Il tartufo per la biodiversità del Molise e combattere il dissesto idrogeologico: un Centro sperimentale per produrre piantine tartufigene
Giovanni Bosi, Campobasso / Molise
Una sperimentazione che trova la sua ragion d'essere nella volontà di tutelare (e perpetuare) la produzione di un'eccellenza tipica del territorio, attuando nel contempo la difesa della biodiversità e un'azione contro il dissesto idrogeologico, sempre incombente nel nostro Paese. Così in Molise hanno deciso di attivare un Centro di ricerca per la produzione di piante micorrizate. Il tema è ovviamente quello del tartufo. E la protagonista di questa sfida è proprio la Regione Molise con il suo assessorato alle Politiche agricole ed agroalimentari. Siamo andati a vedere.
(TurismoItaliaNews) Il punto di riferimento è il Centro di ricerca e sperimentazione per la produzione di piantine tartufigene di Campochiaro. Siamo a due passi da Campobasso ed è qui che si porta avanti l'attività scientifica e di sostegno agli imprenditori agricoli, allo scopo di favorire lo sviluppo della tartuficoltura nell’intera regione, ma anche di migliorare la produttività delle tartufaie naturali ed essere, inoltre, un punto di riferimento per la tartuficoltura di tutto il centro-sud Italia. Obiettivo ambizioso ma percorribile, tenuto conto che dopo alcuni anni di preparazione e produzione di piantine micorrizate si è arrivati ad uno standard produttivo di circa 10.000 piantine da poter mettere a dimora.
Ovviamente non è un caso che il tema in Molise sia così avvertito: questa è infatti una delle più importanti regioni italiane per la produzione di tartufo. I suoi boschi sono ricchissimi di questi funghi ipogei, in particolar modo bianchi e neri estivi, anche se negli ultimi tempi le tartufaie naturali si stanno esaurendo e di conseguenza le produzioni di tartufo sono sempre più scarse. “I motivi – spiegano dalla Regione - vanno ricercati in fattori intimamente connessi con lo sviluppo del tartufo stesso, soprattutto nell’abbattimento delle piante simbionti. Un’altra causa della scomparsa delle tartufaie è dovuta alla raccolta indiscriminata senza periodi di rotazione, a cui si aggiunge il comportamento vandalico di alcuni raccoglitori. Il centro di ricerca e sperimentazione per la produzione di piantine tartufigene si pone in questo contesto con un ruolo importante per il futuro di questa risorsa importantissima del nostro territorio”.
L'operazione Centro di ricerca trova uno dei più convinti sostenitori nell'assessore regionale Nicola Cavaliere, titolare delle deleghe alle politiche agricole ed agroalimentari, sviluppo rurale e consorzi di bonifica, programmazione forestale, il quale ha riesumato il progetto che aveva preso le mosse alla fine degli anni Novanta, ma che poi aveva trovato uno stop a seguito del terremoto del 2002: “Promuoviamo sia il Molise del futuro che quello della tradizione e del passato. Se saremo bravi a trovare finalmente un ideale equilibrio tra queste due realtà, il nostro territorio potrà crescere davvero, attraverso uno sviluppo reale, sostenibile e in piena simbiosi con il suo contesto ambientale e sociale, ovvero un Molise aperto, competitivo innovativo che però non tradisce mai la sua natura e le sue peculiarità”. Tartufo compreso ovviamente. Tanto che il Molise è anche l'unica regione italiana che ha aderito nella sua interezza all'Associazione Nazionale Città del Tartufo.
Il centro di ricerca è localizzato all'interno del vivaio regionale “Selva del Campo” di Campochiaro ed è provvisto di laboratorio, sala inoculi e serra automatizzata. Si lavora con semi di piante autoctone micorrizate con spore di Tuber aestivum Vitt. provenienti da tartufi raccolti sempre in loco. Oltre alla produzione di piante micorrizate con lo “scorzone”, ci si propone di svolgere un’attività di sperimentazione con la messa a dimora di tartufaie sperimentali in diverse zone della regione con piantine micorrizate con varie specie di tartufi. “La preparazione delle piantine tartufigene è un procedimento molto delicato al quale collaborano in sinergia numerosi esperti del settore” ci spiegano durante la nostra visita.
Il disboscamento indiscriminato, le frane, gli incendi e la mancanza di adeguato rimboschimento sono le cause principali dell’estinzione delle tartufaie naturali, per cui il problema dei tartufi si collega con un aspetto importante dell’economia agricola, forestale ed idrogeologica del Molise. Risulta dunque di fondamentale importanza il ruolo della Regione ed in particolar modo del Centro di ricerca di Campochiaro al fine di tutelare questo prodotto naturale e di favorire la tartuficoltura sia per migliorare la produttività delle tartufaie preesistenti sia perché rappresenta la coltura ideale per quelle zone margiali dove è difficile impiantare altre colture. Non solo: può essere sfruttata come mezzo di contrasto per i dissesti idrogeologici. Inoltre gli impianti artificiali possono garantire l’integrazione e la differenziazione del reddito degli imprenditori agricoli.
Le specie che si producono nel Centro regionale sono Quercus cerris - cerro; Quercus pubescens - roverella; Quercus ilex - leccio; Corylus avellana - nocciolo; Ostrya carpinifolia - carpino nero; Cistus incanus (cisto villoso). Nelle future produzioni verranno sicuramente introdotte altre specie di piantine, micorizzate anche con ulteriori specie di tartufi. Sono previsti anche campi dimostrativi e sperimentali distribuiti sull'intero territorio regionale, in particolare in quei comuni a vocazione tartufigena. Un impianto è già stato realizzato a San Pietro Avellana (Isernia) di circa 3.000 mq, a Vastogirardi (Isernia) con due campi e a Larino (Campobasso) con un piccolo campo presso l'azienda dell'Istituto Tecnico Agrario Statale "San Pardo".
“Un'attività fondamentale, dal punto di vista economico, è quella della certificazione del materiale vegetale prodotto presso dal Centro di Campochiaro dal Servizio regionale Fitosanitario – chiosa l'assessore Cavaliere - le piantine pronte per la messa a dimora vengono certificate per il loro grado di micorizzazione degli apici radicali, la rispondenza della micorriza con la specie di Tuber desiderata e l'assenza di specie fungine inquinanti che costituiscono non solo le necessarie garanzie iniziali dell'utente, ma anche una solida base di partenza per procedere alla successiva raccolta dei preziosi tuberi”.
Il sito dell'Associazione Nazionale Città del tartufo