Messico, la magia della tradizione del Dia de los Muertos sulle tracce di “Coco”

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testo e foto di Annarosa Toso, Città del Messico

Finché una persona scomparsa viene ricordata da chi è ancora in vita, può prendere parte alla vita di chi non ha dimenticato. E’ la tradizione dei Messicani, che ogni anno celebrano il Dia de los Muertos, ovvero il ritorno temporaneo dei loro parenti defunti e dei loro cari. Il Giorno dei morti è una festa sincretica tra la cultura preispanica e la religione cattolica che, data la natura pluriculturale e multietnica del Paese, ha dato origine a diverse espressioni popolari, trasmesse di generazione in generazione. Ed essere quel giorno a Città del Messico e dintorni, è a dir poco straordinario…

 

(TurismoItaliaNews) La parata del Giorno dei morti che si svolge nel centro di Città del Messico è stata ideata nel 2015. Dà il via alla Festa dei Morti, el Dia de los Muertos, manifestazione particolarmente sentita in tutto il Messico e riconosciuta come Patrimonio culturale dell'Umanità dall'Unesco nel novembre del 2003. Arrivare a Città del Messico proprio il giorno della parata, è stata una coincidenza fortunata, anche se i tempi del tragitto dall'aeroporto all'hotel si sono enormemente dilatati per le vie bloccate. Ma questo intoppo, se così lo vogliamo chiamare, mi ha dato l'opportunità di vedere e partecipare dal vivo, alla più famosa parata di Città del Messico. Hanno sfilato migliaia di persone, centinaia di musicanti hanno assicurato la loro presenza, volontari ed enti privati hanno dato il loro supporto logistico. Tutto questo solo a Città del Messico, dove sono arrivate due milioni di persone solo per assistere alla parata, ma in tutto il Messico si calcola che 7,5 milioni di persone siano arrivate dall’estero per partecipare al Dia de Los Muertos.

A Città del Messico per esempio, davanti alla cattedrale, si sono svolti dei riti molto pagani condotti da vari “stregoni” che hanno attirato i presenti, per lo più messicani, a un rito di purificazione che avvicinava le anime dei vivi a quelle dei morti. In tutti i negozi, hotel, ristoranti, aeroporti, musei sono stati allestiti altarini, adornati con fiori color arancio, fiori che somigliano più alle dalie dei giardini di un passato lontano, che ai crisantemi. Ma anche nelle strade, nelle piazze, ovunque si potevano scorgere altarini con l'offerta di fiori, pane, dolci e frutta e l'immancabile mezcal. Una curiosità: quando la frutta sta maturando troppo e dolci e pane si stanno seccando, vengono rinnovati. Ma non si butta niente: frutta, pane e dolci vengono comunque consumati, perché “ai defunti non piace che il cibo venga sprecato”.

Nelle strade di tutte le città che ho visitato tra cui Puebla, Oaxaca, Puerto Escondido e Huatulco, ho incrociato persone sia totalmente mascherate da scheletro, sia con il volto dipinto come un teschio. Ma non solo: scheletri di legno che sorridono si incontrano dappertutto e i souvenir che in quei giorni vanno per la maggiore e che si trovano sia nei negozi che nelle bancherelle per la strada, sono tutti con un chiaro riferimento a come diventeremo. Ma non c'è niente di macabro, sono riti  per ricordare, per essere vicini alle persone care scomparse, che in quella settimane scendono con il loro spirito sulla terra, per consolare chi li ha amati e li ha persi. Festoni di carta di tutti i colori sono appesi in alto, sui soffitti, sugli stipiti delle porte, in ogni luogo dove si possono vedere. E naturalmente i festoni con i disegni dei teschi, sono quelli più gettonati.

Ho avuto anche l’opportunità, nella città di Oaxaca, di visitare in una sera piovosa, il cimitero della città. Sono rimasta stupita, malgrado fossi stata avvertita che l'atmosfera non sarebbe stata triste, ma tutt'altro. Decine di persone che che cantavano, suonavano e ballavano, in mezzo alle tombe ricoperte di fiori arancioni. Persone magari un po' alticce, perché si beve e si beve assai, ma il desiderio che gli spiriti scendessero almeno per pochi attimi sulla terra, era molto forte. Non so se riesco a descrivere appieno l'atmosfera, ma era sicuramente coinvolgente, perché ognuno di noi ha una persona o più persone che ci hanno lasciato e che vorremmo che almeno una volta scendessero tra di noi. Ma quella notte, in quel cimitero, così lontano e così diverso dai nostri, in quel cimitero di Oaxaca che non custodiva nessuno dei miei cari, eppur così coinvolgente, quella notte, ho partecipato anche io. Ho sperato che lo spirito di chi avevo perduto e che non avevo dimenticato, scendesse e stesse con me almeno per qualche second.

Chi ha visto il film “Coco”, sa che secondo la tradizione dei Messicani, finché una persona viene ricordata da chi è ancora in vita, può prendere parte alla vita di chi non ha dimenticato. E mi sembrava che il piccolo Miguel, protagonista del film Coco, accompagnato dal fedele cane nudo messicano Xolo, il cane sacro nella mitologia azteca, spuntasse da dietro una tomba e cominciasse a correre per il cimitero alla ricerca del suo avo musicista. Una magnifica esperienza, quella vissuta in Messico per el Dia de los Muertos, per rivivere quell'eredità ancestrale che i messicani ogni anno riportano nelle loro vite. Un'altra curiosità: i bambini, anche i più piccoli sfilano con le loro maschere, i loro bei visetti dipinti, i loro giochini tra le mani che macabri non sono, anche se rappresentano degli scheletri. Solo che bisogna essere lì per capire, partecipare e condividere.

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