Sulle tracce di San Francesco all’Isola Maggiore del Lago Trasimeno: la grande bellezza del “mare” dell’Umbria
Giovanni Bosi, Isola Maggiore - Lago Trasimeno / Umbria
Sono i “Fioretti” a raccontare una delle pagine più belle della lunga storia dell’Isola Maggiore. Siamo sulla sponda settentrionale del Trasimeno, il grande specchio d’acqua affascinante ed amatissimo dagli umbri, il più esteso lago in Italia centrale, sul quale si riflettono borghi di grande bellezza e si raccontano pagine importanti della storia, tra miti, leggende e personaggi incredibili. Come San Francesco, appunto. Ma non solo lui...
(TurismoItaliaNews) Dici Trasimeno e dici Umbria. Perché per la regione cuore d’Italia è come se fosse il suo mare. E giocoforza qui intorno hanno davvero voluto passarci tutti. A dire che da sempre qualcuno ci ha abitato, seppure in condizioni ambientali che sono mutate nel corso dei millenni, sono i reperti che conserva il Museo archeologico nazionale dell’Umbria, a Perugia, e che risalgono alla preistoria. Ma quando si dice che personaggi incredibili hanno legato il loro nome al Trasimeno, è davvero così. Basti pensare che al condottiero Annibale, definito “il più grande generale dell’antichità”, che con i suoi cartaginesi nel 217 avanti Cristo – dopo aver marciato dalla costa africana attraverso la Spagna, i Pirenei e le Alpi – arrivò sin qui riuscendo a sconfiggere i legionari del console Gaio Flaminio nella battaglia che si svolse proprio a ridosso delle sponde del lago, una degli scontri bellici maggiori della seconda guerra punica. E poi quel genio di Leonardo da Vinci, che di fronte al problema tuttora irrisolto di garantire l’afflusso vitale di acqua nel lago, si cimentò nello studio di un ingegnoso emissario idraulico, mai messo in opera, per regolare i flussi in eccesso del Trasimeno e consentire la navigazione con Arezzo, Firenze e Pisa. Ma la figura più cara, per certi versi perfino romantica per le storie a lui legate qui sull’Isola Maggiore, è quella di San Francesco.
Sono i Fioretti - il florilegio sulla vita del Poverello di Assisi e dei suoi discepoli, il cui autore è Ugolino da Brunforte - a narrare che il santo trascorse all’Isola Maggiore la quaresima del 1211 (dal 16 febbraio al 30 marzo) mangiando solo mezzo pane dei due che aveva con sé. Oggi qui sono rimaste due strutture a testimonianza del suo passaggio: la Cappella della Quaresima e la Cappella dello sbarco. Sono i frati della Custodia Generale del Sacro Convento, a conservare questo momento della vita di Francesco in mezzo al Trasimeno: “Le due cappelline, luoghi venerati dai fedeli, si trovano lungo il percorso costiero, sul lato che si affaccia verso Passignano. Nei pressi della Cappella dello sbarco su uno scoglio sarebbero ancora impresse le impronte dei gomiti e delle ginocchia del Santo, lì si erge una statua lignea che ne ritrae le sembianze. Mentre nell’altra cappella è custodita una pietra che si ritiene fosse il giaciglio su cui dormiva Francesco durante il soggiorno quaresimale”. Il convento costruito nel 1328 è stato in seguito ingrandito nel 1480, ospitando figure importanti come il beato Corrado Offida, San Bernardino da Siena e papa Pio II.
Le fonti sulla presenza del santo sull’Isola Maggiore, oltre ai Fioretti, sono comunque diverse. Nella “Vita Prima” di Tommaso da Celano, datata 1229, si riferisce dell’arrivo del fraticello sull’isola e di un episodio che in qualche modo si ricollega ad altri analoghi della vita del santo: un coniglietto selvatico che era stato catturato venne immediatamente liberato da Francesco, ma l’animale invece di scappare corse fra le braccia del suo salvatore e nonostante i vari tentativi di mettere in libertà il coniglietto, questo tornava sempre fra le sue braccia.
“Un’altra testimonianza – spiegano i Francescani di Assisi - giunge dai Fioretti secondo la quale il santo si trovava ospite nel giorno di Carnevale da un suo caro amico che abitava nei pressi del lago. San Francesco ‘pregò questo suo divoto che, per amor di Cristo, lo portasse colla sua navicella in un’isola del lago, ove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se n’avvedesse, e costui per l’amore della grande divozione ch’ avea a san Francesco sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola, e San Francesco non portò seco se non due panetti’. Quando l’amico lo tornò a prendere il Giovedì Santo vide che Francesco aveva conservato ancora un pane e mezzo a dimostrazione del fatto che aveva digiunato per quaranta giorni e quaranta notti, così facendo ‘cacciò da sé il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta dì e quaranta notti’”.
Parole che riecheggiano quando ci si trova al cospetto della cappellina con all'interno il giaciglio del santo e lo scoglio dove attraccò nel 1211, punto oggi identificato da una statua in bronzo di Francesco. Il luogo è suggestivo ed ameno. Quando si sbarca sull’Isola, collegata da traghetti del servizio di trasporto pubblico ai borghi che affacciano sul Trasimeno (Busitalia gestisce in Umbria i servizi di navigazione), è immediata la voglia di compiere il giro partendo dal grazioso borgo di pescatori risalente al '400, cogliendo immediatamente della bellezza della natura.
La Maggiore è una delle tre isole del lago: la Polvese è utilizzata come centro per la didattica ambientale e sede di una scuola di vela; e la Minore, di proprietà privata. Il punto direttamente collegato al Poverello è un punto di riferimento: qui la chiamano “la scesa del Sasso di San Francesco” e consentiva di collegare il borgo dei pescatori lla fascia costiera settentrionale dell’isola, quella pescosa e particolarmente idonea alla pesca invernale con un sistema tradizionale che consisteva nel sommergere nel lago mucchi enormi di fascine di quercia per attirare i pesci. Il sentiero, della lunghezza di circa 650 metri, inizia ai margini dell’abitato dove è situata la chiesa di San Salvatore (XII secolo). Interamente pianeggiante, si snoda tra la sponda e la boscaglia di leccio che ricopre la parte bassa del territorio dell'isola, lambendo la piccola spiaggia e terminando al monumento che ricorda lo sbarco del santo. Proseguendo oltre la breccia sulle mura, si può continuare lungo il periplo dell’isola e giungere di nuovo al borgo del pescatori transitando sotto le mura del castello Guglielmi che ingloba il convento di San Francesco edificato nel 1328; attualmente, tuttavia, per motivi di sicurezza la zona in prossimità del maniero è interdetta.
Dal punto di vista amministrativo, l’Isola Maggiore fa parte del Comune di Tuoro: i suoi sparuti abitanti “fissi” sono sempre di meno per ovvii motivi, ma il fascino del luogo è indiscutibile: su una superficie di 24 ettari racchiusa in un perimetro di 2 km, il paesaggio naturale è caratterizzato da ulivi, cipressi, lecci e pioppi e da un importante patrimonio storico-culturale. La valorizzazione e la tutela è affidata al Parco del Lago Trasimeno, il più grande dei parchi regionali umbri. La superficie interessata ha una estensione di 13.200 ettari e comprende anche i territori dei comuni di Castiglione del Lago, Magione, Passignano e Panicale, oltre a Tuoro. Da vedere ci sono pure la chiesa di San Salvatore, il rudere della chiesetta monastero delle Suore di San Leonardo, la chiesa di San Michele Arcangelo, la chiesa di San Francesco ed altro ancora.
Praticare trekking (senza affaticarsi troppo) lungo i suoi sentieri non ha prezzo, ammirare il tramonto davanti al porticciolo gustando uno spritz con bruschette non ha eguali. “L’Isola Maggiore, ci spiegano al Centro visite, non è solo ricca di memorie storiche, ma anche di eredità dell'artigianato locale, nel museo del merletto infatti sono esposti numerosi manufatti creati con ‘pizzo di Isola’ o ‘pizzo d'Irlanda’, da circa un secolo attività principale delle donne dell'isola. Non sono, inoltre, da dimenticare le ottime possibilità gastronomiche con le specialità del pesce di lago e dei prodotti del territorio”. Beh, che altro aggiungere?
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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