Vietato non toccare: incredibili esperienze sensoriali al Museo Archeologico Nazionale di Adria, nel Parco del Delta del Po veneto

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Giovanni Bosi, Adria / Veneto

Toccare con le proprie mani un reperto archeologico di duemila anni fa non è scontato, né tantomeno usuale. Eppure in Italia c’è un museo dove questo è possibile e dove la visita è un’esperienza coinvolgente. Non un luogo dove c’è solo da guardare tesori esposti in vetrina, ma dove l’approfondimento è addirittura così personale da coinvolgere tutti i sensi. E dove le sorprese non mancano, tanto da rendere il design odierno una derivazione della creatività degli Antichi… Dove? Al Museo Archeologico Nazionale di Adria, in Veneto.

 

(TurismoItaliaNews) La cornice è quella straordinaria del Parco del Delta del Po veneto. L’inciso non è casuale perché questi territori strappati al mare in secoli di modificazioni naturali ed umane, dove si sono mossi gli antichi Veneti, gli Etruschi e poi i Romani, hanno da raccontare un’infinità di storie. E il luogo più adatto per partire alla scoperta di questi luoghi è proprio il Museo Archeologico Nazionale di Adria, di cui è direttrice Alberta Facchi. Non un luogo scontato, non un semplice contenitore di arte e cultura, non un posto dove annoiarsi fra vetrinette e tesori del passato.

Vietato non toccare: incredibili esperienze sensoriali al Museo Archeologico Nazionale di Adria, nel Parco del Delta del Po veneto

Nel 1887 a Porto Viro, scavando un pozzo, fu rinvenuto un bronzetto di produzione etrusca noto come “Eracle da Contarina”. L’eroe cacciatore è identificabile con Eracle; è vestito con una pelle di cervide, porta la faretra sulla spalla sinistra e regge in mano la preda (500-480 a.C.)

Vietato non toccare: incredibili esperienze sensoriali al Museo Archeologico Nazionale di Adria, nel Parco del Delta del Po veneto Vietato non toccare: incredibili esperienze sensoriali al Museo Archeologico Nazionale di Adria, nel Parco del Delta del Po veneto

Questo di Adria è un posto più vitale che mai, dove la storia ti prende per mano e si fa prendere per mano. E sì, perché qui è stata messa a punto un’autentica esperienza multisensoriale il cui titolo è emblematico: “Vietato non toccare”. Quando siamo arrivati in Museo, ho pensato ch potesse essere una sorta di provocazione. Invece la direttrice mi ha affidato (con le mille precauzioni del caso) un frammento di pavimentazione di duemila anni fa per toccarlo, studiarlo, soppesarlo, ammirarlo da vicino, capire se fosse caldo o freddo, intuire il materiale con cui è stato fatto, individuarne la funzione. Mai provata una cosa del genere. E questa è un’esperienza che tutti possono provare, perché è proprio questo il bello dell’offerta dell’istituzione museale.

Tutto questo avviene nel contesto del progetto Interreg Italia-Croazia “Value” (enVironmental And cuLtUral hEritage development, ovvero Sviluppo del patrimonio ambientale e culturale), finanziato nel programma di cooperazione territoriale europea Interreg V A Italia-Croazia 2014-20, e pensato come opportunità per rendere il patrimonio naturale e culturale una leva per lo sviluppo territoriale sostenibile e più equilibrato. L’Ente Parco Regionale Veneto del Delta del Po, partner del progetto, intende elaborare e testare, con la collaborazione degli attori del territorio, un nuovo prodotto turistico che integri archeologia, storia e natura. E il fulcro di questa proposta sono così il Museo Archeologico Nazionale di Adria, San Basilio come antica stazione di posta sulla Via Popolia (in particolare l’area degli scavi, riaperti grazie al finanziamento del progetto Value) oltre alle bellezze del parco naturale, parte fondamentale della rete internazionale delle Riserve della Biosfera Mab Unesco.

Vietato non toccare: incredibili esperienze sensoriali al Museo Archeologico Nazionale di Adria, nel Parco del Delta del Po veneto

Vietato non toccare: incredibili esperienze sensoriali al Museo Archeologico Nazionale di Adria, nel Parco del Delta del Po veneto

La direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Adria, Alberta Facchi

Se oggi Adria è un caposaldo nella valorizzazione turistica di questo territorio, è anche perché in passato ha avuto un ruolo fondamentale come città etrusca a nord del Po, avamposto di commercio proprio perché posizionata in un punto strategico. Certo è che il Museo Archeologico, nel raccontare tutto questo, esibisce un repertorio di testimonianze arrivate direttamente dall’antichità che fanno rimanere a bocca aperta. Evocato dai colori dell’allestimento, il percorso di visita conduce nel viaggio fra terra e acqua alla scoperta delle genti che si sono succedute, sovrapposte e integrate nel delta: Etruschi, Greci, Veneti Antichi, Celti e Romani. “Un mondo in continua trasformazione narrato dai reperti archeologici: le merci, la multietnicità, la cultura materiale, la bellezza” sottolinea la direttrice Alberta Facchi. Il museo conserva una ricca collezione di ceramiche greche, un fantastico repertorio di gioielli, una vetrina dedicata ai vetri romani (il cui design è attualissimo!), un allestimento scenografico del lapidarium e supporti multimediali che permettono di apprezzare al meglio contesti e significati.

E poi la monumentale Tomba della Biga, tornata alla luce alla fine degli anni Trenta del Novecento nel corso degli scavi per il nuovo percorso del Canal Bianco: un’eccezionale sepoltura di tre cavalli corredati dei resti di un carro a due ruote. Da una parte, gli scheletri di due cavalli appaiati, adagiati sui fianchi in posizione contrapposta e con le zampe rannicchiate, bardati dai morsi di ferro e da tre grandi anelli, da briglie di ferro con anima deperibile; dall’altra lo scheletro di un cavallo bardato con un morso di bronzo coricato, sul fianco destro e con le zampe distese, sopra l’assale di ferro di un carro, di cui si conservano i cerchioni di ferro delle due ruote e i relativi coprimozzi di bronzo. Una scoperta che ha dato luogo a diverse interpretazioni: dal rito legato ad un sacrificio, fino alla sepoltura di un valoroso guerriero.

Il contenuto della monumentale Tomba della Biga, tornata alla luce alla fine degli anni Trenta del Novecento nel corso degli scavi per il nuovo percorso del Canal Bianco

La pietra miliare romana riferita alla via Popilia fatta realizzare dal console Publio Popilio Lenate (Publius Poppilius Laenas) nel 132 a.C. conservata nel Museo archeologico nazionale di Adria

Adria

Un territorio che ha molto da raccontare, si diceva, a partire dal fatto che qui l’assetto è cambiato di continuo per effetto del Po. “La grande zona deltizia aveva in età romana un andamento costiero rettilineo, sottolineato dai cordoni di dune frutto dell’azione combinata del vento, del mare e del fiume, interrotto dalle numerose foci del Po, che si aprivano in un grande ventaglio, e caratterizzato da ampi specchi lagunari” ci spiega la nostra guida del museo. Percorsa fin dal secondo secolo a.C. dalla Via Popilia, divenne in età imperiale una zona di passaggio di importanti infrastrutture, una vera e propria dorsale altoadriatica. Augusto, Claudio, Nerone e gli imperatori della dinastia Flavia fecero scavare dei canali navigabili da sud a nord, che intercettavano le aste terminali del Po, creando un sistema di navigazione interna sicuro e veloce da Ravenna fino alla Laguna di Venezia e poi ad Altino.

Se volete rendervi conto in modo concreto di come un territorio restituisce la sua storia, è irrinunciabile la visita al Centro turistico-culturale di San Basilio, realizzato a ridosso dell’area archeologica relativa al sito nato nel sesto secolo a.C. a poca distanza dalla costa marina di allora, che oggi invece è molto più lontana. Per arrivarci, se amate le due ruote, potete percorrere uno dei cicloitinerari tra Adige e Poi, in particolare quello che corre tra Corbola, Taglio di Po, San Basilio e Rivà. Qui durante fra primavera ed estate, gli archeologici dell’Università di Padova, coordinati dalla professoressa Silvia Paltineri continuano a scavare in cerca di insediamenti di epoca arcaica preromani. Come si solleva un metro di terreno, si trovano vestigia che attendono solo di essere riportate alla luce…

Gli scavi archeologici nella zona di San Basilio, con la professoressa Silvia Paltineri

Gli scavi archeologici nella zona di San Basilio

Come non venire allora a vedere questi luoghi e non lasciarsi conquistare dalla loro unicità?

Per saperne di più
Il sito istituzionale del Parco regionale veneto del Delta del Po
Incoming sul territorio
Fulvia Tour
Dove mangiare
Ristorante Molteni

 

Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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