Osterie d'Italia 2026: il libro mastro di Slow Food che racconta le diversità della cucina in Italia

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L'edizione 2026: l'osteria come modello. In libreria dal 22 ottobre, la trentaseiesima edizione della guida Osterie d'Italia di Slow Food conta quest'anno ben 1.980 recensioni di locali scelti in ogni angolo del Paese per la cucina territoriale autentica, la rigorosa selezione degli ingredienti e l'atmosfera.

 

(TurismoItaliaNews) 1980 sono i locali segnalati nell'edizione 2026: e accanto alle osterie, ai ristoranti, alle enoteche con cucina e agli agriturismi, ci sono anche quest'anno i Locali Quotidiani – sezione inaugurata nell'edizione 2025, che raggruppa tutte quelle tipologie ristorative alternative come pastifici, gastronomie, enoteche con cucina e altre realtà più informali, in cui sia primaria l'attenzione allo stare bene, al territorio e al piacere della tavola. L'anno scorso i Locali Quotidiani erano 134, quest'anno il loro numero è salito a 161. Dei 1980 locali segnalati nella guida, sono 337 i locali premiati con il massimo riconoscimento, ovvero la Chiocciola, che viene attribuita a quelle insegne che si contraddistinguono per l'eccellente proposta e per l'ambiente, la cucina e l'accoglienza in sintonia con i valori di Slow Food. Guardando alle regioni, quelle con più osterie segnalate sono il Piemonte (187), e subito dietro Campania (169) e Toscana (163), mentre diverso è l'ordine se si guarda al numero delle Chiocciole, che vede la Campania in testa con 39 locali chiocciolati, la Toscana in seconda posizione con 30 e subito a ridosso il Piemonte con 29.

Non mancano gli inserti con gli indirizzi dove provare altre forme di ristorazione popolare: si va dagli arrosticini abruzzesi ai supplì romani, alle pizze napoletane ai tegamini piemontesi, dai bacari veneziani ai buffet triestini senza trascurare le osmize sul Carso, dai fornelli pugliesi ai trippai fiorentini, dalle malghe trentine alle focacce e liguri, una mappa dei luoghi, anche i più remoti, dove trovare tutte le specialità più golose che la tradizione di ciascun territorio, da nord a sud, può offrire.

In continuità con l'anno scorso, la crescita del numero dei locali segnalati indica che l'osteria è quanto mai viva ed è sempre più il principale punto di riferimento quando si parla di ristorazione in Italia, anche se un solo modello e una sola definizione di osteria non ci sono. Nella guida 2026 si trovano infatti molte tipologie di locali, tutte meritorie di far parte della selezione a prescindere dalla forma che hanno assunto o sempre avuto. Trentasei anni fa, con la sua nascita, il sussidiario del mangiarbere all'italiana stabiliva tre capisaldi che hanno ridefinito il modello di osteria e che non sono mai cambiati: cucina locale nel suo contesto autentico, uso di prodotti di qualità e del territorio, prezzi accessibili ai più. Queste tre linee guida sono rimaste tali negli anni e hanno anzi accompagnato un'evoluzione che ha riportato l'attenzione su questo modello di ristorazione a partire dagli anni '90, senza tuttavia uniformare una diversità di proposte che invece è parte fondamentale dello spirito della guida.

Perché la diversità che ci contraddistingue come italiani e che riguarda anche l'aspetto culinario del nostro Buonpaese − non esiste infatti una "vera" cucina italiana codificata −, questo insieme multiforme di diversità che mutano nel tempo, è l'aspetto che da sempre ha contribuito a costruire la nostra identità: ed è qui che la Guida manifesta la sua importanza e diventa libro mastro, ovvero il nostro codice, quello che ci permette di riconoscere la cucina non solo come cibo, ma come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basati sui saperi locali, che rappresentano l'identità e la cultura italiana. E chissà che intanto, a dicembre, non arrivi dall'Unesco il riconoscimento alla cucina italiana come patrimonio immateriale dell'umanità.

Come qualche anno fa l'ha definita il critico letterario – e buongustaio − Antonio D'Orrico, la guida alle Osterie d'Italia va letta come un vero e proprio romanzo italiano perché ogni edizione racconta l'Italia e lo fa attraverso le diverse cucine regionali − e tutte le persone che animano quelle cucine −, ma anche attraverso la rete di oltre 250 collaboratori sparsi in tutta Italia, che nel corso di tutto l'anno visitano in anonimato tantissimi locali e ne ricavano le segnalazioni e le recensioni che compongono le 1000 e più pagine del volume.

I premi di questa nuova edizione.

Premio Novità dell'anno: Locanda dei pescatori del Trasimeno | Magione (Pg)
Per essere una realtà di resistenza, che incarna storie di vita e di lavoro legate alle tradizioni della piccola pesca e alle semplici ricette a essa collegate. Un tassello fondamentale nella salvaguardia di un ecosistema fragile, una promessa per il futuro, garantita dal saper fare comunità.

Premio Giovane dell'anno "Vittorio Fusari" Franciacorta: Zio Salvatore | Siderno (Rc)
Per la determinazione nel tornare a casa e portare una visione. Un cuoco di 22 anni che fa del suo retaggio culturale la misura innovativa di un ritorno alla terra attraverso l'Osteria: la sua terra e quella della sua famiglia, il suo paese e la voglia di vederlo vivo, popolato e stimolante. L'Osteria può cambiare vite e interi borghi.

Premio Ostinati: Osteria Storica Morelli | Pergine Valsugana (Tn)
Per la vicenda di una piccola comunità strettasi attorno al locale, che non solo ha salvato l'insegna storica e d'eccellenza, ma ha saputo porre le basi, in maniera creativa e affettiva, per una nuova avventura in continuità con il passato, garantendo il passaggio generazionale in mancanza di un appiglio familiare.

Premio Interpretazione della cucina regionale: La Piazzetta | Valle dell'Angelo (Sa)
Per essere un baluardo di autenticità in un piccolo borgo dove una sola famiglia produce gli ingredienti del suo menù o li compra dai paesani. Una proposta che cambia ogni giorno secondo la filosofia del "poco ma buono" che ha dato i natali alla Dieta mediterranea e che racconta perfettamente i suoi luoghi.

Premio Dispensa in osteria: Fattoria Borrello | Osteria del Maiale nero Raccuja (Me)
Per le materie prime e i trasformati provenienti soprattutto dall'allevamento e dall'orto di famiglia e da tanti Presìdi Slow Food, per la perfetta integrazione del locale nel suo contesto naturale, per i pochi piatti in carta sempre a vantaggio dell'esaltazione degli ingredienti. Un baluardo di biodiversità, un'oasi in un'oasi.

Premio Piatto dell'anno: Minestrone alla genovese | Caccia C'a Bugge | Campo Ligure (Ge)
Perfetto equilibrio e intensità dei sapori che è anche un esempio di cucina "antispreco" in grado di coniugare semplicità, tradizione e sostenibilità, valorizzando gli ingredienti freschi e gli avanzi. Un piatto che muta con il mutare delle stagioni, che è più buono il giorno dopo, che va bene caldo, tiepido o freddo.

Premio Vino in osteria: Enoteca Spontanea | Firenze
Per la capacità di trasmettere passione e genuinità, per il saper costruire per gli ospiti un'esperienza su misura attraverso una grande varietà di vini, sempre da vignaioli affini per cura, autenticità e rispetto del vino. Il tutto con trasparenza e volontà di fare rete con i piccoli produttori.

Premio Birra in osteria: Al Giardino da Giamburesti | Mondavio (Pu)
Per la capacità di affiancare a una cucina viva e generosa, che coniuga la migliore materia prima a cotture scrupolose, una carta delle birre artigianali in grado di sposare perfettamente i gusti autentici del territorio.

Premio Bere Bene: RistOrobie | Cusio (Bg)
In un territorio magico ma molto isolato, una ristorazione fatta di ricerca, cura e varietà di prodotti. Si gustano piatti genuini e si attinge a una carta dei vini, delle birre e delle bevande da far invidia a molte liste di città, che comprende anche aperitivi analcolici con botaniche locali, tisane, infusi e distillati artigianali di grande varietà e qualità.

Premio Oste dell'anno: Botteghe Antiche | Putignano (Ba)
Celebriamo una "involuzione felice", che riporta al centro del mondo gastronomico il modello Osteria. In cucina si torna all'essenziale: ricette familiari e riconoscibili, che evocano i pranzi della domenica. Niente fronzoli. Solo sapori sinceri, senza la pretesa di inventare, ma con la volontà di far scoprire e riaffiorare ricordi affettivi.

Menzione speciale Fipe: Taverna 58, Pescara
Nel corso della presentazione è stata assegnata anche la Menzione speciale Fipe, a un associato della Federazione Italiana Pubblici Esercizi presente all'interno della guida. La menzione, assegnata a Taverna 58 di Pescara, è stata accompagnata dalla seguente motivazione: «In guida Osterie sin dalla prima edizione nel 1990, Chiocciola da quando si è istituito il riconoscimento, più di trent'anni fa. Basterebbe questo dato a spiegare il perché di questa menzione speciale. Un emblema di continuità, qualità e resistenza in un quartiere molto cambiato negli anni, tra le case di Flaiano e D'Annunzio».

 

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