La Via dei Forti, un'incredibile rete di 200 strutture belliche a Cavallino-Treporti documenta come è stata protetta Venezia durante la guerra

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Giovanni Bosi, Cavallino-Treporti / Veneto

Un sistema incredibile di fortificazioni, bunker, torri di avvistamento, depositi che raccontano momenti cruciali della nostra storia e di azioni messe in campo per tutelare un patrimonio insostituibile: Venezia e la sua costa. Tutto comincia con la Grande Guerra, quella che doveva essere un conflitto lampo e che invece ben presto si sarebbe trasformata in una tremenda guerra di posizione, di logoramento. Oggi nel territorio di Cavallino, in Veneto, un percorso storico, un vero e proprio circuito museale diffuso a cielo aperto che collega le fortificazioni appartenenti al periodo 1845-1920, consente di vedere con i propri occhi come la follia della guerra ha spinto a creare accorgimenti difensivi e soluzioni tecniche che un secolo fa erano all’avanguardia. Tra queste la Batteria Vettor Pisani con il suo museo, la Batteria Amalfi e il Forte Treporti, a Punta Sabbioni.

 

(TurismoItaliaNews) Sì, una follia. La guerra non porta mai nulla, se non morte e devastazioni. La Via dei Forti voluta dal Comune di Cavallino-Treporti, è una rete di 200 fortificazioni belliche tra batterie, bunker, forti, torri telemetriche realizzati fra prima e seconda guerra. Una straordinaria testimonianza del periodo bellico e addirittura anche prima, fin dal 1845: un museo all’aria aperta che punta a valorizzare e collegare le fortificazioni dislocate lungo la costa di Cavallino-Treporti attraverso un percorso tra natura e ricordi del territorio, il cui fulcro è la Batteria Vettor Pisani. Realizzata fra il 1909 e il 1921, così chiamata in onore del comandante veneziano che sul finire del quattordicesimo secolo sconfisse i genoversi nella guerra di Chioggia, questo fortino oggi svela tutti i suoi segreti, a partire da una constatazione pratica: quando fu costruito sorgeva a pochi metri dal mare (adesso molto più distante) e la parte verso la spiaggia era mimetizzata con un terrapieno di sabbia, una duna artificiale che ne nascondeva i fianchi e il fronte d’attacco verso l’Adriatico.

La Batteria Vettor Pisani

La Batteria Vettor Pisani

La Batteria Vettor Pisani

Quando ti trovi davanti al muraglione che lo circonda e varchi il cancello, hai la sensazione di compiere un salto indietro nel tempo, complici persino i rumori sordi delle esplosioni di bombardamenti simulati che all’interno del bunker principale, ora trasformato in museo, fanno rivivere i momenti convulsi che durante la guerra – quella vera - dovevano affrontare i soldati riparati al suo interno. Una sirena ogni 15 minuti segnala infatti l’arrivo di una bomba che sta per esplodere: per nostra fortuna è solo una finzione, ma possiamo assicurarvi che fa venire comunque la pelle d’oca. Non dimentichiamoci che il primo conflitto mondiale fu una tragedia immane: in breve avrebbe portato alla mobilitazione di 65 milioni di soldati, costretti a vivere per quasi cinque anni nel fango delle trincee, nella sporcizia, esposti agli effetti di armi micidiali: artiglierie e mitragliatrici, lanciafiamme, gas letali, aerei, carri armati. E i bombardamenti provocarono milioni di morti anche tra la popolazione civile.

Realizzata in cemento armato, la batteria è composta da un corpo centrale ad unico livello lungo più di 80 metri; due corridoi paralleli con la volta a botte, conducono alle torrette telemetriche alte 11 metri e alle ali laterali, lunghe 30 metri. A ben gaurdare, era una vera e propria macchina da guerra: le torrette erano dotate di goniostadiometri che servivano a stimare le distanze dei bersagli mediante triangolazione e di telemetri a cannocchiale panoramico. Perché poi c’erano sei obici 280 L, che avevano una gittata di oltre 10 km; le artigliere erano disposte in barbetta su piazzole e quando le canne erano orientate verso il mare, gli spari sfioravano gli spalti dell’edificio. Durante il confltto, l’armamento ormai obsoleto fu sostituito da quattro cannoni antiaerei da 76/40 per proteggere Venezia dalle incursioni degli idrovolanti e bombardieri austroungarici. La batteria fu attiva anche durante la Seconda Guerra Mondiale con una postazione di artiglieria contraerea e presidiata dal comando tedesco.

La Batteria Vettor Pisani

La Batteria Vettor Pisani

La Batteria Vettor Pisani

Tutto questo, come detto è oggi un museo che rappresenta la sua rinascita. Sede museale e incubatore di manifestazioni, eventi e centro studi secondo le intenzioni del Comune di Cavallino-Treporti, fulcro del percorso che lega tra loro le numerose fortificazioni del territorio. I lavori di restauro sono stati infatti studiati non solo per un recupero del patrimonio che rappresenta, ma anche per renderla porta d’accesso alla Via dei Forti. Al suo interno una ricchissima documentazione e una serie di materiali originali raccontano in modo tangibile quella guerra devastante e la quotidianità dei soldati.

Ma ci sono altri luoghi straordinari da non perdere. Come la Batteria Amalfi, tra le più importanti opere militari costruite nel litorale a difesa di Venezia, edificata in soli diciassette mesi tra il 1915 e il 1917: comprende ben 14 edifici tra cui il corpo principale, la cui sommità era dotata di una torre corazzata girevole a 360° di tipo navale, armata con due cannoni in grado di sparare granate da 875 kg a quasi 20 km di distanza, con una cadenza di un colpo al minuto.

Il Forte TrePorti

Il Forte TrePorti

E poi il forte TrePorti, chiamato Forte Vecchio, edificato sui resti di un preesistente fortino francese, dagli austriaci nella seconda metà del diciannovesimo secolo (1845 – 1851) allo scopo di controllare il territorio lagunare e la bocca di porto di Punta Sabbioni. Non meno interessanti sono le tantissime torri telemetriche che ancora svettano lungo la fascia litoranea: costruite in posizione arretrata rispetto alle batterie sulla costa, erano destinate all’osservazione e a fornire alle batterie dettagli sui bersagli, a partire dalle coordinate per aggiustare i tiri dell’artiglieria. Partendo da Punta Sabbioni verso Cavallino e poi ritornando da Cavallino verso Punta Sabbioni, percorrendo prima la via Pordelio e poi la via Fausta, si possono vedere Torre Lio Grando, le due Torri del Forte Vecchio, Torre dell'ex Caserma Ca' Pasquali, Torre Crepaldo, Torre Ca' Padovan, Torre Radaelli, Torre Ca' Bodi, Torre Sassonio, Torre Vignotto, Torre Ca’ di Valle, Torre San Marco detta anche “Caffettiera”, Torre Ca’ Scarpa, Torre Ca’ Savio e Torre Via Hermada.

Per saperne di piùLa Torre Telemetrica Vignotto

Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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