Chi ha paura del lupo “cattivo”? Lui torna, ma la convivenza può essere in sicurezza: l'idea del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
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Giovanni Bosi, Santa Giustina / Belluno
Perché averne paura quando con opportuni accorgimenti può esserci una convivenza in tutta sicurezza? Estinto sulle Alpi nei primi del Novecento, il lupo è in espansione naturale sulle montagne a partire dagli anni Novanta. Oggi ha raggiunto ogni Paese alpino e le prime aree a bassa quota, in collina e in pianura. L'idea del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi nel contesto del progetto europeo “Life Wolfalps”.
(TurismoItaliaNews) Il contesto ideale per parlare del lupo e del suo ritorno in grande spolvero, è stato il Forum di Greenaccord Onlus “Riabitare la montagna”. Transizione ecologica, cammini e un prete di montagna” tenutosi a Santa Giustina di Belluno, con la natura (ma non solo) decisamente protagonista. I territori delle Alpi e degli Appennini, custodi di una biodiversità dal valore inestimabile, da alcuni decenni, dunque, sono nuovamente frequentati dai lupi, tornati a colonizzare i paesaggi – secondo il delegato del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, Enrico Vettorazzo – non per “reintroduzione”, ma per “dispersione”, ossia dalla nascita e diffusione di branchi.
Come emerge dal recente monitoraggio sulla presenza dei lupi realizzato tra il 2020 e il 2021 dall’Ispra, in sinergia con altri istituti di ricerca e istituzioni locali, i lupi, oggi circa 3000, sono studiati, infatti, mediante il progetto europeo Life Wolfalps con l’obiettivo ambizioso di rilevarne l’andamento demografico, gli spostamenti tramite i radiocollari satellitari di ultima generazione, e la loro adattabilità a luoghi sempre più caldi a causa dei cambiamenti climatici, in nome di una desiderata e necessaria convivenza pacifica con l’uomo. In pratica, una squadra internazionale lavora per mitigare l’impatto del lupo sull’allevamento, stabilire un equilibrio fra il mondo della caccia e la presenza dei predatori, contrastare il bracconaggio e diffondere un’informazione scientifica e corretta.
“Il fatto che il lupo sia una specie che vive a basse densità, con vasti territori, che non rispettano i limiti amministrativi, e la grande capacità di dispersione degli animali più giovani richiedono infatti un monitoraggio della presenza esteso e coordinato al di là dei confini dei singoli Stati – spiegano i curatori del progetto - con il primo progetto Life Wolfalps siamo riusciti a coordinare le istituzioni italiane altamente frammentate, con il progetto Life Wolfalps Eu, puntiamo a condurre il primo monitoraggio della distribuzione e consistenza coordinato a livello di popolazione alpina”. Le interazioni tra la presenza del lupo e l’attività di allevamento del bestiame sono da sempre la principale fonte di conflitto tra il lupo e le attività umane: è di fondamentale importanza investire localmente in sistemi per prevenire attacchi al bestiame e sostenere il lavoro degli allevatori per promuovere la coesistenza tra il lupo e le attività umane. Recentemente anche le zone collinari, fluviali e più antropizzate sono soggette al ritorno naturale del lupo, che genera nuovi problemi legati alla paura, che possono essere risolti con un’adeguata informazione.
Così ad esempio il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ha reso disponibili per gli allevatori cosiddetti amatoriali, appassionati di pecore e caprette, considerate alla stregua di animali domestici, un kit gratuito per costruire recinti per proteggere questi animali da affezione, che generalmente si tengono all’aperto, ma in condizioni di rischio potenziale se in montagna circolano branchi di lupi. Occorre ricordare che il lupo è una specie rigorosamente protetta in Italia secondo la Convenzione di Berna (1979) e la Direttiva Habitat dell’Unione Europea (1992) sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche, che sono state recepite da specifiche leggi nazionali. Solo a partire dal 2020 il ministero dell’Ambiente italiano ha dato mandato all’Ispra di realizzare il primo sistema nazionale di monitoraggio della specie. Oltre a monitorare lo stato della popolazione, le singole Regioni e i Parchi Nazionali finanziano anche misure di protezione del bestiame e compensano gli allevatori per le perdite dovute alla predazione del lupo.
Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi è in Veneto, nel settore meridionale della provincia di Belluno, a meno di cento chilometri da Venezia. Le principali città d’ingresso al parco sono Belluno e Feltre. Ospita i più noti rappresentanti della fauna alpina, con l’unica eccezione dello stambecco. A Camosci, cervi e caprioli si sono aggiunti, negli anni ’70 del secolo scorso, anche i mufloni, per effetto di introduzioni a fini venatori, effettuate prima della nascita del Parco. Attualmente nel Parco sono censite 56 specie di Mammiferi, tra queste ben 26 sono inserite negli allegati della Direttiva Habitat dell’Unione Europea e quindi oggetto di particolare tutela. Qui vivono 16 specie di pipistrelli e poi volpi e marmotte, tassi e scoiattoli, ermellini e martore. Tra i carnivori sono segnalati orso, lince e lupo e, dal 2014, è stata rilevata la presenza del gatto selvatico.
Per saperne di più
www.lifewolfalps.eu
www.dolomitipark.it