I vulcani che hanno plasmato la Nuova Zelanda: dal Maungawhau al Rākaihautū scenari mozzafiato nella terra di mezzo

Eugenio Serlupini
Quattro luoghi spettacolari, protagonisti della storia geologica di Aotearoa scelti per raccontare attraverso immagini suggestive vulcani spenti o dormienti che hanno modellato paesaggi unici, testimoni di un passato in cui la Terra ribolliva di energia primordiale. Siamo in Nuova Zelanda e questi i protagonisti della serie “Scenic Definitives”, la nuova serie di francobolli della Nuova Zelanda che esortano a mettere lo zaino in spalla e ad andare a vedere di persona scenari mozzafiato.
(TurismoItaliaNews) Sul confine tra la placca pacifica e quella australiana, la Nuova Zelanda è un vero laboratorio a cielo aperto: qui si trovano quasi tutte le tipologie di vulcani esistenti. Non stupisce che, nella tradizione Māori, il dio Rūaumoko sia venerato come la divinità che scuote la terra e fa eruttare la lava. Alcuni di questi vulcani sono ancora attivi, altri si sono spenti da millenni, ma spesso l’apparenza può ingannare.
Quattro paesaggi, quattro storie
Il Lago Rotokawau, formatosi circa 4.000 anni fa da una potente esplosione, si trova tra il Lago Rotorua e il Lago Rotoiti, nel distretto lacustre di Rotorua. Il suo nome è condiviso con altri laghi sparsi tra la penisola di Aupouri, le isole Chatham e la regione di Waikato, a testimonianza di una cultura che intreccia geografia e identità.
Il Maungawhau – Mount Eden, con i suoi due coni eruttivi formatisi circa 28.000 anni fa, è il punto più alto di Auckland e regala viste mozzafiato sulla città. Un tempo fortificazione Māori (pā), conserva ancora tracce di terrazze e fosse di coltivazione. È inserito nella lista provvisoria dei siti candidati al Patrimonio Mondiale Unesco.
Motukorea – Browns Island è considerato il vulcano meglio conservato di Auckland. Qui, nel 1941, fu scoperto un minerale rarissimo, la motukoreaita, rinvenuto in pochissimi altri luoghi al mondo. L’isola, raggiungibile solo in barca privata, è uno dei circa 50 coni vulcanici che punteggiano la città.
Infine, la Te Pātaka o Rākaihautū – Banks Peninsula, nella South Island, è formata da due coni vulcanici sovrapposti, emersi dal mare grazie a eruzioni iniziate oltre 10 milioni di anni fa. Soltanto 20.000 anni fa le pianure di Canterbury si unirono a questa antica isola vulcanica, integrandola nella terraferma.
Francobolli come finestre sulla geologia
Questa nuova emissione filatelica non è solo un omaggio estetico: è un invito a conoscere la storia geologica e culturale della Nuova Zelanda, dove le montagne nate dal fuoco e modellate dal tempo sono oggi luoghi di bellezza straordinaria, custodi di miti e memorie.