Vite, vino e archeologia: la Maremma si declina anche così a Scansano fra tradizione, passione e umani vizi

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Giovanni Bosi, Scansano / Toscana

Non può che essere a Scansano il museo che propone in un percorso condiviso archeologia e storia della vite e del vino in questo generoso lembo di Toscana. E sì, perché nella patria del Morellino sono millenni che le vicende umane si intrecciano (da più punti di vista) alla produzione e alla commercializzazione del vino. Un vino evidentemente diverso da quello a cui noi oggi siamo abituati, ma che dimostra tangibilmente come a partire dagli Etruschi è sempre stato un elemento importante, presente ed irrinunciabile per la comunità. Vi dice qualcosa il simposium?

 

(TurismoItaliaNews) Se siete a Scansano per degustare vino e territorio, la visita non può che partire dal Museo Archeologico e della Vite e del Vino allestito nel cuore medievale del borgo, all'interno del quattrocentesco Palazzo Pretorio, che nella sua lunga storia è stato il centro amministrativo delle Terre di Scansano. Un itinerario ben congegnato, perché mette insieme elementi imprescindibili della stessa natura: l'evoluzione attraverso un'eccellenza che si è migliorata nei secoli. Così la visita al museo si rivela una scoperta grazie ai tanti elementi (alcuni persino imprevedibili) che l'archeologia ha messo insieme nel tempo. “Le cinque sezioni – ci spiega la nostra guida durante la visita - conducono in un percorso che ha per protagonista il prodotto che rappresenta l'identità del territorio, documentando la stretta relazione fra clima, natura dei terreni e prodotti vinicoli”. Non solo: vengono mostrate le tecniche di realizzazione e coltivazione, attraverso oggetti e ricette scritte in dialetto che testimoniano gli usi delle tecniche di produzione che permangono nel tempo.

Vite, vino e archeologia: la Maremma si declina anche così a Scansano fra tradizione, passione e umani vizi

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Il vino cardine di cultura ed economia

I numerosi ritrovamenti archeologici risalenti al periodo etrusco, rinvenuti nelle zone di Scansano e nella valle dell’Albegna, dimostrano come la produzione della vite fosse un elemento importante per la comunità etrusca della zona. Orci di terracotta, risalenti al V secolo a.C., nei quali sono stati ritrovati semi di vitis vinifera, statuette bronzee che raffigurano offerenti che impugnano la roncola, strumento tipico del vendemmiatore fino quasi ai nostri giorni, sono solo alcuni dei reperti rinvenuti nella località rurale degli Usi, fra il comune di Scansano e Semproniano, e nel sito di Ghiaccio Forte, tra Scansano e Saturnia. In un percorso unitario il Museo presenta una panoramica sulla storia della presenza umana dall'età antica nella valle dell'Albegna: un'area dove dal VI secolo a.C., nell'età romana e fino a oggi la produzione e il consumo del vino sono stati cardini della cultura e dell’economia.

Nelle tombe la conferma del gusto per il vino

La necropoli di Poggio Marcuccio e di Cancellone hanno svelato come il vino fosse irrinunciabile nel rituale funebre. Se la cura del corpo è documentata dai balsamari e dagli strumenti da toeletta, la maggior parte del corredo è dedicata al simposio, nel quale si prepara e consuma il vino. Il vasellame per la bevanda è prevalentemente di bucchero, di produzione locale, ma ci sono anche coppe di provenienza greca. L’esistenza di fornaci per la produzione di anfore vinarie nella zona di Albinia, databili al 200 a.C., confermano la crescita esponenziale delle produzioni vinicole avvenuta sotto i romani, che trovavano sbocco commerciale anche sulla capitale dell’impero, attraverso la via Aurelia e la via Clodia.

Vite, vino e archeologia: la Maremma si declina anche così a Scansano fra tradizione, passione e umani vizi

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Ghiaccio Forte, nel villaggio fortificato una casa con tanto di bagno

Un po' di stupore lo desta. Nel quarto secolo a.C. il paesaggio della valle è segnato dalla fondazione dell’abitato fortificato di Ghiaccio Forte, nel luogo dove ancora prima sorgeva un santuario rurale. La fortificazione della collina, strategicamente favorevole alla difesa e al controllo dei percorsi lungo l’Albegna e i suoi affluenti, dà il senso del clima di instabilità dovuto alla crescente pressione esercitata da Roma, che trova un’eco nell’edificazione delle mura urbiche delle vicine Talamone e Orbetello. Nello stesso tempo altri rilievi dell’Etruria interna accolgono dentro cerchie murarie gli abitanti delle campagne. Intorno al 280 a.C. quando Vulci cede all’aggressione romana, anche l’abitato di Ghiaccio Forte è distrutto e abbandonato. Ma Ghiaccio Forte è straordinariamente emblematica e il Museo di Scansano lo racconta molto bene.

Le ricerche degli archeologi hanno appurato che alcuni ambienti del nucleo abitativo erano destinati alla conservazione degli alimenti, delle bevande e magari anche di parte del corredo da mensa. Vino, olio e acqua – in assenza di cisterne sotterranee – vengono conservat in gradi orci (doli) la cui bocca era chiusa da coperchi di terracotta. Uno di questi, di grandi dimensioni, è stata restaurato e posizionato proprio all'ingresso del museo. In alcuni casi i vini di importazione erano conservati nelle anfore in cui erano stati versati per il trasporto, come per esempio un’anfora greco-italica di probabile provenienza campana. Olle e coperchi di ceramica comune – priva di particolari trattamenti delle superfici – conservavano gli alimenti.

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La scoperta più curiosa è però questa. All’interno del nucleo abitativo è stato individuato un ampio ambiente destinato a cucina, dentro al quale è stato ricavato un locale più piccolo, una sorta di bagno. Nella cucina si cuoceva il pane nel forno costituito dalle metà di un dolio, mentre altri cibi venivano preparati nel focolare o sul fornello portatile. Nell’angolo opposto al forno due pareti delimitano uno spazio destinato ad una diversa funzione: un bagno. E tutto questo si può vedere nel museo, dove è stato ricomposto. Un ampio bacino di terracotta sostenuto da una colonna pure di terracotta e una vasca ne costituiscono l’arredo; la vasca è stata ricavata scavando e forando un blocco di nenfro decorato che probabilmente fu nella sua prima utilizzazione un altare. Questo elemento, come altri analoghi inseriti nella Porta nord-ovest, potevano originariamente costituire le strutture di un luogo di culto di età arcaica. Incredibile!

Selvans, la divinità che proteggeva i campi

Nel santuario rurale di Ghiaccio Forte gli Etruschi lasciavano offerte votive alle divinità che regolavano la fertilità della terra, degli animali e degli uomini, prima che le esigenze di difesa di fronte alla pressione di Roma portarono a smantellare gli altari per costruire, nella posizione strategica, una fortificazione a controllo delle vie di transito. In età romana prima numerose fattorie e poi poche grandi ville rustiche, come quella di Aia Nova, gestivano l’economia agricola della valle. Diversi ritrovamenti nella valle dell’Albegna testimoniano la presenza di un culto legato all’agricoltura e alla difesa dei confini: sono raffigurazioni di giovanetti che impegnano una roncola. Lo strumento tipico dei lavori campestri rimanda a Selvans, una dività di origine italica particolarmente venerata tra IV e III secolo a.C. nell’Etruria centrale. “Le presenze lungo l’Albegna potrebbero essere legate alla vicinanza del confine con Roselle, nel cui ambito ricade la bassa valle dell’Ombrone, ma non possiamo trascurare il fatto che la roncola è strumento principe del viticultore e che la valle dell’Albegna, già in età arcaica, produceva vino in quantità e lo esportvava fino in Gallia” hanno osservato gli studiosi.

Vite, vino e archeologia: la Maremma si declina anche così a Scansano fra tradizione, passione e umani vizi

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Il principe è il Morellino, ma gli attori sono anche altri

Sono sei le denominazioni Doc della zona: il Bianco di Pitigliano, Parrina, Ansonica-Costa dell’Argentario, Capalbio, Sovana. Il principe resta comunque il Morellino di Scansano, vino che vanta la denominazione Doc dal 1978 e dalla vendemmia del 2006 è stato elevato alla categoria Docg. Il Morellino è uno dei vini più rappresentativi della Toscana, dal 1992 è protetto dal Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano.

Museo Archeologico e della Vite e del Vino
Piazza del Pretorio, 4 - Scansano

www.museidimaremma.it

 

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