Maremma, nel sottosuolo del Museo minerario in galleria di Gavorrano per viaggiare nel tempo e nello spazio

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Giovanni Bosi, Gavorrano / Toscana

Ti vengono i brividi solo ad intuire quelle che potevano essere le condizioni di lavoro degli uomini che per decenni hanno dato anima e corpo per estrarre la pirite in questa miniera che è stata il miracolo economico del territorio. Un luogo che ruota intorno al lavoro, all’evoluzione tecnologica, al risvolto ambientale ma inevitabilmente anche intorno a tante storie umane. Ecco perché visitare oggi il Parco minerario naturalistico di Gavorrano, in provincia di Grosseto, diventa un viaggio in un mondo altrimenti inimmaginabile.

 

(TurismoItaliaNews) Un’esperienza imperdibile ritrovarsi in minera, guardare da vicino gli attrezzi che si usavano, sentire i rumori che l’avvolgevano, conoscere i diversi minerali che vi si estraevano e soprattutto rendersi conto dei tantissimi rischi che ogni giorno, ogni minuto correva chi si trovava lì sotto. Quello che è stato uno dei più importanti siti minerari per la pirite necessaria per la produzione di acido solforico impiegato nell’industria chimica moderna, è diventato un parco naturalistico e di archeologia industriale a Gavorrano, una memoria storica indelebile per raccontare l’epopea di un’attività estrattiva iniziata nel 1898 (con la scoperta del primo giacimento a poca distanza dal borgo) e proseguita fino alla chiusura il 30 giugno 1981, arrivando ad occupare ben 1.700 minatori nel sottosuolo e oltre 4.000 addetti in tutto il territorio considerando l’indotto, in un connubio formidabile tra l’azione della natura e dell’uomo.

Maremma, nel sottosuolo del Museo minerario in galleria di Gavorrano per viaggiare nel tempo e nello spazio

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La  direttrice del museo, Alessandra Casini

Questo museo esperienziale documenta ogni fase del processo: dall’aspetto geologico sino alle modalità estrattive, proponendosi come centro di documentazione di un capitolo della storia sia antica che recente, a cui nessuno degli abitanti della zona intende rinunciare. Perché tutti hanno avuto almeno un familiare impegnato in questo lavoro. “La Montecatini ha gestito l’attività mineraria sino alla chiusura e nel corso di questo lungo periodo la miniera è stata dotata di numerosi pozzi di estrazione, di impianti per il trattamento del minerale, di teleferiche e di ferrovie – ci spiega la direttrice del museo, Alessandra Casini - la produzione di pirite è aumentata costantemente dalle 24.000 tonnellate/anno dei primi anni del XX secolo alle 650.000 tonnellate/anno degli anni Settanta”.

Pensate che secondo una stima la quantità di pirite estratta complessivamente da queste parti sia qualcosa come 27 milioni di tonnellate, andata ad alimentare per il 30% lo stabilimento del Casone di Scarlino, attivo dal 1962, per la produzione di acido solforico, oleum e pellet di ossido di ferro, e per il resto le altre fabbriche della Montecatini. Con la chiusura della miniera nasce l’idea del Comune di Gavorrano di realizzare un museo-parco a testimonianza dell'attività mineraria sul Monte Calvo, progetto poi incorporato nel Parco nazionale delle Colline Metallifere e infine inserito nella rete museale provinciale Musei di Maremma. Non solo, perché il Parco è a sua volta nella rete dei Geoparchi Mondiali dell'Unesco. Un’opportunità in più per la sua conoscenza, difesa e valorizzazione.

Maremma, nel sottosuolo del Museo minerario in galleria di Gavorrano per viaggiare nel tempo e nello spazio

Maremma, nel sottosuolo del Museo minerario in galleria di Gavorrano per viaggiare nel tempo e nello spazio

Maremma, nel sottosuolo del Museo minerario in galleria di Gavorrano per viaggiare nel tempo e nello spazio

Ad oggi a Gavorrano sono attrezzate per la visita due aree minerarie distinte: il Parco delle Rocce e l'area di Ravi-Marchi. Nel primo si trovano il Centro di accoglienza e l'ingresso al Museo in Galleria, il vero pezzo forte: è ricavato nella galleria che aveva la funzione di deposito degli esplosivi e nel percorso sono mostrate dal vero o in ricostruzione le diverse fasi del cantiere minerario, le tecniche di coltivazione, le opere di sostegno. E l’aspetto più emozionante è che si sperimentano le condizioni ambientali e di lavoro all’interno della miniera anche attraverso luci, immagini, suoni. L’area mineraria di Ravi-Marchi, sito di archeologia industriale all’aperto, è complementare alla visita in galleria: qui è possibile visitare gli impianti di superficie, dismessi nel 1965 e oggi restaurati e ripristinati.

Dentro la miniera, fuori la Maremma

Viaggiare nel sottosuolo nel Museo minerario in galleria, alla scoperta della miniera di pirite più importante d’Europa, percorrere la miniera Ravi Marchi tra vecchi opifici e laverie per il trattamento del minerale. Scoprire il Medioevo nei borghi di Gavorrano, Ravi e Giuncarico. Ricercare i segni del Rinascimento a Caldana, incontrare le storie di Pia de' Tolomei a Castel di Pietra e gli Etruschi nella necropoli di San Germano e nel Centro di Documentazione di Rocca di Frassinello. Per il suo patrimonio geologico e naturalistico Gavorrano è uno dei gioielli del parco.

Maremma, nel sottosuolo del Museo minerario in galleria di Gavorrano per viaggiare nel tempo e nello spazio

Maremma, nel sottosuolo del Museo minerario in galleria di Gavorrano per viaggiare nel tempo e nello spazio

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Il Parco delle Colline Metallifere

Comprende sette comuni a nord della Provincia di Grosseto: Follonica, Gavorrano, Massa Marittima, Montieri, Monterotondo Marittimo, Roccastrada e Scarlino. Le finalità istituzionali riguardano il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico-culturale e tecnico-scientifico delle Colline Metallifere, segnate in particolar modo dall’esperienza mineraria, promuovendo un circuito turistico-culturale. Il territorio del parco è caratterizzato da un’elevata naturalità e da una grande varietà di habitat diversi, racchiusi in poche decine di km: dagli ambienti quasi desertici delle dune sabbiose del Golfo di Follonica, alle zone umide costiere, dai vastissimi boschi suite colline, fino agli ambienti montani dei rilievi più alti delle Colline Metallifere. Tutta questa diversità si traduce in una grandissima ricchezza nella flora e nella fauna del Parco. Specie simbolo come il lupo ed il gatto selvatico, il falco di palude e l’oca selvatica, la salamandrina di Savi e la testuggine di Hermann, il tasso baccato e la felce florida, ma anche preziosi endemismi unici al mondo come la melanopsis etrusca e la xerosecta giustii, due molluschi gasteropodi presenti solo nelle Colline Metallifere, fanno del parco una meta ideate per chi ama la natura.

Per saperne di più
parcocollinemetallifere.it
www.museidimaremma.it

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