Carsulae, lungo l’antica Flaminia c’è molto da scoprire

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Giovanni Bosi / Carsulae, Terni

Ventidue ettari di parco archeologico ancora per lo più da esplorare, ma già di straordinario valore documentario grazie alle testimonianze riportate alla luce soprattutto a partire dalla metà del secolo scorso. Eppure Carsulae, in Umbria, è un’antica città romana che sta continuando a raccontare la propria storia. Le ultimissime campagne di scavo condotte hanno aggiunto nuovi tasselli con ulteriori ritrovamenti. E adesso gli studiosi vogliono capire quello che resta il mistero più grande: perché Carsulae ad un certo punto è stata abbandonata.

 

(TurismoItaliaNews) A breve distanza da Terni e Sangemini (nota per le sorgenti di acque minerali), la città romana di Carsulae è considerata uno dei siti archeologici spettacolari dell’Umbria. A ragione. Se nella storia la caduta d’importanza di questo centro resta un affascinante mistero ancora tutto da decifrare, è anche vero che questa circostanza è stata un po’ la fortuna del sito visto che ha contribuito a mantenere inalterato il suo impianto con una sostanziale integrità, non alterata da sovrapposizioni di culture successive. Non senza sfuggire, tuttavia, al classico riuso successivo dei materiali da costruzione.

Oggi, in ogni caso, da quel che si può comprendere, Carsulae – nata lungo la Via Flaminia, tracciata fra il 220 e il 219 a.C. - mostra l’immagine di un municipio ricco e politicamente attivo, i cui abitanti erano governati da magistrature importanti e si riunivano in associazioni di categoria. Lo documentano l’Anfiteatro, il Teatro, l’Arco di San Damiano (originariamente a tre fornici e con tracce di decorazioni architettoniche, forse addirittura un arco trionfale visto che delle mura non c’è traccia), il Foro e le tabernae, la Basilica, le tombe monumentali e quel che resta di due templi gemelli e del Foro, oltre al tratto della Flaminia che conserva la pavimentazione originaria. Una città insomma che doveva la sua fortuna alla non casuale posizione strategica lungo un’arteria consolare di importanza primaria: il ramo occidentale andava da Narni a Massa Martana sino a Bevagna e quindi Forum Flaminii (l’attuale San Giovanni Profiamma, vicino Foligno) finché venne gradualmente abbandonata.

Ma ci sono anche delle preesistenze: l’edificio più antico sinora trovato è un bastione poligonale del V-II secolo avanti Cristo; in zona tra l’altro ci sono molte attestazioni degli Umbri, popolo pre-romano.

Carsulae si trova sul ramo occidentale della Via Flaminia, che attraversa la città in senso nord – sud coincidendo con il suo cardo maximus. Il tratto urbano della strada è pavimentato con basoli e, all’altezza dell’ingresso al foro, incrocia il decumanus maximus, percorso con orientamento est – ovest, che conduce agli edifici per spettacoli.
 

Gli scavi, susseguitisi in modo disordinato a partire dal XVI secolo, e culminati con le campagne intensive fra il 1951 e il 1972 ad opera del soprintendente Umberto Ciotti (a cui è dedicato il Centro visite) hanno riportato in luce una grande quantità di monumenti e di strutture edilizie, oltre ad una serie di iscrizioni. Ma gli scavi continuano. Sono due le campagne di queste ultime settimane. Nella prima è stata impegnata – d’intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Umbria e l'associazione per la valorizzazione del patrimonio storico di San Gemini - la professoressa Jane Whitehead della Valdosta State University insieme ad una équipe di universitari statunitensi.

L’attività ha interessato la zona delle terme dove è presente una struttura già portata alla luce da Ciotti, ma ora arricchitasi di ulteriori dettagli: si tratta di un edificio rettangolare dotato di abside, di cui sono stati riportati in vista la fornace e il calidarium, la parte delle antiche terme romane destinata ai bagni in acqua calda e ai bagni di vapore, con i tipici spazi per il passaggio dei fumi caldi al di sotto del pavimento. Pavimento che presenta ancora i frammenti di mosaico. Al di sopra dei ritrovamenti è stata posizione una copertura di protezione di 600 metri quadri in carpenteria metallica, che garantirà una conservazione ottimale dello scavo e permetterà di lavorare sull'area termale in più stagioni dell'anno (finanziata in parte dalla Fondazione Carit e in parte dalla onlus Valorizzazione del Patrimonio di San Gemini e dai suoi soci).

La seconda campagna, sempre d’intesa dalla Soprintendenza, vede come direttore scientifico il dottor Paolo Bruschetti (che è anche il direttore dell’area archeologica di Carsulae) mentre i coordinatori degli scavi sono gli archeologi Massimiliano Gasperini e Luca Donnini, che si avvalgono della collaborazione degli studenti dell’Università di Perugia e della Tuscia. Anche in questo casi i ritrovamenti sono da ritenersi interessantissimi, in quanto consentono una diversa lettura dell’assetto della necropoli. A tornare alla luce, nella zona dell’Arco di San Damiano e dei grandi monumenti funerari (uno del tipo a tamburo circolare su zoccolo quadrangolare, attribuito alla gens Furia, famiglia gentilizia di Carsulae, e l’altro del tipo a torre), il perimetro delle mura a livello di fondazione che fanno ipotizzare un altro grande monumento funerario, il cui lato è superiore a 10 metri.

Ci si aspetta il ritrovamento di altre sepolture (è in questa stessa zona che in passato è tornato alla luce il sarcofago di una fanciulla con corredo in oro, sistemata all’interno di un altro sarcofago di piombo) e le prime indicazioni fanno supporre il rinvenimento di una struttura di grande rilevanza, organizzata in modo regolare. Grazie a questo ritrovamento si ha un’idea della composizione generale della necropoli che prima non si poteva avere.

Si diceva della fine di Carsulae. “C’è in animo – ci spiega l’archeologo Massimiliano Gasperini – di condurre un’indagine geologica associata alle verifiche di tipo archeologico per chiarire se in passato si sia effettivamente verificato un terremoto o un abbassamento del terreno dovuto ad un dissesto idrogeologico per la natura carsica del terreno stesso. Serve insomma uno studio sistematico per capire cosa può essere accaduto”.

Siti di epoca preromana
Vocazione al controllo

La centralità del territorio umbro in epoca antica ne ha determinato l'importanza dal punto di vista storico geografico: è infatti ben documentata la convergenza di percorsi longitudinali, che attraversavano la regione dirigendosi verso le aree interne delta penisola, o trasversali che mettevano in comunicazione le aree tirreniche con le coste adriatiche. Nell'attuale territorio dell'Umbria meridionale, la ricerca archeologica ha riconosciuto diversi siti di epoca preromana con "vocazione" al controllo del territorio medesimo per il quale svolgevano la funzione di centro coagulante, ruolo che nella maggior parte del casi hanno mantenuto anche in epoca romana: particolarmente significativi appaiono, sotto questo punto di vista, il santuario di Monte Torre Maggiore per I'area compresa intorno a Terni e quello di Grotto Bella per I'ambito territoriale amerino.
 

La scelta della zona in cui Carsulae venne costruita è stata indubbiamente legata a motivazioni prevalentemente economiche, legate alla presenza di una grande via di comunicazione lungo la quale si svolgevano traffici fra Roma e l'Adriatico e più in generale verso l'Italia settentrionale; il trovarsi poi ai margini di una fertile pianura permetteva una agricoltura redditizia; la decadenza di Carsulae e il suo abbandono furono d’altro canto in diretto rapporto con la perdita di importanza del ramo occidentale della Flaminia, a beneficio di quello per Interamna e Spoletium. Della fase urbanistica repubblicana, nel periodo coincidente con l'apertura della strada, restano limitate tracce recuperate nello scavo delle sostruzioni dei templi del foro. Il definitivo assetto urbanistico risale però ad età augustea, quando la città ottenne la costituzione municipale e fu assegnata alla tribù Clustumina. La decadenza definitiva del luogo fu determinata - oltre che dallo spostamento del tracciato principale della Flaminia verso la pianura spoletina, e di conseguenza dall’abbandono del ramo “carsulano”- anche da eventi naturali di grave portata, fra cui un forte movimento tellurico che provocò, tra l'altro, il crollo di alcune doline sulle quali erano impostati molti edifici pubblici e privati e che rese inospitale un sito, già fortemente depauperato. Ma gli ulteriori studi sul campo dovranno fornire risposte ancor più puntuali.

Peraltro Carsulae non è menzionata come sede episcopale: l'unica presenza cristiana consiste nella trasformazione di un edificio romano nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano dell’XI secolo. Il portale è sormontato da una lunetta marmorea con un bassorilievo: al centro del campo decorativo c’è una croce greca e, ai lati, animali e due figure umane con teste nombate, forse identificabili nei santi titolari della chiesa. All’interno, sulla parete di fondo, affreschi con scene di tipo sacro.

Oltre al Centro Visite, dove possono essere ammirati pregevoli reperti rinvenuti nella zona archeologica, ora è visitabile anche il Magazzino dove sono depositati ulteriori materiali. Nelle vetrinette del Centro sono presentati materiali che documentano aspetti della vita quotidiana a Carsulae dal I secolo a.C. al VI secolo d.C. Per quanto riguarda le lucerne, uno degli esemplari più antichi (fine del I secolo a.C. - inizi del I secolo d.C.) è rappresentato da una lucerna con il disco decorato da un busto di Mercurio, il dio dei commerci e accompagnatore di anime, caratterizzato dal caduceo e dal berretto alato. Grosso modo coeva ad essa è il tipo con teste di cigno sul beccuccio. La produzione di questi manufatti è assegnata all’area laziale - quasi sicuramente romana e campana (con tipologie diversificate per ogni ambito regionale) - mentre sono piuttosto rare le esportazioni al di fuori della penisola. Per quanto riguarda l’Umbria antica, al momento Carsulae risulta uno dei pochi siti in cui siano documentati manufatti appartenenti a questa tipologia. Interessanti appaiono anche le lucerne di epoca leggermente più tarda, in alcuni casi contraddistinte dalla presenza di un bollo, un vero e proprio marchio di fabbrica, sull'esterno del fondo: questo consente, talvolta, di identificare l’'area di produzione e l'ambito territoriale interessato dalla diffusione delle diverse tipologie.

Gli Umbri, la stirpe più antica
Parola di Plinio il Vecchio

Per quanto riguarda la popolazione degli Umbri, è eloquente – tra le altre - la testimonianza di Plinio Vecchio, erudito vissuto nel I secolo dopo Cristo, secondo cui gli Umbri sono ritenuti la stirpe più antica dell'Italia intera e che deriverebbero il proprio nome da quello delle piogge (cioè la pioggia per eccellenza, il diluvio) alle quali sarebbero sopravvissuti. Il quadro così delineato restituisce l'idea di un popolo motto antico abitante un territorio i cui confini sono più ristretti di quelli prospettati da Erodoto ma in ogni caso ben attestato sulla costa adriatica, che giungeva a comprendere, come ampiamente documentato dalla ricerca archeologica, anche centri attualmente inclusi in ambito marchigiano e romagnolo e che poteva disporre di terreni particolarmente fertili sui cui proventi fondava la propria ricchezza. II territorio degli Umbri riceve una sistemazione definitiva in epoca augustea, quando della regione vengono definiti limiti e territori di pertinenza. Le principali strade della regione, la via Flaminia e Amerina, sono con ogni probabilità di epoca preromana – come documentano i ritrovamenti archeologici effettuati lungo i loro percorsi – pur ricevendo sistemazione definitiva fra il IV e II secolo a.C.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per saperne di più

Centro visita e documentazione “Umberto Ciotti”
www.carsulae.it
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tel. 0744 – 334133

Come arrivare
Da Perugia
E45 uscita Sangemini nord
sx direzione Cesi
dx bivio per Cesi
sx indicazione area archeologica di Carsulae

Da Terni
A1 uscita Orte, raccordo Orte – Terni direzione Terni
E45 Terni – Perugia uscita Sangemini nord
sx direzione Cesi
dx bivio per Cesi
sx indicazione area archeologica di Carsulae

 

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