Turismo Italia: più ombre che luci, ma le prospettive non mancano. Servono però cambiamenti epocali
		
Giovanni Bosi, Roma
Più privato nel settore dei beni culturali. E il governo si appresta a mettere le mani su una serie di incentivi fiscali che vadano in questa direzione. Ad annunciarlo è stato il ministro dei beni culturali e del turismo, Dario Franceschini, il quale ha pure sottolineato come vi siano “anche dei privati pronti a donare senza incentivi”. E certo è che tutti nel Bel Paese sono convinti che il turismo rappresenti una risorsa fondamentale ed irrinunciabile per rilanciare economia ed occupazione, ma l’Italia riesce ancora a fare troppo poco e soprattutto troppo lentamente.
(TurismoItaliaNews) Basti considerare quello che accade agli scavi di Pompei, dove tra crolli e disponibilità di finanziamenti europei anche nulla di concreto si è riusciti a fare (perché il governo non commissaria il sito?) oppure a Mantova dove a distanza di due anni solo adesso si riesce ad aprire il cantiere di restauro per lo straordinario Palazzo Ducale che ospita la “Camera degli Sposi” del Mantegna, ancora chiuso al pubblico; oppure gli incredibili lacciuoli dovuti al Patto di Stabilità, con i Comuni che non possono spendere neppure un euro per il recupero dei siti culturali, neppure se annoverati nei patrimoni mondiali mdell’Unesco, e non si riesce neanche a sfalciare le erbacce che ricoprono i monumenti e che dovrebbero invece richiamare turisti a frotte. Di certo nel Bel Paese c’è qualcosa di troppo che non funziona, complici i pressanti paletti europei.

I numeri purtroppo parlano chiaro: se trenta anni fa l’Italia era la prima scelta del turismo mondiale, adesso è scivolata in quinta posizione: lo rileva il Rapporto 2014 di Italiadecide “Il Grand tour del XXI secolo: l'Italia e i suoi territori” presentato oggi a Palazzo Montecitorio, da cui si ricava anche che si possono recuperare posizioni investendo di più potenziando le strutture ricettive, utilizzando maggiormente internet, riducendo il peso fiscale e favorendo l'occupazione dei laureati. e mettendo anche mano alla riforma dell'agenzia Enit.
A proposito: italiadecide è un’associazione per la qualità delle politiche pubbliche e promuove ricerche e analisi su problemi concreti del nostro paese. Ne sono stati promotori Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato, Vincenzo Cerulli Irelli, Paolo De Ioanna, Gianni Letta, Massimo Luciani, Domenico Marchetta, Pier Carlo Padoan, Angelo Maria Petroni, Giulio Tremonti, Luciano Violante, Nicolò Zanon.

La ricerca evidenzia che l'attivo turistico italiano, dopo aver toccato un massimo dell'1,2% del Pil nel 1995, si è progressivamente assottigliato fino a scendere all'1,0% nel 2001 e allo 0,7 nel 2012. Nel decennio 2002-2012 la quota di mercato a prezzi e cambi correnti sugli introiti turistici mondiali è passata dal 5,5 al 3,7%3, con una riduzione in termini percentuali di oltre il 30%. E questo anche perché le risorse a sostegno del settore sono scarse. In effetti l’Italia negli ultimi decenni ha scontato l’assenza di una serie politica turistica, tanto che gli stessi italiani per non parlare degli stranieri – per effetto dei costi eccessivi e quindi non competitivi – preferiscono mete mediterranee alternative, decisamente più a buon mercato. Le stesse regioni hanno investito nel 2011-12 lo 0,4% della spesa e i Comuni hanno destinato in media l'1%. Il patrimonio culturale italiano è immenso, ma avere il maggior numero di siti Unesco non basta: basti pensare che il ritorno commerciale sugli asset culturali degli Stati Uniti è di circa 16 volte il Rac italiano, mentre quello della Francia e del Regno Unito è tra 4 e 7 volte il nostro.
Ed eccoli allora gli handicap italiani: piccole dimensioni di impresa, arretratezza del Meridione, regolamentazioni che non aiutano l'attività di impresa, elevata tassazione, mancata realizzazione dell'Agenda digitale, situazione precaria delle infrastrutture e delle accessibilità, un capitale umano non sempre all'altezza. Nel 2012 le aziende italiane avevano 30 posti letto contro i 66 della Germania, i 75 della Spagna e i 175 della Francia, e i 60 della media Unione europea (dato relativo al 2011); questo comporta che le grandi comitive spostate dai tour operator non trovano disponibilità. Anche per questo, forse il numero complessivo di presenze rilevate nel 2012 ha registrato un calo di quasi 5,5 milioni di notti (-1,4%), mentre gli arrivi mostravano una sostanziale stabilita' (+ 0,1%). Penalizzante poi il ritardo sulla rete: nel 2011 il 43% delle imprese italiane del settore ricettivo ha venduto almeno l'1% dei propri servizi sul web, contro il 47% (dato 2010) di quelle francesi, il 72% di quelle spagnole e una media del 57% dell'area euro. Infine, molto bassa la percentuale di laureati occupati nel settore: 5,8% contro 13,4% della media Ue27.
Ma, detto questo, le proposte non mancano. Più difficile attuarle. Secondo il patron di Eataly, Oscar Farinetti “nel sud Italia c’è da fare un unico grande Sharm El Sheikh dove ci va tutto il mondo in vacanza. E' uno dei posti più belli del mondo. Aprirei alle multinazionali che vengano a investire con enormi agevolazioni fiscali, non gli farei pagare le tasse per dieci anni. L'importante è che assumano tutti italiani che usino tutti prodotti made in Italy. Il problema per cui le multinazionali non vengono ha un nome solo: la mafia”.
Di fatto, anche in questo Rapporto italiadecide 2014, come nei precedenti dedicati a infrastrutture, reti territoriali, energia e ciclo dei rifiuti, si interpreta la crisi italiana come una crisi di unità territoriale. Questa crisi si può superare con una coerente azione di governo capace di ricomporre il legame tra nord-sud e di attivare una interazione positiva tra ministeri, livelli territoriali e settori produttivi. A tal fine il Rapporto 2014 propone politiche territoriali guidate da una idea moderna dell’Italia, che le permetta di competere nel mondo globale.

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