sul fianco della collina; l’orchestra e le scene erano sepolte sotto i terreni ad uso agricolo. Poi per fortuna la situazione si è ribaltata. Scavi, studi e i recentissimi nuovi interventi di conservazione e restauro hanno restituito al Teatro la forma e la capacità di ospitare nuovamente spettatori e spettacoli.

Per saperne di più

 

Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – twitter: @giornalista3

 

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