Il capolavoro ritrovato: il prezioso Rubens appartenuto a Churchill è in mostra a Matelica

E’ un’opera dalla storia affascinante: la “Carità del Duca Rodolfo” del celebre pittore fiammingo Pieter Paul Rubens è a Matelica per la la prima esposizione al pubblico. La tela di grandi dimensioni è stata sottoposta ad un sapiente restauro e ora, dopo oltre cinquant’anni, è possibile ammirarla in tutto il suo splendore. Come sede espositiva è stata scelta la Chiesa di Sant'Agostino.
(TurismoItaliaNews) Nel 1636 Don Diego Leganés, marchese della Corte di Filippo IV di Spagna, commissionò direttamente a Pieter Paul Rubens due tele: una fu regalata all’Imperatore ed è oggi esposta al Museo del Prado di Madrid, mentre l’altra si è a lungo ritenuta perduta. Sappiamo che è appartenuta alla famiglia di Winston Churchill fino al 1964, quando suo figlio, il capitano Edward. Spencer-Churchill, l’ha ceduta alla casa d’aste Christie, Manson & Woods di Londra e se ne sono perse le tracce. Il prezioso ritrovamento si deve ad Alessandro Delpriori, sindaco della città di Matelica e storico dell’arte, che ha individuato il quadro durante uno studio sulla collezione privata della famiglia Frascione di Firenze. Proprio in quella vendita del 1964 Vittorio Frascione, tra i più grandi antiquari italiani del '900, aveva acquistato la tela che tuttora è nella collezione di famiglia. In apertura un particolare dell'opera.
La “Carità del Duca Rodolfo” era stata acquistata dal nonno degli attuali proprietari e ora, fino al 17 settembre 2015, il grande dipinto (che misura 3,12 metri per 2,20 metri) è esposto proprio a Matelica. Visitare l’esposizione è un’occasione imperdibile per apprezzare un capolavoro a lungo andato perduto, che potrebbe non essere nuovamente messo a disposizione del grande pubblico. La “Carità del Duca Rodolfo” è un quadro di inestimabile valore e l’esposizione dal titolo ”Pieter Paul Rubens - un capolavolo ritrovato” è organizzata dal Museo Piersanti e dal Comune di Matelica. Un plauso speciale va quindi alla generosità dei Frascione e in particolare a Federico Gandolfi Vannini che si occupa della valorizzazione della raccolta.
Alessandro Delpriori, sindaco e storico d’arte, ha dunque ritrovato, a seguito di uno studio della collezione privata della famiglia Frascione, nella propria casa a Firenze, il quadro firmato dal famosissimo pittore Paul Rubens, fiammingo, acquistato dal nonno dell’attuale proprietario. Senza ombra di dubbio è l’originale, e lo ha anche confermato il Corpus Rubenianum, la fondazione che studia Rubens.
Poltrona del 1912 facente parte del Poltrona Frau Museum Questa poltrona esposta nella mostra di Matelica era presente nel palazzo di Senigallia, dove, tra il 1943 e il 1944, venne ospitato Winston Churchill. E' quindi molto probabile che ci si accomodò ad apprezzare i suoi amati sigari visto che la poltrona, oltre ad essere un bellissimo esempio di qualità Frau, è anche dotata di specifico piattino per fumatori.
Il soggetto. I recenti studi, propedeutici all'esposizione, hanno permesso di chiarire in maniera definitiva il soggetto del dipinto: si tratta del racconto di un fatto accaduto ai tempi di Rodolfo I d'Asburgo. Il Duca, durante un viaggio a cavallo incontrò un sacerdote che doveva portare il Santissimo ad un malato per la benedizione e doveva guadare un fiume. Il nobile scese dalla sua cavalcatura e diede il posto al prelato e ordinò di fare lo stesso al suo scudiero. Il dipinto si può infatti chiamare Carità del Duca Rodolfo.
Il committente. La storia del dipinto è molto affascinante: il committente dell'opera, colui che chiese a Pietro Paolo Rubens la tela fu Don Diego Marchese di Leganés, nobile spagnolo che aveva una collezione straordinaria, in cui si annoverava la Perla di Raffaello, ritratti di Hans Holbein, opere di Giovanni Bellini, di Correggio, di Perugino oltre che a importantissimi dipinti di Pieter Brueghel, di Tiziano, dei pittori leonardeschi lombardi, di Velasquez, di Van Dyck. Una parte importantissima della raccolta era dedicata a Pietro Paolo Rubens e ai suoi seguaci.
Il fortunato ritrovamento. L'inventario di quella collezione ha permesso di chiarire alcuni dubbi sull'opera e di contestualizzare il dipinto nel percorso cronologico interno al catalogo di Rubens. Per molto tempo si era pensato che il dipinto commissionato dal marchese di Leganes a Rubens fosse quello ora esposto al Museo del Prado, praticamente identico a quello oggi a Matelica, anche nelle dimensioni ma con evidenti varianti nel paesaggio. Quello arrivò a Madrid, nelle collezioni dell'imperatore Filippo IV di Spagna nel 1636 ed era presente nell'Alcazar già in quell'anno. Un'altra versione identica è documentata invece nella collezione di Don Diego Leganés l'anno successivo, nel 1637 ed è quindi impossibile che si trattasse dello stesso dipinto dell'imperatore. Il Marchese di Leganés è tra i maggiori committenti di Rubens in quel periodo e quindi si può ipotizzare che sia stato lui stesso a chiedere al pittore le due versioni, una per la sua meravigliosa collezione, l'altra come dono all'imperatore.
Il restauro della tela. “Il dipinto – spiega Lucia Biondi, restauratrice dell'opera - è eseguito ad olio su una tela non troppo spessa, preparata con imprimitura chiara, tipica della pittura fiamminga della prima metà del XVII secolo. Sulla tela è stesa una preparazione a gesso e colla su cui poteva meglio aderire il pigmento oleoso. Il supporto è composto da quattro pezzi cuciti tra loro. Insieme al proprietario dell'opera e al curatore della collezione Il restauro è consistito principalmente nella pulitura accurata della pellicola pittorica, mediante solventi organici mirati allo scioglimento delle vernici, sotto forma di gel. Questi sono risultati efficaci anche per asportare i vecchi ritocchi alterati, in verità molto contenuti e localizzati principalmente lungo le cuciture e i bordi della grande tela, che come di consueto risultano le zone più fragili. L'intervento si è concluso con la stuccatura e il ritocco delle piccole mancanze e con la verniciatura finale della superficie pittorica, scelta in maniera di saturare ed esaltare gli impasti di colore, senza esagerare in brillantezza e spessore”.
Per saperne di più
www.rubensospiteamatelica.com
Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.30
www.comune.matelica.mc.it