Girona, il privilegio di sentirsi desiderata: dall’Arazzo della Creazione alle tapas

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Giovanni Bosi, Girona / Catalogna

Quel che colpisce di Girona è il perfetto equilibrio tra gli oltre mille anni di espressione artistica del suo patrimonio, frutto della spiritualità e del culto, e la contemporaneità di una città che ha saputo riscoprire se stessa, in un percorso urbanistico, edilizio, sociale e commerciale che agli occhi del visitatore si mostra con estrema armonia. Miracolo della Catalogna, forse si dovrebbe dire, dove il turismo è il primo effetto dell’investimento che da queste parti tutti hanno saputo compiere in uno sforzo collettivo.

 

(TurismoItaliaNews) Il primo dato di fatto che colpisce quando si arriva a Girona, è la simpatia della gente. Aperta, schietta e persino irreverente. Chissà che questa peculiarità non prenda le mosse da una tradizione che coinvolge subito il visitatore scaramantico: secondo la leggenda, chi bacia il sedere della leonessa di pietra situata vicino Sant Feliù - davanti al ponte che attraversa il fiume Onyar -  ritornerà di nuovo in città. Tecnicamente “Baciare el cul de la lleona”. Irriverente? Ma no, in fondo quando si conclude la visita della città, si comprende anche la smania di volerci tornare. Girona merita davvero. In genere sono proprio i pinnacoli del campanile gotico di Sant Feliu (che all’interno conserva gelosamente la tomba di Sant Narcìs, patrono della città) e le case con le facciate dai colori pastello che fronteggiano il fiume, ad accogliere il turista nel suo giro, che può seguire un andamento orario per tornare infine al punto di partenza.

Centomila abitanti attestati intorno all’originario nucleo medievale con la splendida cattedrale che ne costituisce il fulcro, oggi Girona ha un assetto consolidato ben equilibrato, che nulla lascia trasparire rispetto alle pesanti incursioni subìte in passato, tanto da meritarle l’appellativo di “città mille volte assediata”, da Carlo Magno a Napoleone. Non a caso: siamo in Catalogna, le montagne e il mare ne racchiudono in uno splendido scenario la parte centrale che si estende dai Pirenei alla Costa Brava, con le due pianure di Girona, la Cerdana e l’Empordà, particolarmente belle. E Girona è la classica ciliegina sulla torta.

Cosa vedere? Beh, intanto la parte di centro storico raccolta dalle antiche mura carolingie e basso-medievali; e poi il quartiere ebraico (le prime famiglie si insediarono qui nel IX secolo) con il Carrer de Cùndaro e di Sant Llorenç; i Banys arabs (ovvero i Bagni Arabi) ispirati alle terme e ai bagni pubblici romani, costruiti in epoca romanica (e non in epoca araba come potrebbe far intendere il loro nome) e Sant Pere de Galligants, monastero in stile romanico lombardo in cui trovano sede il Museo di archeologia della Catalogna.

Lo spettacolo più grande lo riserva la Cattedrale di Santa Maria in stile gotico - barocco, sintesi dell’arte e della cultura di questo luogo, a cominciare dalla gradinata di 990 scalini che conduce sino al sagrato. L’edificio sacro è praticamente da guinness: la sua navata gotica (secoli XIV – XVI) è la più larga del mondo e visitarlo è decisamente suggestivo, specie se si ha la fortuna di veder filtrare dalle alte finestre i raggi del sole che si rifrangono sulle pareti di pietra. Da ammirare nel museo annesso, le collezioni d’arte che vanno dal romanico sino alla pittura del XX secolo, il tesoro con la Bibbia appartenuta a Carlo V e lo straordinario Arazzo della Creazione, unico nell’arte medievale occidentale (secoli XI – XII) da poco sottoposto ad una delicata opera di restauro. La visita nel complesso della Cattedrale si completa con il chiostro romanico, capolavoro dell’arte medievale in Catalogna. Ma Girona ha qualcosa da raccontare anche per quanto riguarda tempi più recenti: ad esempio il patrimonio modernista della città si deve per lo più all’efficienza plastica dell'architetto Rafael Masò. Il suo tocco audace si fa notare sulle facciate della Casa de la Punxa, la Farinera Teixidor, la Casa Batlle, la Casa Ensesa, la Casa Gispert Sauch e la Casa Masò.

Tra i vari ponti che attraversano il fiume Onyar, ce n'è uno particolare in ferro dipinto di rosso che si trova proprio in corrispondenza delle cases penjades. È il ponte Eiffel o ponte di ferro costruito da Gustave Eiffel nel 1877, lo stesso ingegnere che dopo qualche anno ideò la torre di Parigi. L'opera era stata progettata dall'ingegnere francese per essere posta all'interno della sua abitazione parigina. In seguito la città di Girona decise di acquistarla per sostituire un'antica pedana di legno rossa (come il colore del ponte) costruita sul fiume Onyar dai pescatori.

Chiusa l’abbondante pagine della storia e della cultura, ci si può tuffare nella Rambla de la Llibertat, con i bar all'aperto che si affacciano sul flume Onyar. E dopo aver guardato in Plaça de Catalunya un numeroso gruppo di persone impegnate in circolo nella Sardana, il ballo popolare che si “mette” quasi per caso, si può fare un salto in Carrer Santa Clara 50 da “Rocambolesc” (www.rocambolesc.com), famosissima gelateria di Jordi Roca i Fontané, che insieme ai fratelli Juan e Josep gestisce il secondo ristorante migliore al mondo. “Gelats artesans 100% naturals” assicura Jordi. Per gustare le tapas, proponiamo una sosta al ristorante Boira in Plaça de la Indipendencia, 17. Le sue finestre si affacciano sul fiume Onyar e la vista è gradevole quanto il gusto.

 

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