A Bettona si guarda Canova dritto negli occhi: l’autoritratto restaurato del grande scultore è un’attrazione del Museo del borgo
Giovanni Bosi, Bettona / Umbria
Guardarlo direttamente negli occhi e avere la sensazione di trovarti davvero al suo cospetto. Nel Museo di Bettona è esposta, dopo il restauro, questa prestigiosa opera ritrovata nel 2016: il busto di Antonio Canova, autoritratto che il celebre artista ha realizzato nel 1812 in gesso marmorizzato. È stato ritrovato nei depositi comunali del complesso di San Crispolto. Sono otto gli esemplari finora rinvenuti e quello di Bettona è considerato fra i migliori per l’ottimo stato di conservazione. “Bettona è uno scrigno di tesori artistici ed eccellenze - sottolinea il sindaco Valerio Bazzoffia - sono tanti i motivi le occasioni per essere nel nostro borgo”.
(TurismoItaliaNews) E’ suggestivo ed elegante. Ma come è arrivato sin qui? Di certo c’è il fatto che per tanto tempo è rimasto dimenticato in un deposito. Sino a quando lo studioso veneziano Guerino Lovato non lo ha individuato e compreso che era un’opera del grande maestro veneto vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento, ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura. Le sue opere si trovano al Museo Correr, al Metropolitan Museum of Art, all’Ermitage, alla National Gallery e soprattutto nella sua città di origine, Possagno, dove è anche sepolto. Giocoforza per Bettona, che già possiede un museo di grande interesse, l’arricchimento con un autoritratto di Canova è stato un colpo straordinario.
L’artista si è “clonato” in gesso marmorizzato all’età di cinquantacinque anni, con un busto alto 95 centimetri, firmato e datato 1812. Quando lo hanno “ripescato” nei depositi era spezzato alla base del collo. Grazie al finanziamento del bando Arte, Attività e Beni culturali “Restauri” 2020 della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, è stato possibile procedere al suo restauro del busto, spezzato alla base del collo, e restituire questo tesoro artistico alla sua comunità. Ma, dicevamo, come è arrivato a Bettona? “Si possono solo fare congetture – ci spiegano durante la visita – l’ipotesi più accreditata è che il busto canoviano sia entrato a far parte dei beni comunali in seguito al lascito della famiglia bettonese Preziotti, i cui membri ricoprivano importanti ruoli anche a Roma, dove avrebbero potuto conoscere l’artista”.
Il Museo di Bettona fornisce poi altre utili informazioni sul lavoro di Canova. Una sua scultura è infatti l’ultima tappa di un percorso di studio lungo e accurato che coinvolge tutta la bottega: “Il processo artistico inizia con l’ideazione dell’opera, dai disegni su carta Canova studia le pose e i movimenti per poi procedere con la realizzazione di un primo piccolo bozzetto in argilla. Si passa poi alla realizzazione di un modello in creta, di grandezza naturale o, più raramente, di dimensioni ridotte, che viene ricoperto di gesso bianco, ottenendo la cosiddetta forma. Da questa matrice si ricava il modello finale, in gesso, sul quale vengono posizionati dei repères, chiodini di bronzo utili per guidare la realizzazione. Il lavoro preparatorio è così terminato, da qui la scultura inizia a prendere forma nel blocco di marmo e viene perfezionata dalle sapienti mani di Antonio Canova”. La quasi totalità di questi gessi sono oggi conservati presso la Gypsotheca monografica più grande d’Europa, quella di Possagno, città natale dello scultore.
Situato in Piazza Cavour, il Museo della Città di Bettona ha sede nel Palazzo del Podestà e nel Palazzo Biancalana.