Per l’antico Tetradramma di Gela arriva il francobollo che racconta la storia della colonia greca nel quinto secolo avanti Cristo
Eugenio Serlupini, Roma
Sul dritto c’è una quadriga lenta con in alto una corona e sul rovescio il toro-dio a sembianze umane. E’ il Tetradramma di Gela, un’antica moneta d’argento del V secolo a.C. alla quale l’Italia dedica in questo 2020 un francobollo in circolazione dall’8 settembre come omaggio ad un reperto di grande valore storico. La moneta è conservata nel monetiere del Museo Archeologico di Gela, una delle più importanti e ammirate collezioni del mondo.
(TurismoItaliaNews) Il contesto del conio di questa moneta è dettagliatamente spiegato dal professor Nuccio Mulè nel Bollettino illustrativo di Poste Italiane che accompagna l’emissione del francobollo con il valore della tariffa B (pari a 1,10 euro) stampato dall’Ipzs con una tiratura di quattrocentomila esemplari in foglio da quarantacinque. “Dalla narrazione storiografica di Tucidide sulla guerra del Peloponneso, si apprende che intorno ai primi decenni del VII secolo a.C. dei coloni greci, provenienti dalle isole di Rodi e Creta, sbarcarono con le loro navi sul litorale sud-occidentale della Sicilia dove fondarono la polis di Gela che nel corso dei successivi secoli, grazie all’azione dei suoi principali Tiranni Ippocrate e Gelone, diventò una delle città più prosperose e più potenti militarmente, economicamente e commercialmente dell’intera Isola – spiega il professor Nuccio Mulè - a coronamento della sua espansione nel territorio isolano, nel 580 a.C. Gela fondò la città di Agrigento e ne divenne madrepatria. La vastità delle necropoli, la ricchezza e il pregio dei corredi funerari venuti alla luce dallo scavo archeologico, indicano le floride condizioni economiche e il grado elevato di cultura dei Greci di Gela (i Geloi). Nel campo dell’agricoltura migliorarono la coltivazione del grano, dell’orzo e delle fave; introdussero la coltivazione della vite e dell’olivo sfruttando al meglio il corso delle acque del vicino Fiume Gela che attraversa tuttora la sua pianura, tant’è che esso diventò oggetto di venerazione e di culto al punto tale che fu divinizzato anche nella monetazione”.
Notevole è stato il progresso dei Greci di Gela nelle arti e nell’industria; oggetti finissimi d’oro e d’argento, monete e vasi dipinti: anfore e cimeli ritrovati, oggi esposti nelle vetrine del Museo Archeologico locale, ne sono una dimostrazione. Le monete e le medaglie di Gela effigiavano i suoi Tiranni, il toro a testa umana, una spiga di grano ed i cavalieri la cui fama era largamente diffusa nella tradizione degli scrittori antichi. “Strumento indispensabile dell’attività commerciale, la moneta ateniese dall’Età di Pericle in poi ebbe la prevalenza nel mondo greco. Era basata sul ‘dramma’, un’unità di misura pari a 4,35 grammi d’argento; una delle monete più conosciute oggi è il ‘Tetradramma di Gela’ con la protome del toro androprosopo, cioè a testa umana con attributi taurini, personificazione del Fiume Gela ed emblema della monetazione geloa; su tali motivi gli antichi maestri incisori di Gela esercitarono tra il VI e il V secolo. a.C. la loro capacità di creare capolavori tra i più ammirati della numismatica siceliota” aggiunge il professor Nuccio Mulè.
Le antiche monete del conio gelese da più di un secolo per la loro valenza storica e culturale hanno rivestito una notevole attenzione da parte di eminenti studiosi, archeologi e ricercatori di diverse nazionalità, tra loro Jenkins, Orsi, Bernabò Brea, Schubring, Orlandini, e Holm. Il Tetradramma di Gela raffigurato sul francobollo pesa 16,97 grammi e ha un diametro di 2,62 centimetri.