Lisbona, il “mistero” di Casa dos Bicos: compie 500 anni il palazzo rinascimentale “italiano”, ma chi l’ha progettato è ancora ignoto
Giuseppe Botti, Lisbona / Portogallo
La data della sua costruzione non è ben nota, così come non si conosce neppure l’architetto che l’ha progettata o quali sono stati i modelli che sono serviti da ispirazione per questo lavoro così insolito. Eppure questa è sicuramente la casa nobiliare rinascimentale più famosa del Portogallo, sede del primo presidente del senato municipale di Lisbona e un’eccezionale contenitore culturale nel centro storico della capitale. E’ la Casa dos Bicos, ovvero la Casa dei Becchi, così chiamata per la facciata ornata di pietre a forma di punta di diamante. Il 2023 è l’anno che per convenzione celebra il suo 500° anniversario.
(TurismoItaliaNews) Casa dos Bicos compie 500 anni, ma racconta la storia di quasi due millenni e mezzo di trasformazione urbanistica dell’antico lungomare di Lisbona. Diciamo subito che anche in questo capolavoro l’effetto della bellezza italiana gioca il suo ruolo, in particolare il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, che ha le facciate in bugnato proprio a forma di punte di diamante. L’idea di far costruire la Casa dos Bicos si deve a Brás de Albuquerque, vissuto tra il 1500 circa e il 1581, figlio illegittimo di Afonso de Albuquerque (1443-1515), primo governatore dell’India portoghese. La famiglia possedeva il terreno fin dai primi del Cinquecento, un appezzamento con un’ottima posizione a Ribeira Velha, zona blasonata della città del sedicesimo secolo. Intorno al 1520, Brás sposò Maria Ayala Noronha, figlia di un nobile alla corte del re Manuele I. La fortuna e la fama culturale da lui accumulate permisero la costruzione di una casa ritenuta senza eguali a Lisbona in quel periodo. La scenografica quanto imponente facciata rivolta verso il fiume aveva lo scopo di mostrare e ribadire il prestigio e la ricchezza di Brás de Albuquerque e del suo notevole lignaggio.
Sulle effettive influenze c’è tuttavia prudenza. Secondo alcune fonti, Brás de Albuquerque aveva trascorso alcuni anni in Italia rimanendo ammaliato dalla nostra architettura rinascimentale, tra cui probabilmente il Palazzo dei Diamanti ferrarese, Rientrato a Lisbona, de Albuquerque avrebbe cos’ fatto costruire la Casa dos Bicos con una facciata che riprendesse quegli stessi “diamanti” incorporandovi finestre e portali in stile manuelino. “Il nobile faceva parte del seguito matrimoniale delle principesse Beatrice e Isabella. Questi viaggi sono stati considerati opportunità per familiarizzare con altre case rinascimentali, alcune delle quali potrebbero essere servite da modello per la residenza a Lisbona – spiega Paulo Almeida Fernandes del Museo di Lisbona–Egeac – tuttavia c’è qualche dubbio sul fatto che Brás de Albuquerque abbia persino visitato l’Italia, nel 1521, e durante il viaggio a Siviglia potrebbe non aver approfittato di questa presunta opportunità di prospezione”.
Un’altra spiegazione si basa sulle scelte dell’architetto. L’edificio è stato attribuito a Francisco de Arruda, anche se senza alcun fondamento documentario. L’architetto ha incluso elementi italiani nelle sue opere, come la loggia della Sala dei Re alla Torre di Belém (completata nel 1519). “È molto probabile, però, che Casa dos Bicos sia opera di un architetto italiano o spagnolo che si affermò nella cerchia cortigiana frequentata da Albuquerque – sottolinea ancora Paulo Almeida Fernandes - la casa aveva quattro piani sulla facciata principale e due sul retro, a causa dell’andamento esterno del terreno”.
Al piano terra cìera un passaggio che collegava Ribeira Velha alla vecchia Rua dos Arcos, chiamata oggi Rua de Afonso de Albuquerque. Sulla facciata principale si concentrava l’essenza della decorazione e degli stemmi nobiliari del proprietario. I prospetti erano coperti da conci con punte piramidali che emulavano le punte di un diamante. Il terzo piano aveva una loggia sostenuta da tre archi, che mostrava lo stemma di Brás de Albuquerque. Bisogna usare i verbi al passato perché i piani superiori della “Casa dei Diamanti” sono stati purtroppo distrutti dal terremoto del 1755 e ripristinati soltanto a partire dal 1981, con un progetto di ricostruzione basato su incisioni e documentazione risalenti a prima del terremoto.
Nel 1983, quando la casa è stata destinata a museo, sono stati effettuati anche scavi archeologici che hanno riportato in luce un autentico “bottino”, come un gruppo di vasche salatrici romane, le fondamenta di parte della Cerca Velha (l’antica cinta muraria), pavimenti, piastrelle e stoviglie risalenti a prima del devastante terremoto settecentesco. “Le prove più antiche, tuttavia, sono molto più antiche dell'occupazione romana – sottolinea Paulo Almeida Fernandes del Museo di Lisbona–Egeac – risalgono infatti all’età del ferro e al primo contatto con i Fenici, tra l'VIII e il V secolo a.C. Alcuni di questi oggetti possono essere ammirati nella sezione archeologica al piano terra, uno dei cinque poli del Museu de Lisboa. La Fondazione José Saramago ha la sua sede ai piani superiori”.
Ai 500 anni della Casa dos Bicos, il Portogallo dedica due francobolli e un foglietto filatelico in distribuzione dal 7 settembre. Il dentello da 0,61 euro mostra il Mercato Ribeira Velha come illustrato in una classica terracotta del XVIII secolo, una brocca del XVII secolo, una maiolica policroma e una piastrella di produzione sivigliana, realizzata tra la fine del XV secolo e la prima metào XVI secolo, tutti conservati al Museu de Lisboa. Il francobollo da 1,05 euro mostra la Casa dos Bicos in un disegno a china e gouache su cartoncino di José Espinho (1947), un piatto di porcellana policroma di produzione cinese del XVI secolo e ceramiche policrome di produzione sivigliana risalenti alla prima metà del XVI secolo, ugualmente conservati nel Museu de Lisboa.
Il sito ufficiale del Museo di Lisbona