[ REPORTAGE ] La tempesta del secolo su Seul, le spettacolari immagini della nevicata in Corea del Sud (prima dell’imprevedibile tempesta politica…)
Giovanni Bosi, Seul / Corea del Sud
L’hanno definita la tempesta del secolo. Senza minimamente immaginare che di tempeste del secolo ce ne sarebbero state addirittura due nel giro di pochissimo: una meravigliosa, di colore bianco. L’altra, incredibile ed imprevedibile, di colore nero. Se non altro purché funesta per il Paese asiatico che morde l’economia del mondo. La prima è stata la nevicata mai vista negli ultimi cento anni, la seconda è stato l’improbabile colpo di Stato tentato dal presidente della Repubblica, Yoon Suk Yeol. Essere lì in occasione del primo evento è stata un’esperienza da raccontare. Perché la seconda è da dimenticare.
(TurismoItaliaNews) La prima mattinata della super-nevicata i Tg coreani hanno trasmesso a raffica le immagini di centinaia di persone impegnate a spalare la neve con ogni mezzo, badili inclusi, la neve accumulata sulle strade, sui marciapiedi ma persino sulle siepi rese mozzafiato dal foliage invernale. Più o meno, parafrasando, la stessa immagine che i coreani hanno mostrato al mondo nel tentativo riuscito di spazzare via la legge marziale imposta dal Capo dello Stato, poi sottoposto ad impeachment, e ripristinare (a fatica) un’apparente situazione di normalità.
La Corea del Sud, quando sei lì, dà subito l’immagine di Paese ordinato, preciso, puntuale, rigoroso. Una democrazia di tipo occidentale con qualche imprevedibile riverbero di Paese comunista, ad essere onesti. Ovviamente niente a che spartire con l’altra metà del mondo, la Corea del Nord, rispetto alla quale i sudcoreani non sembrano nutrire tuttavia particolari preoccupazioni. Detto questo, come archiviare senza il giusto risalto le spettacolari immagini che Seul e dintorni hanno offerto di sé in livrea bianca, con il contrasto del foliage dominato dagli aceri rossi? Impossibile farlo senza raccontarlo e mostrarlo.
Per noi i punti di osservazione più onirici sono stati per questa occasione almeno tre: il grattacielo della Lotte World Tower, il Garden of Morning-Calm di Gapyeong e il Korean Folk Village di Yongin. Imperdibili una volta di più. Per Seul - capitale storica della regione fin dall’undicesimo secolo nonché capitale del regno dal 1392 alla seconda metà dell’Ottocento, spalmata nella valle del fiume Han e oggi frenetica metropoli da oltre 20 milioni di abitanti - la Lotte World Tower è il “gigante” da 123 piani e un’altezza di 554 metri, con un osservatorio a quota 486 metri. Di fatto è il sesto grattacielo più alto del mondo, il più alto di Seul e dell'intera Corea del Sud, oltre che il terzo più alto dell’Asia. Con una caratteristica: forma e curvatura dell’edificio prendono ispirazione dalle eleganti forme delle ceramiche e dei pennelli calligrafici coreani. Giocoforza, affacciarsi dall’osservatorio per godersi la metropoli imbiancata ha assicurato emozioni a go-go.
Eppure è stata la natura a dare il meglio di sé, con il candore della neve caduta ad esaltare il rosso e le mille sfumature di giallo delle essenze naturali dei parchi. Come il Garden of Morning Calm a Gapyeong, ad un paio d’ore di distanza da Seul. Il Giardino della Calma Mattutina - come si traduce in italiano il nome di questo rilassante arboreto creato da Han San-kyung della Sahmyook University - è una popolare attrazione turistica che fa riferimento ad un soprannome di lunga data per la Corea: “terra della calma mattutina” (fino a quando non si proclama la legge marziale, ovviamente…). Su oltre 33 ettari di superficie sfodera qualcosa come 5.000 specie di piante che nell’inseme esaltano il giardinaggio coreano e i concetti artistici che lo guidano. Con la neve, come è facile intuire, tutto è ancor più affascinante ed unico!
Non da meno è il Korean Folk Village di Yongin, Kfv in acronomio, creato con l'obiettivo di presentare la cultura nazionale raccogliendo in un unico luogo le usanze popolare tramandate di generazione in generazione. E questo perché la Corea del Sud ha davvero necessità di mostrare a tutti, nativi in particolare, qual è stato il suo passato, tenuto conto che tra invasioni giapponesi, vendette coreane e modernismo il retaggio dei tempi addietro è difficile da ritrovare nella quotidianità di metropoli come Seul o Busan, la seconda città del Paese.
Immerso nella neve, ci è stato così possibile scoprire il villaggio del periodo Joseon che in Kfv è composto da case vere trasferite e ricostruite da diverse parti del Paese, mettendo in scena la cultura nella vita quotidiana attraverso quattro stagioni basate su un'accurata verifica storica e consultazione. “Il ruolo di Kfv – ci spiega la nostra guida mentre i fiocchi cadono copiosi - consiste nel rinnovare il valore della nostra cultura tradizionale e preservarla in modo che possa risplendere in tutto il mondo. E’ un valore che si continua a creare nell’esperienza del passato e del presente e nell’apertura del futuro”. Apprezzabile. Al pari dei colori suggestivi ed avvolgenti che (nonostante il freddo) ci ha regalato. Del resto, la nevicata di fine novembre è stata la più copiosa da quando sono iniziate le misurazioni nel 1907, ha spiegato l’Agenzia meteorologica coreana. Un’occasione storica, dunque.
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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