Gubbio: nel Teatro Romano c’è lo spettacolo del tempo fra storia, bellezza e cultura viva [ VIDEO ]
Giovanni Bosi, Gubbio / Umbria
Domina il verde dell’altopiano sottostante la città medievale, creando un connubio visivo affascinante: da un lato la perfezione geometrica romana, dall’altro la maestosità delle mura e del monte Ingino. Qui nel cuore dell’Umbria, incastonato tra le dolci montagne che abbracciano Gubbio, c’è uno dei tesori archeologici più suggestivi dell’Italia centrale: il Teatro Romano. Costruito nel I secolo a.C., durante l’epoca augustea, questo piccolo scrigno in pietra locale, votato allo spettacolo oggi come allora, è un esempio di armonia tra arte classica e paesaggio naturale, capace ancora oggi di stupire e incantare.
(TurismoItaliaNews) Le gradinate, disposte a semicerchio, conservano ancora oggi un’eccellente acustica, testimonianza della maestria ingegneristica romana. Potevano accogliere circa 6.000 spettatori, rendendolo uno dei teatri romani più grandi dell’Italia centrale. Ma il Teatro Romano di Gubbio non è solo un luogo di memoria: ogni estate, durante la stagione degli eventi culturali, le sue antiche pietre tornano a vivere grazie a rappresentazioni teatrali, concerti e rievocazioni storiche. Il palcoscenico, illuminato dalla luce calda del tramonto umbro, accoglie artisti italiani e internazionali, in un dialogo ideale tra passato e presente.
Il valore archeologico del sito è immenso. Oltre alla sua imponenza, il teatro è parte integrante del Parco Archeologico di Gubbio, che include anche resti di edifici pubblici, terme e domus. Gli scavi e i restauri avviati già nell’Ottocento, hanno restituito reperti significativi oggi custoditi nel vicino antiquarium e nel Museo Civico del Palazzo dei Consoli. Entrare nel Teatro Romano eugubino significa ritrovarsi nella storia antica, ma anche scoprire come la bellezza del patrimonio possa continuare a essere fonte di ispirazione e vita culturale. È un simbolo tangibile di quanto il passato, se custodito e valorizzato, possa dialogare con il presente e proiettarsi nel futuro. Un monumento che non si limita a raccontare la storia: la fa rivivere, ogni giorno.
Visitare il Teatro insieme alla professoressa Francesca Pierini è un valore aggiunto: “Questo monumento, ricordato e descritto fin dal XV secolo - ci spiega - è stato restaurato in varie occasioni, ma l'intervento principale è stato eseguito agli inizi del secolo scorso, quando è stato liberato da costruzioni e riempimenti di terra che vi si addossavano. Sulle gradinate della cavea, del diametro di 70 metri, potevano assieparsi sui seimila spettatori… E’ stato costruito in opera quadrata con grossi blocchi calcarei lavorati a bugnato rustico e si articola in due livelli di arcate: quello inferiore, in cui si aprono gli accessi voltati per le gradinate, ha un paramento in opera reticolata, mentre il superiore era occupato dalla porticus in summa cavea, con un colonnato dorico”.
Un gioiellino di ingegneria e di architettura
Erano due gli accessi laterali per il pubblico, voltati e con paramento in opera reticolata, sopra i quali trovavano posto i tribunalia, una sorta di platea riservata, con un accesso privato, destinata alle personalità eminenti della comunità per via della migliore vista sugli spettacoli. I gradini originari, oggi conservati nelle prime due file, erano rivestiti in pietra calcarea bianca ed anche il piano dell'orchestra, posta tra il palco e le gradinate, era interamente pavimentato con lastre di calcare e convergeva, leggermente inclinato, verso il foro ancora oggi conservato a terra davanti al palco. Da lì l'acqua piovana veniva convogliata in una grande cisterna, ubicata sotto l'ambiente a sinistra della scena ed oggi visibile grazie ad un piano vetrato. Dietro al palco, oggi ricostruito nelle dimensioni originarie, si articolava la scena con tre aperture per l'ingresso e l'uscita degli attori durante gli spettacoli: la porta regia al centro, a forma di semicerchio, e due laterali, rettangolari.
L'edificio scenico, che faceva da sfondo alle rappresentazioni, era articolato su due ordini scanditi da colonne ioniche e corinzie e da nicchie destinate a statue, e rivestito di marmi, mosaici policromi e intonaci dipinti. u teatro appariva così, per gli abitanti dell'epoca romana, come un monumento ai portata decisamente eccezionale per dimensioni, impatto visivo e ricchezza decorativa. Gli ambienti voltati che sorreggono le gradinate ospitavano probabilmente, oltre a depositi per attrezzature e scenografie, botteghe e officine per la vendita di focacce, vino o quant’altro potesse ricreare il pubblico prima e dopo gli spettacoli. La costruzione del teatro di Gubbio è databile alla metà del l secolo a.C. grazie ad una grande iscrizione messa in opera nell'edificio stesso, attualmente conservata nel Palazzo dei Consoli.
Nell'area antistante il teatro romano sono tornati alla luce una serie di ambienti, alcuni dei quali conservano resti di pavimenti in cocciopesto, con murature in opera cementizia rivestita con paramento in opus vittatum di blocchetti in calcare, canalette di scolo e due pozzi di scarico. I materiali hanno permesso di individuare livelli di età pre-romana ed una continuità di uso fino al IV secolo d.C. Interessante un tesoretto di monete di età tardo imperiale, rinvenute in uno strato di bruciato che segna forse la fase di abbandono delle strutture abitative.












