Malvasia, vitigno antico e vini nobili contemporanei: tra Parma e Piacenza la bellezza del paesaggio si beve con gusto

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Giovanni Bosi, Parma / Piacenza

Si fa presto a dire Malvasia. Nel senso che se la citi, sai bene che parli di un vitigno generoso e versatile, ma anche di vini di grande tradizione e di sapienti interpretazioni. Ma è anche vero che solo in Italia di Malvasie ne esistono almeno 19 tipi ed una quarantina nel resto del mondo, soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Così il progetto di cooperazione transnazionale “il Mito della Malvasia” arriva opportunamente per riscoprire storia, tracce e condivisione. Aprendo una vetrina formidabile sui territori di Parma e Piacenza grazie al Gal del Ducato.

 

(TurismoItaliaNews) Malvasia, ma che spettacolo! Bella da vedere sulle colline ricamate dai filari tra Piacenza e Parma, ed una grande scoperta in cantina. Anzi, nelle cantine. Le tante cantine che fra tradizioni familiari, passione dei vitivinicoltori, ingegno e sperimentazione rendono attrattivi questi territori già di per sé carichi di storia e storie. E dove non sono protagoniste soltanto eccellenze come il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano, il Prosciutto di Parma e una schiera di salumi che fanno venire l’acquolina al solo pensiero. Per certi versi, la Malvasia emiliana è fin troppo poco conosciuta nella sua versatilità, atteso che non ha nulla da invidiare a vini blasonati di altre zone d’Italia. Basta visitare le cantine, parlare con i produttori e apprezzare l’esito di lavorazioni impegnative portate avanti con coraggio, determinazione e persino fantasia, per rendersi conto di quanto la Malvasia sia un testimonial radicato ed amato da chi di uve e vino se ne intende, frizzante, ferma o dolce che sia. E di quale maggiore attenzione meriti (fermo restando che nel mondo è esportatissima). In ogni calice c’è tanto dentro. E la varietà dell’offerta, tipica di ogni vignaiuolo, è il primo valore aggiunto.

I vigneti della Cantina "Il Poggio"

Il Castello di Vigoleno

Giusto dunque parlare di un “Mito della Malvasia” attraverso un progetto di cooperazione transnazionale. “Il nostro progetto – spiega il direttore del Gal del Ducato, Giovanni Pattoneri - si pone l’obiettivo di promuovere e valorizzare la Malvasia e le zone in cui viene prodotta attraverso la ricostruzione della sua importante storia, dall’origine e diffusione nell’area del Mediterraneo ai giorni nostri, al fine di renderla un vera e proprio attrattore turistico. Abbiamo lavorato su questo obiettivo nell’ultimo triennio e già stiamo lavorando, aprendo il confronto con tutti gli attori dei territori, per il prossimo triennio”.

Si può davvero costruire un mito sulla storia e sulla cultura della Malvasia, basato sull’identità culturale, sulle vicende e sulle leggende di tutte le regioni produttrici di questo vino. Il bello del progetto calato sul Parmense e sul Piacentino, ha il merito peraltro di avvicinare due territori “distanti” tra loro per contrapposizioni storiche ed ataviche, a tratti persino goliardiche, ma che in realtà hanno tanto in comune. Il fil rouge diventa dunque proprio la Malvasia nel nome delle peculiarità di ciascuna città e di ciascun borgo che ruota intorno ai due centri maggiori. Dove testimonianze artistiche create in tempi non sospetti, raccontano come viticoltura, vendemmia, fermentazioni e calici levati in aria siano da queste parti componenti sempre presenti. Dalle sculture della cattedrale di Piacenza a quelle del Duomo e del Battistero di Parma, sino agli affreschi del castello di Torrechiara, dove uva bionda è magnificamente rappresentata. Malvasia? “Certo, perché no – sottolinea Mauro Lamoretti, presidente dell'Associazione Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma – quei dipinti sono del Cinquecento e dunque storicamente ci siamo”. Le suggestioni sono notevoli quando si ritrovano elementi del passato nel vissuto di oggi. “Il Battistero di San Giovanni Battista progettato da Benedetto Antelami e costruito tra il 1196 e il 1216 – sottolinea Elisabetta Rastelli, nostra guida tra le bellezze di Parma - è emblematico, oltre ad essere uno dei monumenti più significativi del passaggio dal romanico al primo gotico. Nella serie scultorea dei mesi è raffigurato il lavoro che caratterizza ogni mese, un lavoro compiuto da personaggi con tratti di eleganza e nobiltà, pur nella fatica, come allegoria del lavoro redento da Cristo. E la scultura più bella è quella del vendemmiatore…”.

La splendida scultura del vendemmiatore del Battistero di Parma

Da sinistra: Nubia Tagliaferro, Silvia Lanzi, Giovanni Pattoneri e Zacharias Krypotos

La lente d’ingrandimento che lega il tutto è anche questo progetto di partenariato. “Partenariato composto da 3 Gal nei cui territori è presente un’importante produzione di Malvasia, rilevante sia dal punto di vista economico che storico, e in cui da numerosi anni vengono realizzate azioni di promozione che richiamano sempre più interesse - tiene a dire Nubia Tagliaferro, european project officer e nello specifico project manager di Malvasia Mith - lo svolgimento di una ricerca sulla origine e diffusione della Malvasia nell’area del Mediterraneo, al fine di ricostruirne il ‘Mito’ dà l’opportunità di condividere esperienze internazionali e soprattutto attivare azioni di promozione e sensibilizzazione degli operatori e più in generale delle comunità, sia a livello locale che transnazionale, sulla qualità e importanza storica di questo vino”.

I tre Gal interessati da questa alleanza sono proprio il Gal del Ducato, dove sui Colli Piacentini e di Parma si coltiva la Malvasia di Candia Aromatica e nel cui territorio si svolgono da diversi anni festival ed iniziative dedicate, come il Festival della Malvasia di Sala Baganza, nel parmense, e in occasione del Monterosso Val d'Arda Festival e del Val Tidone Wine Fest nel piacentino; il Gal Parnonas (capofila) della Regione di Arcadia, in Grecia, che rappresenta la città di Monemvasia, dove ha origine la storia della Malvasia; e poi il Gal dell’Istria Centrale (Croazia), lungo la rotta che storicamente dalla Grecia portava il vino in Italia, cornice di “Vinistra”, la fiera internazionale dedicata al vino, in cui si svolge il concorso internazionale “Il mondo delle Malvasie” (dove diversi vini piacentini hanno ottenuto importanti riconoscimenti).

Micheli Cerdelli, titolare della Cantina Cerdelli di località Case Manfredelli (Parma)

I vigneti della Cantina Cerdelli di località Case Manfredelli (Parma)

La Malvasia della Cantina "Il Poggio"

Storia. Vino. Cultura. Tre segmenti che si incastrano l’uno con l’altro. Il vino Malvasia era già famoso fin dal XII secolo: si ritiene infatti che provenga dalla città-castello di Monemvasia (Malvasia, appunto) ai piedi del monte Malevos (Parnonas) nel Peloponneso meridionale, in Grecia, indicando una denominazione di origine geografica e storica. Nel 1214 il metropolita di Efeso Nikolaos Messaritis menziona che il vino monemvasiano, famoso per la sua qualità, veniva offerto in grande abbondanza alla tavola imperiale di Costantinopoli (Istanbul), controllata dai latini. A portarlo da noi ci hanno pensato gli immancabili Veneziani, “impollinatori” di commerci e tradizioni in buona parte del Mediterraneo.

Lungo le strade che attraversano i territori delimitati dalla Doc “Colli di Parma”, tre diversi itinerari si propongono all’attenzione del viaggiatore curioso che desidera scoprire la Malvasia di Parma. I territori delle prime colline che si estendono tra i confini con la provincia di Reggio Emilia fino alla provincia di Piacenza, sono quelle più vocate alla coltivazione del vitigno Malvasia di Candia Aromatica. Il viaggiatore si trova immerso nel mondo vitivinicolo della provincia, non solo vivendo un’esperienza enogastronomica, ma anche luoghi naturalistici e culturali. Il percorso piacentino si snoda da quello parmense partendo dalla valle dello Stirone per attraversare le quattro maggiori valli collinari produttrici di vino (Arda, Nure, Trebbia, Tidone), del tutto in accordo con quanto Virgilio aveva predetto nelle Georgiche: amenos Baccus amat colles (Bacco ama le colline amene), il vino migliore viene dalle colline amene e soleggiate.

Enrico Sgorbati, titolare della Cantina "Torre Fornello", Ziano

La Malvasia della Cantina "Torre Fornello"

I vigneti della Cantina "Torre Fornello"

Oltre a visitare gli scenografici, misteriori e ammaliati castelli del circuito dei Castelli del Ducato, ampiamente presenti nel Piacentino quanto nel Parmense, si scopre di tutto: antiche chiese in luoghi imprevedibili, palazzi con logge affacciate su un paesaggio naturale, collezioni museali e opere d'arte che arricchiscono il paesaggio umano, e naturalemnte l'ambiente naturale. Anche nel piacentino è rintracciabile la Via Francigena di pellegrinaggio, che si snoda in carreggiate parallele nella Val d'Arda, la Via degli Abati da Bobbio fino alla Val di Tolla, la Via dell'Olio ( Strada dell’Olio) che dal Ponte dell'Olio saliva alla Fontanabuona ed era percorsa ogni settimana da carovane di muli che trasportavano grano e lino e riportavano olio e sapone.

E le differenze fanno… la differenza, nel senso che sono piacevolmente alfieri del proprio luogo. La Malvasia che si produce sui dolci rilievi di Piacenza e Parma viene ottenuta dalla vinificazione dell’uva del vitigno Malvasia di Candia Aromatica su colline che, per caratteristiche dei terreni, altimetrie e condizioni climatiche, risultano ideali per questa produzione. Terre rosse antiche, terre dei fossili, terre argillose, terre del medio Appennino che permettono di produrre uve capaci di donare vini dall’interessante complessità aromatica (cedro, arancio e mandarino, fiori come la rosa, la fresia, l’acacia, la lavanda e il tiglio, la salvia, i frutti tropicali e la pesca e l’albicocca), un corredo aromatico che varia in funzione delle annate e dei terreni di produzione.

La Malvasia della Cantina Lamoretti, Langhirano

Elisabetta Rastelli, la persona giusta per andare alla scoperta di ParmaMauro Lamoretti, presidente dell'Associazione Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma

Stefano Pizzamiglio, contitolare della Cantina "La Tosa". Il Museo del Vino conserva pezzi meravigliosi

La Malvasia della Cantina "La Tosa"

Malvasia greca con Zacharias Krypotos

All’ombra del Battistero di Parma, c’è infine una tappa imprevedibile che merita di essere conosciuta, ma ancor più assaggiata. Perché, neanche a dirlo, è la cartina di tornasole di come la Malvasia abbia radicato da queste parte grazie all’imprinting greco. Che continua tuttora, direttamente qui. Lui si chiama Zacharias Krypotos, è un istrionico greco originario proprio della zona di Monemvasia, dove produce olio con la tipicissima cultivar Kalamon ed è diventato il trait d’union con la Malvasia prodotta in questa zona attraverso il suo ristorante Atmosphera, dove la cucina tradizionale parmense si affianca (ma guai a parlare di fusion!) a quella squisitamente ellenica: dalla Musakàs ai Suvlàki Merìda, passando per il baccalà con skordalià. Provare per credere!

Per saperne di più
galdelducato.it
collipiacentinidoc.it
viniparma.it
castellidelducato.it
parmapoint.it

Nel cuore della zona di produzione della Malvasia emiliana c'è Rocca Sanvitale a Sala Baganza

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