Nel tempio di Ercole vincitore: a Tivoli la riscoperta culturale e civile dell’area archeologica edificata in epoca romana

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Non si può andare via da Tivoli senza aver visitato il luogo sacro per eccellenza della comunità tiburtina: il Santuario di Ercole Vincitore, mitico semidio protettore dell’antica Tibur, edificato in epoca romana, tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. È un’area sulla Via Tiburtina, costruita su un terrazzamento a picco sul fiume Aniene, che è riuscita – fra distruzione e ricostruzione - a sopravvivere nel corso di duemila anni, trasformandosi da sito sacro a centro industriale, seguendo le sorti storiche ed economiche di questa città del Lazio. Ecco perché.

 

(TurismoItaliaNews) Il racconto dell’imponente architettura, che dal 2016 fa parte dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este e ospita i depositi della Soprintendenza archeologica del Lazio, si trova ai margini del centro storico, con un percorso multisensoriale accessibile e inclusivo sia in presenza sia a distanza grazie all’utilizzo di pannelli visivi e tattili, fumetti, videogiochi, interattività. Il progetto in evoluzione aspira a far divenire l’intera l’area un luogo per tutti. Si parte dalla Via Tecta – una lunga galleria con volta a botte inglobata nel santuario e vero capolavoro degli ingegneri romani che la costruirono, arrivando all’Antiquarium dove sono esposti migliaia di reperti a testimonianza di quel tempo in cui Tivoli era detta Herculeum e il suo divo Vincitore o anche Difensore.

Nel tempio di Ercole vincitore: a Tivoli la riscoperta culturale e civile dell’area archeologica edificata in epoca romana

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L’itinerario raggiunge quindi il teatro e l’area sacra con il triportico e il tempio, il cuore del complesso. Riprendono vita così, attraverso frammenti di capitelli, marmi, vestigia di colonne e di cornici, le forme dell’imponente sito esteso per tre ettari, con il teatro, con una grande piazza contornata da portici, con il santuario dalla forma rotonda e con la statua di Ercole nudo con la clava nella mano destra. Doveva emanare una potente energia quell’immagine a tutela dei tiburtini e delle loro attività commerciale. Ercole, infatti, proteggeva le umane capacità imprenditoriali, gli spostamenti e la pastorizia.

E forse quei suoi “poteri” giocarono un ruolo ancestrale per i successivi avvenimenti dell’area, che fu riutilizzata dopo la caduta dell’Impero Romano per vari scopi, specie manifatturieri e industriali grazie all’abbondante presenza di acqua sfruttabile a fini produttivi. Il santuario ospitò infatti nei secoli una serie di mulini, due chiese medievali, una fabbrica di armi, una fonderia e dalla metà dell’Ottocento una cartiera e una centrale idroelettrica, che fece di Tivoli la prima città italiana illuminata con l’energia elettrica. Un’epoca ben rappresentata dalla Torretta Canevari, simbolo della riconversione industriale dell’antico complesso e punto di raccolta idrica per quell’illuminazione, che nasconde al suo interno il tubo di caduta delle acque della sottostante Centrale Acquoria.

Tivoli è un borgo ricco di tesori da scoprire uno ad uno

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Il manufatto di archeologia industriale sorge nella parte più alta del santuario cui i Tiburtini rivolgevano sempre uno sguardo. Oggi è un punto di riferimento del paesaggio della Campagna romana, che si continua a guardare con meraviglia.

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