Sbarco sull’Isolotto di Pietro Querini, navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana: emozione pura alle Lofoten

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Giovanni Bosi, Isole Lofoten / Norvegia

Il luogo è iconico per tanti motivi. Perché è la bellezza tangibile delle Isole Lofoten; perché con i suoi colori fra cielo e mare appaga l’occhio, il cuore e la mente; perché è stato il teatro di una tragedia navale che nel Medioevo ha finito con l’avere risvolti imprevedibili sul commercio e sul modo di mangiare; perché sbarcare su questa isola e salire sino alla sommità per dominare a 360 gradi un panorama mozzafiato è un’esperienza incredibile. Un vero privilegio. Grazie ad Olaf Johan Pedersen, market manager Italy del Consorzio di tutela del Tørrfisk fra Lofoten Igp: lui ha raccolto il nostro desiderio e ci ha portato fin lì. Questo è l’Isolotto di Pietro Querini, navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana.

 

(TurismoItaliaNews) Il clima di Røst, isola delle Lofoten, in questo scorcio di tarda primavera - quando il sole di mezzanotte impera e ti dona sensazioni e vibrazioni incredibili - è imprevedibilmente gradevole. Siamo arrivati qui da Bodø, Capitale europea della Cultura 2024, la prima ad esserlo nel Circolo Polare Artico, un po’ con la mentalità di Totò e Peppino quando arrivarono a Milano sulle tracce della “malafemmina”. Ci mancava solo il colbacco. E tuttavia se vai in mezzo al mare con un Rhib che viaggia a tutta velocità tra le Isole, quando il sole è coperto dalla nebbia del mattino, una tuta termica la devi indossare comunque. E già questa è un’esperienza per noi mediterranei.

Sbarco sull’Isolotto  di Pietro Querini, navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana: emozione pura alle Lofoten

Sbarco sull’Isolotto  di Pietro Querini, navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana: emozione pura alle Lofoten

Ma quando la nebbia sale e si dirada, lasciando spazio ai raggi solari e al blu del cielo che si specchia sul freddo Mar di Norvegia rendendolo altrettanto azzurro, non puoi che rimanere a bocca aperta davanti a tanta bellezza. Gruppi di Pulcinelle di mare stazionano sui tanti isolotti (gran parte dei quali disabitati) di cui è punteggiato il mare e si lasciano ammirare tranquille. Becco triangolare di colore rosso, giallo e blu, zampotte arancioni e una curiosa livrea piumata bianca e nera che la rende simile a un piccolo pinguino in marsina, la Fratercula arctica (come si chiama scientificamente) è una delle attrazione delle Lofoten. E poterle guardare, senza filtri, così da vicino ti fa venire la pelle d’oca pensando a quanto è straordinaria e bizzarra la Natura. E dire che una volta se le mangiavano da queste parti, oggi è vietatissimo cacciarle…

Il Rhib sfreccia fra le isole, finché arriviamo alla nostra destinazione. Quella intitolata a Pietro Querini (che tuttavia ha il suo nome in norvegese, come ogni altro isolotto dell’arcipelago) ci appare verdissima, con uno sparuto gruppetto di casette di colore rosso, che spiccano sull’insieme. Nella parte più alta si intravvede la stele che ricorda il suo naufragio del 1432. Sbarchiamo e ci incamminiamo per arrivare sin lì. Per un italiano è un gesto simbolico, per ogni veneziano è un atto d’orgoglio, per quanti abitano alle Lofoten è un atto di amicizia e di ricordo.

Sbarco sull’Isolotto  di Pietro Querini, navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana: emozione pura alle Lofoten

Sbarco sull’Isolotto  di Pietro Querini, navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana: emozione pura alle Lofoten

Sbarco sull’Isolotto  di Pietro Querini, navigatore e mercante di nobile famiglia veneziana: emozione pura alle Lofoten

Ma cosa accadde esattamente nel 1432? Al largo delle coste della Spagna settentrionale, la nave di Querini fu colta da una terribile tempesta e gli uomini furono trasportati, dopo settimane di navigazione alla deriva, fino alle isole Lofoten, in Norvegia, 200 km oltre il Circolo Polare Artico, dove naufragarono su un isolotto al largo dell’ultima isola dell´arcipelago, Røst. Erano partiti, alla fine di aprile del 1431, da Creta per le Fiandre al comando della “caracca” Gemma Querina con un carico di vino malvasia, spezie, cotone e altre preziose mercanzie di provenienza mediorientale. Molti suoi compagni di viaggio perirono nel naufragio, mentre 11 membri dell’equipaggio e lui furono trovati dalla popolazione locale, che offrì loro cibo e alloggio.

“Per 100 giorni ci trovammo nel primo cerchio del paradiso” ha scritto il veneziano in un suo diario di viaggio, fornendo (unica fonte scritta) una descrizione puntuale e suggestiva della vita quotidiana in Norvegia nel medioevo. La storia di Querini ha ispirato diversi scrittori e artisti, e nel 2014 Røst è entrata così a far parte della rete italiana dei parchi letterari. Non solo: Røst e il suo naufragio sono menzionati su diverse mappe storiche di Venezia. E’ a questa sua vicenda che si fa risalire l’inizio del commercio dello stoccafisso e del baccalà dalla Norvegia all’Italia, Paese a tutt’oggi consumatore di oltre il 90% di questo particolare prodotto norvegese. Ecco il risvolto imprevedibile, che oggi è il punto di forza delle Lofoten. E un motivo di attrazione gastronomico e non solo, visto tutto ciò che la Natura ha creato da queste parti.

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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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