Maratea: il fascino irresistibile della Spiaggia Nera e il mito dell’isola di Santo Janni dove i Romani producevano il Garum
Giovanni Bosi, Maratea / Basilicata
Quando la vedi, pensi subito che la sua origine sia vulcanica. In realtà non è così: la caratteristica colorazione scura della sua sabbia non rivela componenti che avvalorano questa sensazione. Di certo, c’è il fascino che esercita questa spiaggia a due passi da Maratea, sul versante tirrenico della Basilicata. Considerata a ragione il lido più bello di questo territorio, la Spiaggia Nera racconta anche vicende fra grande storia, mito e tradizione: a due passi c’è l’Isolotto di Santo Janni, legato agli antichi Romani e pure a San Biagio, il santo armeno venerato dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, protettore della gola, le cui reliquie sono conservate proprio a Maratea, nel santuario posto sulla sommità del monte a lui dedicato.
(TurismoItaliaNews) E’ incredibile come nel raggio di pochi chilometri, in un territorio affascinante in qualsiasi momento dell’anno ma a maggior ragione in estate, si possano trovare tante storie, tanti protagonisti e tanta bellezza. Come nel caso della Spiaggia Nera di Maratea, così detta per il coloro scuro della sabbia che la contraddistingue. In realtà il nome effettivo è Cala Jannita, che in dialetto locale identifica la spiaggia dell’isolotto di Santo Janni, di San Giovanni, che si trova a poche bracciate dalla riva, nel golfo di Policastro, quasi al centro della costa marateota.
Quando arrivi e cominci a scendere per il comodo sentiero che conduce al livello del mare, ti rendi subito conto che il posto è meraviglioso, con la sabbia nera (composta da una miscela di sassolini minuscoli) riflette il sole al pari del Tirreno, donando un alone ammaliante all’intera cornice di roccia, tra l’azzurro marino e il verde della macchia mediterranea. Talmente bella che la prima cosa che ti viene in mente, è di correre sulla spiaggia e gettarti in acqua. Il colpo d’occhio è notevole e al nero della sabbia si contrappongono i colori vividi delle canoe con le quali è possibile uscire in mare alla scoperta delle tante grotte che costellano la costa. Cala Jannita è infatti una spiaggia attrezzata e si possono avere tutti i comfort del caso, senza nulla togliere ovviamente al fascino del luogo.
Se poi ti accompagna Antonio Ielpo – guida ed operatore turistico da molti anni, esperto conoscitore della Lucania – allora la scoperta di Maratea e dintorni (soprattutto i dintorni!) si rivela a dir poco entusiasmante. “La valorizzazione turistica della Basilicata e del suo splendido entroterra passa anche da idee imprenditoriali coraggiose e insolite, che si basano da un lato sull’esperienza e dall’altro sulla voglia di crescere ulteriormente - ci spiega Alberto Mazzotti, il giornalista che cura l’ufficio stampa – è così che è nato il b&b ‘La casa lucana’, che è non solo un luogo fisico ma un hub dove il viaggiatore si ferma per fare esperienza nel territorio. Nel suggestivo borgo di Trecchina, a una decina di chilometri nell’entroterra di Maratea, la perla della Basilicata sul Tirreno, Antonio Ielpo ha deciso di costruire, con l’aiuto dei familiari e di molti amici della comunità, una nuova attività ricettiva che abbini all’ospitalità anche l’organizzazione di una serie di opportunità turistiche insolite e suggestive, in grado di far vivere ai visitatori una vacanza davvero a 360 gradi. Per realizzare il suo sogno, Ielpo ha anche dato vita ad una campagna di crowdfunding, in grado di aiutarlo a realizzare un’attività completa e soddisfacente, che possa diventare anche un richiamo per l’intera comunità di Trecchina e del territorio circostante, dal mare alle vette più alte”.
E così abbiamo fatto. Con Antonio siamo andati alla scoperta di Cala Jannita e di quanto le ruota intorno, a partire dall’Isolotto di Santo Janni, che deve il suo nome all’antica cappella dedicata a San Giovanni, che sorgeva sul suo sperone roccioso più alto. “Santo Janni è lunga 200 metri e nel punto di massima larghezza raggiunge gli 80 metri – ci spiega Ielpo - lo sperone roccioso più alto misura 18 metri sul livello del mare. L’isola si trova a circa 500 metri dal promontorio degli Ilicini, nella zona Marina di Maratea. E insieme alla più piccola chiamata La Matrella e agli scogli circostanti, forma l’arcipelago delle isole itacensi di Maratea”.
La storia da queste parti è quella con la S maiuscola, che porta indietro nei secoli. Intanto su questa isola un tempo si produceva il Garum, la salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato che gli antichi Romani aggiungevano come condimento a molti primi piatti e secondi piatti. Una tradizione che continua ancora oggi come retaggio storico, dato che una versione contemporanea di garum si produce ancora a Maratea ed è riconosciuta prodotto agroalimentare tradizionale. Che intorno a Santo Janni vi fosse un gran movimento, è documentato dalle centinaia di ancore di navi romane ritrovate nei fondali circostanti e dalle vasche (oggi sommerse) scavate nella roccia per la preparazione del garum. Ma di certo, la storia di punta è quella che racconta delle reliquie di San Biagio, le quali nel 732 furono consegnate agli abitanti di Maratea dall’equipaggio della nave che le stava trasportando a Roma. Biagio di Sebaste, vescovo e santo armeno (morto nel 316) era stato sepolto nella cattedrale di Sebaste, l’attuale Sivaslı nella provincia di Uşak, in Turchia.
Nel 732 una parte dei suoi resti, protetti in un'urna di marmo – il "sacro torace" e altre parti del corpo – furono destinati alla Città Eterna ma una tempesta bloccò il trasferimento proprio sulla costa di Maratea. Ancora oggi quelle reliquie sono conservate nella Regia Cappella del Santuario, posta sotto la tutela della Regia Curia dal re Filippo IV d'Asburgo, con una missiva del 23 dicembre 1629. Così visitare il santuario e soffermarsi davanti al reliquiario in argento assicura sensazioni ed emozioni che portano indietro nel tempo ed immergono nella devozione popolare. Come immergersi nel mare davanti all'Isolotto di Santo Janni è come trovarsi (almeno con il pensiero) ai tempi degli antichi Romani: i nostri occhi vedono la bellezza che potevano ammirare anche loro.
La Basilicata più vera si mette in vetrina: turismo esperienziale con imprenditori e istituzioni alleati per valorizzare i territori interni
Basilicata adventure: river trekking sul fiume Noce fra Trecchina e Rivello, ecco come sentirsi novelli Livingstone
Su e giù per il cuore di Rivello, ecco il borgo dell’Appennino lucano che cela tesori e voglia di farsi amare dai viaggiatori
Adrenalina a mille al Parco delle Stelle di Trecchina, in Basilicata: dal Big Bang alla Via Lattea emozioni a go-go in una cornice unica
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – twitter: @giornalista3