Storie di campanili, l’antica contrapposizione tra Ascrea e Paganico Sabino: il racconto di un’apparizione e di un quadro che va e viene [VIDEO]

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Giovanni Bosi, Ascrea - Paganico Sabino / Lazio

In un Paese meraviglioso come il nostro, costellato di campanili e dunque di storie che ancora oggi vedono paesi vicini contrapposti per antiche inimicizie, è divertente conoscere quei racconti popolari che se hanno un inizio condiviso, finiscono poi in modo del tutto diverso, a seconda del fronte in cui vengono raccontati. Sono storie che spesso affondano le proprie radici in miti, leggende ed episodi mai del tutto chiariti, tali persino da rendere impossibile capire dove alberga la verità. Ma che la dicono lunga sull’orgoglio di appartenere all’uno o all’altro paese, da difendere fino in fondo. Come nel caso di Ascrea e Paganico Sabino, nel Reatino, borghi affacciati sul Lago del Turano e sulla Gola dell’Obito. Siamo andati a vederli per conoscere il loro racconto, che riferisce di un’apparizione di una bella signora ad una bambina e di un dipinto con un’immagine sacra.

 

(TurismoItaliaNews) E’ un’eterna contrapposizione quella che vede protagonisti gli abitanti di Ascrea e gli abitanti di Paganico Sabino. Sono a un tiro di schioppo l’uno dall’altro, entrambi suggestivi perché affacciati quello specchio d’acqua dal colore verde smeraldo che si chiama Turano e che seppure bacino artificiale con appena un centinaio di anni sulle spalle, esercita ormai una fortissima attrazione turistica in questa zona del Reatino. Le montagne verdi si specchiano sull’acqua raccolta del fiume che origina il lago e altrettanto fa il cielo, che quando è azzurro dona sfumature incredibili al paesaggio. E qual è allora la storia che oppone i due paesini? Una storia, diciamo subito, molto curiosa. “Alle origini di questi dissapori non si sa bene cosa ci fosse di preciso – racconta il giovane sindaco di Ascrea, Riccardo Nini - probabilmente soltanto un ‘orgoglio campanilistico’ tra due paesi così vicini e così simili tra loro, probabilmente ragioni storiche che videro i primi insediamenti ascreani qui dove oggi sorge il paese, quando Paganico poteva già vantare una ‘storia’ in queste zone”.

Il lago del Turano

Il sindaco di Ascrea, Riccardo Nini

Fatto sta che da sempre c’è questa avversione fra gli abitanti dei due borghi che dominano il Lago del Turano e la Gola dell’Obito. Un angolo di Lazio incantato, molto interessante dal punto di vista del paesaggio tanto da essere protetto come Riserva Naturale Regionale dei Monti Navegna e Cervia. Ben 3.600 ettari attraversati dai fiumi Salto e Turano, spalmati su ben 9 Comuni: oltre ad Ascrea e Paganico Sabino, anche Castel di Tora, Collalto Sabino, Collegiove, Marcetelli, Nespolo, Rocca Sinibalda e Varco Sabino. Tutti vicini l’uno all’altro. Ma torniamo al racconto. O forse sarebbe meglio dire una serie di racconti: “Da sempre vengono tramandati di padre in figlio e di nonno in nipote – sottolinea il sindaco di Ascrea, Riccardo Nini - che trovano una sintesi nel detto popolare ‘I Matti ‘e l’ascréa e li sfarruni ‘e paganecu” che di certo, per ‘par condicio’ come si direbbe parafrasando oggi, non elogia le qualità di nessuna delle due popolazioni”.

Riccardo sorride mentre osserviamo entrambi i paesi da uno dei punti panoramici che abbraccia in un colpo solo, a 360 gradi, tutto il bello che c’è intorno ai borghi. Riccardo riprende il suo racconto: “Forse la storia più celebre, su cui si fonda quella che una volta era vera e propria rivalità tra le popolazioni, oggi scemata in scherno tra ragazzi, è quella della ‘Madonna della Grotta di Mirandella’ sulla quale ancora oggi si raccontano versioni assai discostanti, proprio perché ne esistono alcune filo-ascreane e alcune filo-paganichesi”.

Ascrea

Paganico Sabino

“La storia (ascreana), ambientata in un tempo non ben precisato, narra di una bambina che, raccogliendo lumache nelle vicinanze della ‘rótta ‘e Mirannella’, vide apparire di fronte a sé una bella signora con un abito di raso verde e i capelli sciolti sulle spalle, che alla domanda della bambina ‘Addò và femmona mé?’ rispose: ‘Non vado da nessuna parte ma tu devi andare dal prete e dirgli che mi deve venire a prendere e mi deve portare in un posto dove si vede Paganico, Ascrea e questa grotta qui’. La bambina si precipitò lungo il costone della montagna verso Ascrea e disse al prete quello che la signora misteriosa le aveva riferito. Ma il prete si mise a ridere e non le volle credere. Il giorno dopo la bambina tornò dalla signora che la aspettava nella grotta: “Non ti hanno voluto credere, eh? Adesso ti crederanno tutti’ esclamò la signora sputando sulla manina della bambina. E continuò: ‘Non aprire la mano finché non arrivi dal prete’. E di nuovo la bambina tornò verso il paese con la manina serrata. Arrivata dal sacerdote, riaprì la mano trovandosi una pallina d’oro e raccontò l’accaduto”. “A quel punto – prosegue il racconto del Sindaco - il prete e altri ascreani si fecero portare dalla bambina verso la grotta di Mirandella passando per gli stretti sentieri della strada della Mola. Giunti alla grotta non trovarono la signora, ma un bel quadro che la raffigurava. Allora il prete incredulo esclamò: ‘Véssa ha vista ‘a Madonna!’".

"Presero il quadro e lo portarono in chiesa ad Ascrea - prosegue il racconto del primo cittadino - il giorno seguente, quando molte persone vennero a sapere dell’accaduto, si recarono in chiesa per vedere il quadro della Madonna, ma non c’era più. Cerca e ricerca, lo ritrovarono appeso su una roccia alla ‘Salve Regina ‘e Paneku’, lungo il sentiero della mola che unisce Ascrea e Paganico, oggi nei pressi dell’inizio del centro abitato di Paganico. D’altronde la “signora” era stata chiara: voleva stare dove si vedevano contemporaneamte Paganico, Ascrea e la grotta di Mirandella, mentre dalla chiesa di Ascrea si potevano vedere i due paesi ma non la ‘sua’ grotta. A questo punto la storia si fa poco chiara perché secondo alcune fonti gli ascreani e i paganichesi fecero una colletta per costruire quella che oggi è la “Chiesa della Madonna”, proprio lì dove il quadro si era andato ad affiggere da solo".

La Gola dell'Obito

Ascrea

Altre fonti (paganichesi) invece riferiscono di una dura contrapposizione tra le due popolazioni nel contendersi il prezioso quadro (che in alcune versioni diventa una statua) il quale, dopo la prima sparizione dalla chiesa di Ascrea per tornare misteriosamente nella ormai famosa grotta, sarebbe stato riportato in chiesa e rinchiuso sotto una ‘bigoncia’ con il sospetto che qualcuno nottetempo lo riportasse alla grotta; la mattina successiva trovarono al posto della sacra raffigurazione un messaggio: ‘Paganeku e lla ‘Skrea refate pace! Addò guardo Mirannèlla devo jàce!’ . Allora la ‘Madonna’ fu portata a Paganico e venne costruita la Chiesa della Santissima Annunziata (chiamata da tutti Chiesa della Madonna) e il 25 marzo di ogni anno si tenevano in quella chiesa i festeggiamenti in onore di Maria a cui partecipavano gli abitanti di Ascrea e quelli di Paganico. Questa tradizione si è protratta fino agli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento, qualcuno dei nostri anziani ancora si ricorda i festeggiamenti della ‘Madonna di Marzo’ e ancora oggi qualcuno di loro sogna di ‘riprendersi la Madonna’ di cui si ‘appropriarono’ i paganichesi. Di certo dietro tutte queste storie e leggende c’è che molti ascreani ed ascreane hanno trovato i rispettivi consorte a Paganico e viceversa, nonostante tutto…” chiosa sorridendo Riccardo Nini.

Ascrea insieme al Lago del Turano fa parte della Dmo Expo Tuscia, nata per la valorizzazione dei territori e dei borghi. Non solo Tuscia in senso stretto, dunque. Ma anche il Reatino. Questa Destination Management Organization, di cui è presidente Vincenzo Peparello e che risponde in pieno alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale del Turismo grazie ad un’alleanza a tutto tondo che vede come attori tutti gli animatori del territorio, riusciti nel tempo a capitalizzare l’esperienza di VisiTuscia, che a ragione può porsi come “best practices” per sostenere, rilanciare e soprattutto potenziare il turismo in tutte le sue forme.

 

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