Gulangyu, in Cina l’isola delle mille architetture: le sue costruzioni sono testimoni della grande storia
		
Giovanni Bosi, Gulangyu / Fujian, Cina
La fantasia è una delle straordinarie peculiarità dei cinesi, soprattutto per quel che riguarda la Natura. Tutto assume un significato, tutto ha una propria simbologia, tutto si riflette nelle azioni dell’Uomo e nel suo rapporto con l’ambiente che lo circonda. Così come avviene per Gulangyu, l’isolotto che si trova di fronte all’isola-metropoli di Xiamen, nel Mare del Sud della Cina. Il suo nome significa letteralmente "isola con il tamburo di onde": visitandola si scopre che c’è molto di più, tanto da avere come sottotitolo “l’isola dalle mille architetture”…
(TurismoItaliaNews) Gulangyu è grande appena 1,87 chilometri quadrati ed è famosissima nel sud-est asiatico. La sua storia si intreccia infatti a quella del colonialismo occidentale e il suo passato oggi si rivela un valore aggiunto. Basti considerare che ogni giorno sulle sue sponde approdano migliaia di turisti imbarcatisi sui traghetti che fanno la spola con la modernissima stazione portuale di Xiamen. Poco più di quindici minuti per guardare da fuori la metropoli, ammirarne lo skyline costellato di grattacieli e fotografare i ponti e le tangenziali che corrono sopra al mare, che già si è arrivati a Gulangyu. L’attrazione dell’isolotto è talmente forte che le autorità cinesi sono state costrette a ridurre il numero di visitatori durante la giornata, per evitare il sovraffollamento sia dei traghetti sia delle stradine del luogo, dove peraltro le biciclette non sono ammesse e i tour lungo il perimetro della costa – salvo che si preferisca andare a piedi – avvengono solo con vetturette elettriche.
Quel che colpisce una volta sbarcati, è la cura particolare del verde, con una miriade di piante e fiori a cui tengono moltissimo i suoi 16mila abitanti, un tempo conosciuti per la loro passione per la musica. Il punto più alto dell’isola si chiama Riguang, ovvero la Roccia del Sole, nota anche come Dragon Head Hill, che spunta da una macchia di verde con sopra un gigantesco masso il cui diametro supera i quaranta metri e con il quale raggiunge quota 92 metri di altezza (100 con l’antenna parafulmine alla sua sommità). Creazione imponente della natura e simbolo della stessa Xiamen, da quassù si ha un panorama a 360 gradi sul canale e sulle sue isole, a conferma della strategicità del luogo scelto da Zheng Chenggong per stazionarvi con le sue truppe prima di strappare la vicinissima Taiwan all’occupazione olandese. Storia dunque, quella che raccontano anche le splendide ville (non tutte al medesimo stato di conservazione, purtroppo) che in passato hanno accolto i consolati dei Paesi occidentali che avevano scelto Gulangyu come loro quartier generale.
Un salto indietro nel tempo, a questo punto, è allora necessario… Tutto risale alla prima guerra dell’oppio, quella che dal 1839 al 1842 sotto la dinastia Qing ha contrapposto l’Impero Cinese al Regno Unito al culmine di dispute commerciali tra i due Paesi. Conflitto conclusosi con la sconfitta cinese e la firma del trattato di Nanchino, il cui scopo è stato quello di modificare la struttura del commercio estero in vigore dal 1760, con l’abolizione del monopolio delle Tredici industrie a Canton e l’apertura di cinque porti: Shamian (concessione condivisa con la Francia fino al 1949), Xiamen (fino al 1930), Fuzhou, Ningbo e Shanghai (fino al 1949). E’ stato così che a Gulangyu sono stati aperti consolati ed uffici di ben 14 Paesi: prima la Gran Bretagna, poi a seguire Giappone, Olanda, Stati Uniti... Ciascuna di queste nazioni ha così lasciato la propria impronta sull’isolotto, con le architetture che oggi rappresentano un patrimonio artistico e culturale di tutto rilievo e che le autorità cinesi hanno opportunamente deciso di vincolare per garantirne la tutela. Tanto che camminando lungo i viali alberati su cui si affacciano gli edifici, si ha l'impressione di essere più in occidente che su un'isola cinese.
Le tredici costruzioni, realizzate tra gli anni Dieci e Quaranta del secolo scorso, sono state quindi dichiarate di interesse storico-artistico: alcune sono state trasformate in albergo piuttosto che in museo, altre sono in attesa di ristrutturazione, ma di certo tutte sono una rassegna di stili e gusti tipici della loro epoca. Come quelle che si trovano in Zhonghua Lu (1932), in Haitan Lu 44 (1910), in Fujian Lu (1931), in Fuxing Lu 77 (1910) o come quella in Lujiao Lu 15 costruita tra il 1920 e il 1930 ed ora trasformata nell’elegante hotel Lin.
La cornice di questi edifici, ai quali si aggiungono anche chiese cattoliche in stile neogotico o neoclassico, si scopre location ideale per i servizi fotografici dei novelli sposi di Xiamen che, in traghetto, arrivano nei giorni precedenti la cerimonia nuziale con al seguito fotografi, truccatrici e acconciatori per realizzare un vero e proprio reportage del loro giorno più bello, vestiti di tutto punto come per il matrimonio, ma in anticipo rispetto alla data fissata. Evidentemente qui non esiste il problema di tenere nascosto l’abito della sposa alla vista dello sposo fino al giorno fatidico…
Ma Gulangyu è molto altro: da non perdere una visita al parco Haoyue Park, su una cui roccia protesa sul mare (ben visibile a distanza dalla stessa Xiamen, soprattutto di notte grazie all’illuminazione artistica che la fa sembrare dorata) si trova la gigantesca statua di pietra dell’eroe nazionale Zheng Chenggong, alta 15.7 metri, pesante 1.400 tonnellate e composta da 625 blocchi di pregiato granito bianco di Quanzhou. Una targa sottolinea che la statua ha resistito indomita a 12 violenti tifoni e ad un terremoto di magnitudo 8, condizioni che suffragano il mito dell’eroe e che ogni anno richiama migliaia di visitatori per il suo profondo significato intrinseco. Un’altra irrinunciabile attrazione (che è poi il pezzo forte dell’isola) è costituita dal Shuzhuang Garden, costruito nel 1913 da un ricco taiwanese di nome Lin Erjia e donato dalla famiglia alla municipalità alla morte del fondatore, con percorsi panoramici realizzati mediante passerelle sul mare. Il giardino è diviso in due parti: Canghai di fronte al mare e Bushan addossata sulla collina, ciascuna con cinque luoghi scenici. Al suo interno c’è anche il Museo del Piano Gu Lang Yu, con un centinaio di preziosi pianoforti storici di tutto il mondo e un vero e proprio condensato di cultura musicale di Gulangyu. Non è un caso se proprio qui sia arrivata la raccolta donata da un collezionista cinese emigrato in Australia: nel Novecento a Gulangyu era altissima la percentuale di possessori di pianoforti e neanche a dirlo il primo ad averne uno fu Lin Erjia, il fondatore del Shuzhuang Garden.
La scoperta di Gulangyu (a proposito, è meglio arrivare nel primissimo pomeriggio, in modo poi da coglierne i suggestivi colori notturni) non può che concludersi dedicandosi allo shopping prima di risalire sul battello per Xiamen. E non c’è di meglio che perdersi lungo le stradine coloratissime disseminate di negozietti, dove si incontra la più varia umanità e dove ancora una volta non può che essere il cibo, autentico street food cinese, a farla da padrone.
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Per saperne di più
 www.turismocinese.it
 www.glyylq.com
 www.xmtravel.gov.cn
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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