Germanico, quella statua imponente e suggestiva, preziosa e potente, persino misteriosa: il tesoro di Amelia

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Giovanni Bosi, Amelia / Terni

Imponente e suggestivo, prezioso e potente, persino misterioso. E oggi è possibile guardarlo così come, in antichità, si poteva ammirare nel campus per le esercitazioni e l’addestramento militare della gioventù lungo il percorso della Via Amerina, nell’attuale Amelia. E’ la statua-ritratto di Germanico Cesare, principe della famiglia Giulio-Claudia, una delle testimonianze più importanti della produzione bronzistica di età giulio-claudia. Il Museo Civico Archeologico della città è il luogo straordinario dove scrutarlo da molto vicino…

 

(TurismoItaliaNews) Un ritrovamento casuale, come accade sempre in questi casi, ha restituito alla sua funzione di oggetto da guardare e mitizzare, questo ritratto di altissima qualità. Per il quale si è sviluppata un’azione di recupero, ricomposizione, ricostruzione e restauro che probabilmente è stata superata solo dal lungo lavoro per i Bronzi di Riace. Ma di certo per importanza il reperto che conserva Amelia, la città delle Mura Ciclopiche, non è da meno visto che secondo gli esperti della Soprintendenza Archeologica per l’Umbria questo monumento - contrariamente alla gran parte dei bronzi arrivati sino a noi - non ha subìto nella sua storia (prima del definitivo oblìo) interventi di restauro o di riutilizzo e dunque ovviamente di grande importanza per gli studi iconografici. Ma in realtà in qualche modo Germanico qualche mistero ancora lo riserva.

Il suo ritrovamento risale all’agosto 1963 quando durante alcuni lavori di sbancamento è tornato alla luce insieme ad un capitello figurato con trofei di travertino, un’ara funeraria marmorea e un blocco squadrato usato per il basamento della statua. Subito identificata in Nerone Claudio Druso Germanico, uno dei personaggi di maggior prestigio e di maggior credito della prima età imperiale. “Valente generale e sensibile uomo di cultura, destinato, per volontà dello stesso Augusto, a salire sul trono imperiale – spiegano dalla Soprintendenza Archeologica - morì prematuramente ad Epidaphne, vicino ad Antiochia, nel 19 dopo Cristo. Al compianto universale che accompagnò la sua morte seguirono grandi onori ufficiali ovunque decretati: la stessa statua di Amelia si presenta come un ritratto postumo, certamente eseguito su committenza pubblica”. Le fonti raccontano che a Germanico furono decretati onori solenni da Tiberio, rinnovati durante l'impero del figlio Caligola e del fratello Claudio.

L’impostazione della statua ci riporta immediatamente all’antica Roma e ai suoi fasti: il giovane generale Germanico, alto più di due metri, è raffigurato in atteggiamento di vittoria, con il braccio destro appoggiato ad una lancia. Il corpo poggia il peso sulla gamba destra, mentre la sinistra è leggermente flessa al ginocchio; ai piedi indossa calzari di pelle, tenuti da strisce avvolte intorno alla caviglia e fermate da un nodo dal quale scendono le estremità sul piede. “Sopra una leggera tunica di lino manicata, visibile sulle spalle e la parte superiore delle braccia e che scendeva poi a coprire le gambe con pieghe verticali, appena mosse, la figura indossa una lorica di tipo anatomico con spallacci, ornata da rilievi sia sul petto che sul dorso – spiegano ancora gli esperti della Soprintendenza Archeologica - al di sotto della linea che segna il limite anatomico della corazza scende una doppia serie di pteryges; quelle superiori, arrotondate, sono decorate alternativamente da teste di leone e teste di satiri a rilievo, mentre quelle inferiori allungate, parzialmente sovrapposte sono decorate da palmette realizzate ad agemina. La testa del personaggio è rivolta leggermente verso destra nella direzione del braccio destro sollevato nel gesto della adlocutio. Il braccio sinistro è piegato al gomito e sorregge con la mano sinistra una lancia e le pieghe del manto, che dalla spalla scende sull'avambraccio. Una spada, entro il fodero, pendente dal balteo, è visibile sul fianco sinistro, sotto l'ascella”.

Il fascino è immediatamente apprezzabile, così come il valore dell’ignoto artista che ha realizzato la decorazione della corazza, sulla quale sono “scolpite” raffigurazioni tramandate dal mito greco, a ribadire il valore simbolico di assimilazione fra le gesta di Germanico e quelle proprie degli eroi. L’allestimento del museo amerino - nel quale questa immagine creata in età liberiana, dopo la morte di Germanico per onorarne la memoria, è il punto focale dei tanti reperti esposti – contribuisce in modo determinante ad apprezzare ogni suo singolo dettaglio. I colori di sfondo e l’illuminazione danno vita ad una scenografia sapiente, moderna e decisamente efficace. Del resto Amelia sin dal giorno del ritrovamento della statua ha voluto che la stessa fosse conservata qui.

La corazza, si diceva. La decorazione è di particolare interesse e bellezza: sul fronte sotto lo scollo è rappresentata a rilievo Scilla, che solleva il braccio destro; il busto sorge fra le protomi dei cani che le cingono i fianchi, mentre una delle spire si allunga verso la spalla destra; al di sotto onde rese ad agemina. La scena centrale è fiancheggiata da due vittorie alate ambedue in volo verso il centro ed è decorata in basso da motivi vegetali. Al centro è la scena dell'agguato di Achille a Troilo. Achille, nudo, è raffigurato frontalmente, con la testa, coperta da un elmo attico dall'alto cimiero, girata verso sinistra. Con la sinistra sorregge uno scudo circolare, mentre la clamide scende dalla spalla, visibile in parte davanti allo scudo e in parte sullo sfondo. Con la destra afferra per i capelli, nell'intento di disarcionarlo, il giovane Troilo che, nudo, coperto solo da alti calzari e da una clamide fermata al collo e distesa sullo sfondo, cavalca un destriero che si solleva sulle zampe posteriori. Inutilmente Troilo, alzando le braccia, tenta di allontanare il forte braccio di Achille. La parte posteriore, purtroppo molto rovinata, è decorata da due figure femminili con corta veste che fiancheggiano un candelabro. “Il capitello decorato con prore di navi e trofei, difatti, ripropone i temi della vittoria e del trionfo insiti nel soggetto stesso della statua. I motivi iconografici presenti sull'ara hanno, invece, una forte connotazione funeraria, come, per altri versi, la stessa decorazione della corazza. Se dunque si può comunque forse ipotizzare una relazione tra i monumenti e il culto imperiale della Victoria Caesaris Augusti, rimane invece tuttora incerta la collocazione monumentale della statua all'interno del campus” sottolineano gli studiosi.

Frammenti della statua di Germanico non ricollocati nella posizione originale per le alterazioni subite dal metallo

Ma come fu realizzata la statua? Costruita in varie parti fuse separatamente e poi assemblate, è stata realizzata mediante fusione del tipo “a cera persa” con procedimento indiretto. “Tale procedimento – ci spiegano gli esperti della Soprintendenza - veniva preferito, come attestano le fonti antiche, per la realizzazione di statue di grandi dimensioni. I vantaggi erano molteplici: si potevano fondere separatamente le varie parti di una statua, impiegando minori quantità di metallo; un getto piccolo comportava meno rischi; ma soprattutto non si perdeva il modello originale e quindi le diverse componenti anatomiche potevano essere riutilizzate”.

 

E se oggi possiamo guardare Germanico in tutta la sua imponenza è grazie alla certosina azione di restauro condotta con la direzione scientifica di Anna Eugenia Feruglio e coordinate da Enrico Baldelli e Aloisia Botti. Lo stato dei numerosi frammenti, al momento del ritrovamento, era tale che ha richiesto tempi lunghi per il restauro, per eliminare i problemi causati dalla lunga giacenza nel terreno che ha determinato, prima in superficie e poi in profondità, nella struttura cristallina della lega, per poi ricostruire il monumento nella sua completezza attraverso la conoscenza della posizione di ogni singolo reperto.

Operazioni che hanno richiesto tecniche innovative e la progettazione di una struttura interna portante in acciaio Fe410 zincato e cromatizzato iridescente che prevede 6 punti omocinetici in corrispondenza del piede, del ginocchio, della spalla e polso sinistri, del bacino e della spalla destra. E persino la realizzazione di una base antisismica progettata da Alberto Parducci con la consulenza tecnica di Massimo Mariani. In realtà la lista di esperti, restauratori, ricercatori e aziende che ha lavorato per Germanico è lunghissima. Il risultato è quello di aver restituito alla storia e alla cultura una testimonianza irrinunciabile del nostro passato e di certo un tesoro artistico di cui Amelia è giustamente fiera.

Il Museo Civico Archeologico e la Pinacoteca “Edilberto Rosa”

Insieme all’Archivio storico e alla Biblioteca Comunale, sono ospitati nei locali nell’ex Collegio Boccarini in origine convento francescano del XIII - XIV secolo, dotato di chiostro a doppio loggiato realizzato nel XVI secolo. L’esposizione museale raccoglie le testimonianze di Ameria dal periodo preromano a quello della completa romanizzazione del centro, fino alla fase altomedievale. La sezione più antica ospita i materiali di un’antica necropoli pre-romana, rinvenuta recentemente fuori Porta Romana. I primi utilizzi della necropoli risalgono al IV secolo a.C.: ha restituito ricchi corredi funerari, con presenza di oreficerie, monete ed altri materiali di pregio che denotano la presenza di traffici commerciali che mettevano in contatto gli umbri di Ameria con il mondo ellenico. La tomba più ricca ha restituito una stratificazione di corredi funerari dal IV secolo al I secolo a.C. ed una abbondanza di specchi e recipienti in bronzo per banchetto. Contribuisce alla ricostruzione della romanizzazione di Amelia una ricca collezione di iscrizioni e basi funerarie, testimonianza di illustri famiglie amerine tra cui la Gens Roscia citata da Cicerone. Spicca per bellezza e raffinatezza l’ara cosiddetta di Dioniso: un bellissimo esemplare in marmo risalente al I secolo d.C. sulla cui fronte è scolpita la leggendaria nascita del dio.
 

 

Alcuni scorci del Museo Archeologico di Amelia: una visita è assolutamente da non perdere per comprendere il valore della storia di questa antica città

 

Quel fedele compagno di giochi per l’eternità: il cane della necropoli romana di Amelia

 

 

 

Per saperne di più
Il sito istituzionale del Comune di Amelia
Il sito del Museo archeologico e pinacoteca di Amelia
www.turismoamelia.it
Soprintendenza Archeologica per l’Umbria
www.archeopg.arti.beniculturali.it
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