Il cuore spirituale di Gubbio: la Chiesa di Santa Croce della Foce è custode della devozione popolare
Giovanni Bosi, Gubbio / Umbria
Nel cuore dell’antica Gubbio, incastonata tra le mura medievali e le memorie di secoli di storia, una chiesa più di ogni altra incarna l’anima della città: è Santa Croce della Foce. Non solo un edificio sacro, ma una vera e propria custode della devozione popolare, simbolo di identità e orgoglio per gli eugubini. La celebre Processione del Venerdì Santo, uno dei riti più suggestivi d’Italia, prende le mosse proprio da qui.
(TurismoItaliaNews) Fondata tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, la chiesa colpisce per l’eleganza sobria della facciata gotica, incorniciata da pietra serena e abbracciata da vicoli silenziosi che conducono i visitatori in un’atmosfera di raccoglimento e sacralità. Ma da fuori nulla lascia presagire la bellezza che conserva all’interno, in un intimo abbraccio che va ben oltre la costruzione fisica. E’ infatti entrando che si percepisce l’unicità di questo luogo: un’intima penombra, luci filtrate dalle vetrate istoriate e un senso di pace che sembra sospendere il tempo.
Luca Minelli, Priore della Confraternita della Santa Croce della Foce, è giustamente orgoglioso quando descrive questa “creatura pulsante” svelandone storia, segreti e dettagli artistici della chiesa: “Santa Croce della Foce è soprattutto conosciuta per il suo legame indissolubile con la celebre Processione del Venerdì Santo, uno dei riti più suggestivi e antichi d’Italia – ci racconta mentre col naso all’insù cerchiamo di cogliere ogni dettaglio di questo scrigno d’arte, una sorta di ‘cuore’ tangibile della fede degli eugubini - ogni anno, ci stringiamo intorno a questa nostra chiesa in un corteo che attraversa la città, accompagnato dal suono struggente delle battistrangole e dai canti sacri tramandati da generazioni. È un momento in cui la fede collettiva si fa spettacolo di luci, silenzi e passi lenti, in un equilibrio perfetto tra misticismo e memoria”.
Suggestioni incredibili, rese ancor più coinvolgenti dalle fiaccole che illuminano il percorso, dai canti tramandati oralmente da generazioni e dalle facciate in pietre dei palazzi che da secoli osservano il ripetersi di questo rito. Un po’ come del resto accade per la Corsa dei Ceri, l’altro amore degli eugubini. La Processione del Cristo Morto si svolge in un clima di profeonsa suggestione e partecipazione seguendo un antico itinerario che permetteva di mostrare la cinquecentesca immagine di Gesù Crocifisso alle venerazione dei monasteri e dei conventi, delle confraternite e degli ospedali. Coinvolgente e struggente il canto del Miserere e i canti della passione che accompagnano le sacre immagini di Cristo e della Vergine Addolorata per le vie di Gubbio.
Ma Santa Croce della Foce è viva anche oltre la Pasqua. È il luogo in cui si celebrano momenti intimi della vita cittadina: matrimoni, battesimi, commemorazioni. È qui che si rifugia chi cerca conforto, chi cerca risposte, chi vuole ringraziare. Ogni pietra, ogni altare, ogni quadro racconta una storia di fede, di speranza, di attaccamento profondo a radici che resistono al tempo. Il complesso è stato recentemente restaurato con un intervento di rigenerazione, eseguito in sinergia tra enti pubblici e privati, che ha permesso di riscoprire i locali seminterrati, in passato destinati a tombe funebri, oggi trasformati in spazio espositivo ed i locali al piano superiore che accolgono la sede della Confraternita. Oggi la Chiesa di Santa Croce della Foce è un “Luogo del cuore” del Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano.
Così, per gli abitanti di Gubbio questa chiesa non è solo un monumento: è un punto fermo. “È la testimonianza viva di una tradizione che continua, giorno dopo giorno, a unire passato e presente. È l’anima silenziosa ma potente di una città che, anche nei suoi silenzi, sa parlare con il cuore” chiosa Luca Minelli.





