[ REPORTAGE ] Perito Moreno, il ghiacciaio eterno che esalta la potenza della Natura

Giovanni Bosi, El Calafate / Patagonia Argentina
Quando si arriva a El Calafate, sulle rive del Lago Argentino, il paesaggio infinito della steppa patagonica si rivela già di per sé uno spettacolo che appaga l’occhio. Ma in realtà questa suggestiva cittadina di pionieri fondata nel 1927 come stazione di posta ai piedi della Cordigliera delle Ande, non è che il trampolino di lancio per la scoperta di un altro angolo straordinario del mondo: il Perito Moreno, ad un’ottantina di chilometri di distanza. Gli spazi assoluti di lande disabitate si trovano improvvisamente coperte da ghiacci eterni, che danno la dimensione della potenza della Natura.
(TurismoItaliaNews) Mentre si viaggia lungo la strada tutta curve che fiancheggia la Sierra Buenos Aires sulla Peninsula Magallanes, l’occhio cade sul Brazo Rico del Lago Argentino, quello che si spinge verso sud in direzione del Parque nacional los Glaciares, praticamente al confine tra Cile e Argentina. Sul pelo dell’acqua lattiginosa - che da queste parti chiamano efficacemente “dulce de glaciar” per indicarne il curioso colore dei sedimenti portati dallo scioglimento dei ghiacciai – ogni tanto si notano dei piccoli iceberg che si muovono lentamente. Sul “pelo” è per modo di dire, perché la parte visibile di questi blocchi di ghiaccio è in realtà appena un ottavo della loro altezza complessiva e il più è sommerso. Sono comunque loro la prima avvisaglia dello spettacolo che di lì a poco ci si troverà di fronte e l’emozione aumenta.
Il Perito Moreno non è il più grande ghiacciaio sulla Terra, ma di certo è il più famoso e oltremodo scenografico. La conformazione del territorio ha voluto infatti che il suo palcoscenico si venisse a trovare proprio di fronte alla Peninsula Magallanes, rendendolo comodamente visibile in tutta la sua maestosità in una sorta di teatro tutto naturale. Una rarità in tal senso: in Alaska o in Norvegia bisogna arrivare a 3000 metri per spettacoli di questo tipo. Qui siamo in pieno Parco nazionale dei ghiacciai creato nel 1937 e dal 1981 inserito nel Patrimonio mondiale dell’Unesco: il Perito Moreno, di dimensioni comunque grandiose, è in realtà la “piccola lingua” dell’immenso blocco di ghiaccio lungo 350 km, largo 50 e una superficie di 600mila ettari, con i due laghi Viedma a nord e Argentino a sud di ben 1560 chilometri quadrati. Ovvero il grandissimo Hielo Continentales a cavallo tra Cile e Argentina, in una linea di frontiera che è stata spessissimo al centro di dispute fra i due Paesi, fortunatamente mai sfociate in una guerra.
La prima sosta della marcia d’avvicinamento avviene obbligatoriamente al Mirados de los Suspiros, nome emblematico del belvedere dal quale si ha in lontananza la visione del Perito Moreno. Le sue dimensioni, se confrontate con i picchi circostanti danno subito un’idea di cosa si parla: il fronte del ghiacciaio è alto circa 50 metri per una larghezza di circa cinque km mentre la valle è larga circa quattro. Si estende in profondità, nella zona centrale, per quasi 700 metri stando al carotaggio effettuato dai ricercatori e la parte di ghiacciaio è visibile in lunghezza per 14 km, in una sorta di pista sulla quale da sempre scende verso il Lago Argentino. Il ghiacciaio, infatti, è in continuo movimento spinto dall’alto dove si forma a 2000 metri di quota sulla Cordigliera delle Ande e questo provoca continui crolli di ghiaccio sia al suo interno che sul fronte del mare. In pratica la calotta bianca è perennemente alimentata dall’umidità spinta dai venti che soffiano dall’Oceano Pacifico e che si scontra con le vette della barriera rocciosa, provocando continue precipitazioni nevose che determinano la formazione di ghiacciai. E il ghiacciaio scendendo assume i contorni dei rilievi spiegandosi così le innumerevoli punte e i crepacci che lo caratterizzano sulla superficie, che quindi non è liscia come si potrebbe immaginare.
Scattate le doverose foto ricordo dal Mirador de los Suspiros e sospirato di meraviglia come prevede la tradizione, ci si sposta verso il basso, dove dal porticciolo Bajo de las Sombras ci si imbarca su un catamarano per un autentico safari nautico e il primo, autentico faccia a faccia con il Perito Moreno. Anche questa è una suggestione da non mancare: in venti minuti di navigazione sul Brazo Rico si arriva a poche centinaia di metri (necessari per la sicurezza) dal fronte del ghiacciaio. Che si fa guardare e si fa sentire, si fa ascoltare con i suoi rumori sordi, improvvisi, persino terrificanti: quando un pezzo di ghiaccio si stacca e finisce in mare la corona delle montagne circostanti ne amplifica l’effetto con la sua eco. E’ qui davanti che si comprende quanto la Natura sia potente, perfetta e bellissima: tra il bianco dei miliardi di cristalli spicca un azzurro freddo dovuto ai riflessi della luce. Non si staccherebbero mai gli occhi da quella visione, con la segreta speranza di cogliere in anticipo il pezzo che si staccherà piombando in acqua per “fissarlo” con lo smartphone. Tutti vogliono fotografarsi davanti a quello spettacolo e condividerlo con gli amici, ma inevitabilmente il suo ricordo resta impresso per sempre negli occhi oltre che nel cuore dello spettatore.
L’emozione cresce quando si arriva al Circuito Mirador y Pasarelas, ovvero al comodo sistema di passerelle e terrazzamenti creati sulla Sierra Buenos Aires, proprio di fronte al Perito Moreno, per ammirarlo praticamente dall’alto e di fronte. Sembra che il ghiacciaio voglia scendere tutto in un blocco, all’improvviso; anche da qui i rumori sordi incutono soggezione. La prima cosa che si nota, nonostante le centinaia di persone, è che c'è un “religioso” silenzio tutto intorno, quasi una forma di rispetto misto a timore reverenziale. Quando c'è un crollo la gente resta attonita e con lo sguardo corre a individuare il punto in cui si è verificato, ma il più delle volte non si riesce a vedere dove è avvenuto, perchè si tratta di crolli all'interno della gigantesca massa di ghiaccio. Anche da qui i suoi colori sono cangianti, con una predominanza di blu che sembra creata da un sapiente scenografo.
Il ghiacciaio è ammaliante ed è come se ci fosse una sfida continua tra l'Uomo e la Natura, come se il ghiaccio fosse pronto ad un'avanzata inesorabile. In realtà la posizione del Perito Moreno è sempre quella da anni: scivola giù sospinto dalle cime delle Ande e metro dopo metro precipita nel Brazo Rico del lago in uno spettacolo da secoli senza fine. Qui si può avere un'idea precisa di quel che è stata l'ultima glaciazione sulla Terra: uno spettacolo inquietante, affascinante, desolante e sconvolgente nello stesso tempo.
Ma di certo bellissimo, irrinunciabile e grandioso nel suo meccanismo che si rinnova in un ciclo perfetto. E anche se la meteorologia e lo studio dei fenomeni fisici lo hanno svelato e spiegato, per l'uomo resta comunque misterioso. E questo è anche il motivo per cui è stato dichiarato Patrimonio naturale dell'umanità dall'Unesco.
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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