L'estate e la “fissa” dell’ombrellone in prima fila: pole position più costosa, ma è davvero la migliore?
Eugenio Serlupini, Roma
Con l’estate le spiagge tornano a riempirsi e, con esse, riemerge una delle abitudini più radicate (e dibattute) del turismo balneare: la corsa all’ombrellone in prima fila, la cosiddetta pole position della spiaggia. Ma cosa spinge migliaia di bagnanti a contendersi questa posizione privilegiata, spesso pagandola a caro prezzo? È davvero la scelta migliore?
(TurismoItaliaNews)
Il fascino (e il prezzo) della prima fila
Negli stabilimenti balneari (non solo quelli italiani) la disposizione degli ombrelloni segue quasi sempre un criterio ben preciso: più ci si avvicina alla riva, più si paga. Le prime due file possono arrivare a costare fino al 30-50% in più rispetto alle file posteriori, con differenze che in alta stagione possono toccare per una settimana in spiaggia i 340 euro, con la prima fila che arriva fino a 354 euro secondo un’inchiesta di Altroconsumo.
La motivazione principale sembra essere di ordine simbolico e pratico: chi siede in prima fila ha una vista mare libera, una maggiore comodità per accedere all’acqua e, soprattutto, un senso di esclusività. Per alcuni, si tratta di uno status symbol, non troppo dissimile dalla prima fila a teatro o da un posto Vip a un concerto.
Ma è davvero la posizione migliore?
Dal punto di vista oggettivo, non è detto che la prima fila sia la scelta ottimale per tutti.
1. Rumore e confusione: la zona vicino alla battigia è spesso la più caotica. Bambini che giocano, bagnanti che passano, venditori ambulanti: la tranquillità può essere compromessa.
2. Spruzzi e sabbia: quando il mare è mosso, chi sta troppo vicino può essere raggiunto da schizzi o dalla sabbia sollevata dal vento. Non proprio l’ideale per chi cerca relax o sta leggendo un libro.
3. Sole diretto: nelle ore più calde, la prima fila riceve sole pieno per più tempo. Le file arretrate possono godere di ombra parziale offerta dagli edifici retrostanti o da vegetazione.
4. Migliore ventilazione altrove: la brezza marina non sempre arriva direttamente in battigia. In alcune conformazioni costiere, il vento si incanala meglio nelle file centrali, garantendo una temperatura più gradevole.
Gli altri vantaggi delle file intermedie e posteriori
Le file più arretrate offrono spesso più privacy, minor esposizione al frastuono del passaggio continuo e, non da ultimo, un risparmio economico considerevole. In tempi di inflazione e attenzione al portafogli, questa scelta più razionale si sta facendo largo anche tra chi tradizionalmente optava per la pole position.
Inoltre, molti stabilimenti stanno riqualificando le file intermedie, dotandole di lettini più ampi, tavolini, porta oggetti e perfino piccoli servizi aggiuntivi come mini-bar mobili o servizio bevande su chiamata.
Una questione di cultura (e abitudine)
La preferenza per la prima fila è anche culturalmente radicata. In Italia, la vacanza al mare è un rito quasi sacro e, in molte famiglie, prenotare la “propria” postazione, anno dopo anno, diventa una tradizione intoccabile. Alcuni stabilimenti registrano prenotazioni delle prime file con mesi di anticipo, o addirittura con “diritti di prelazione” per i clienti abituali.
Conclusione
La prima fila in spiaggia resta un oggetto del desiderio per molti, simbolo di vacanza perfetta e status, ma non è necessariamente la scelta più vantaggiosa o confortevole. La sua superiorità è più emotiva che pratica. In un’epoca in cui l’esperienza e il benessere personale contano più dell’apparenza, vale la pena chiedersi: davvero vale la pena pagare di più per stare davanti? Forse la “vera pole position” è quella dove si respira meglio, si ascolta solo il rumore delle onde… e si spende anche un po’ meno.





