ANCONA | “L’Oro di Flora”: omaggio all’arte e alla bellezza, percorso tra le opere di Floriano Ippoliti ispirate alla figura di Flora Zuzzeri

Lui è l’artista vivente più importante di Ancona e tra i principali delle Marche ed invita a riflettere sulla bellezza, sull'ispirazione e sul ruolo della donna nella storia. Lei è tra le personalità più affascinanti del Cinquecento: donna bellissima e colta, celebrata anche dal Tasso, ha avuto un legame fortissimo con la città dorica, in cui ha vissuto dopo essere arrivata dalla Dalmazia. Una mostra di grande interesse, proprio nel capoluogo marchigiano, traccia un percorso artistico tra le opere ispirate alla figura di Flora Zuzzeri, con l’artista Floriano Ippoliti che guida il visitatore alla scoperta di una donna straordinaria e del suo legame con Ancona.
(TurismoItaliaNews) Pittore e scultore, in attività fin dai primi anni ’80, Floriano Ippoliti è tra i più apprezzati esponenti dell’arte figurativa e neo-manierista ed ha alle spalle numerose esposizioni in tutta Italia oltre che a Bengasi, New York, Libia, Parigi, Repubblica di San Marino. Dal 19 ottobre al 17 novembre la Chiesa del Gesù di Ancona accoglie la mostra “L’Oro di Flora” con una selezione di più di 20 opere tra dipinti e sculture, tra cui alcune inedite dedicate a Flora Zuzzeri. Il tema cromatico prevalente delle nuove opere è l'oro, che impreziosisce i dipinti e le sculture donando loro un'aura di sacralità e mistero.
“È possibile per un artista essere sempre riconoscibile e allo stesso tempo modificare il proprio stile e sperimentare tecniche profondamente diverse tra loro? La risposta è affermativa – argomenta il professor Diego Masala nel presentare l’esoposizione - basta ripercorrere la produzione di Floriano Ippoliti, che attraversa oltre cinque decenni: dalla pittura, al disegno su travertino fino alla scultura di piccolo e grande formato. L’occasione è la mostra ‘L’Oro di Flora”, con la quale si vuole anche festeggiare il settantesimo compleanno di Floriano, ma l’intento non è meramente celebrativo, anzi lo scopo è quello di mettere in luce le ultime produzioni che l’artista ha voluto dedicare a Flora Zuzzeri, che certamente sono un’ulteriore tappa del suo percorso artistico e ci faranno attendere, con ancora maggiori aspettative, le sue prossime creazioni”.
La mostra – spiega ancora Diego Masala - rammenta la lunga carriera artistica di Ippoliti, ricca di riconoscimenti e costellata di apprezzamenti da parte di collezionisti, di stimati critici e di istituzioni pubbliche e private, ma soprattutto è l’occasione per raccontare una nuova pagina della sua evoluzione espressiva. Ammirando l’insieme del nucleo principale di opere, che dialogano perfettamente con il bianco e l’oro dell’architettura vanvitelliana che le ospita e le esalta, ci potremmo soffermare al loro aspetto prettamente estetico e decorativo per appagare il senso della vista grazie al sapiente uso di colori freschi e vividi, alle trasognate e sensuali figure femminili e al fondo oro che campisce le superfici mettendo in risalto le parti disegnate a sanguigna e quelle dipinte, rendendo la composizione ancora più preziosa e senza tempo. Ma per apprezzare appieno queste nuove opere e coglierne significati, legami e simbologie, è opportuno ripercorrere, seppur brevemente, l’affascinante storia di Flora Zuzzeri a cui l’artista si è ispirato”.
Lei. Flora Zuzzeri nasce a Ragusa nel 1552, in una ricca e numerosa famiglia dedita alla mercatura; appena undicenne, si trasferisce ad Ancona, con i genitori e i fratelli, che intendono ampliare le attività commerciali nell’Adriatico ed esercitare la pratica del cambio di valuta. Stabilendosi nel quartiere di Santa Maria della piazza, come molti conterranei, vive la giovinezza in un’abitazione con giardino, elemento ricorrente anche nelle residenze successive. Riceve un’educazione raffinata studiando, come le sue sorelle, lettere greche e latine; viene precocemente apprezzata per le sue qualità, per le rime e le composizioni. “Nel 1577 – racconta Diego Masala - si sposa a Firenze con il gentiluomo Bartolomeo Pescioni, console fiorentino a Ragusa, dove quindi va a risiedere; porta in dote duemila ducati in corredo, vesti e ornamenti più duemila e cento scudi d’oro. In quel periodo è musa per numerosi poeti contemporanei che ne notano lo spirito oltre alla bellezza capace di affascinare chiunque la frequentasse; lei stessa compone versi, anche se dei suoi scritti non è rimasta traccia. Si inserisce facilmente tra i patrizi della città; stringe, tra gli altri, un forte legame di amicizia con il nobile raguseo Niccolò Vito de Gozze e sua moglie Maria Gondola, con cui sovente si intrattiene nella loro villa estiva, in particolare nel rigoglioso giardino, dove incontra anche personaggi illustri e intellettuali dell’epoca. Gozze scrive dialoghi filosofici; nel Dialogo d’amore detto Antos le protagoniste sono due donne: Maria, sua moglie, e Flora Zuzzeri, modello di bellezza reale e metafisico e donna erudita; da notare che il termine greco anthos significa fiore e richiama, volutamente, il nome proprio di Flora. Dopo solo sei anni, Bartolomeo Pescioni si trasferisce ad Ancona con la moglie, nel tentativo di risollevare l’incerta situazione economica, e, nel contempo, per sfuggire, plausibilmente, all’invidia che la non comune bellezza della poetessa Flora ha suscitato a Ragusa insieme all’intima amicizia con Maria e Nicolò Vito de Gozze, autore dei Dialoghi a lei dedicati”.
La storia di Flora Zuzzeri è decisamente intrigante, anche per le circostanze che l’hanno caratterizzata. “Tornata nella città dorica, grazie ai contatti dei gentiluomini e nobili anconetani che hanno sposato le sorelle, Flora tiene un salotto letterario nella sua casa con giardino privato sita nella parrocchia di san Pietro, che diventa una sorta di accademia dove organizza letture, ricevendo noti scrittori del momento e vivendo in un ambiente aristocratico e colto – spiega Diego Masala - Un amico di Torquato Tasso, conoscendola, rimane colpito a tal punto dalla sua persona, che chiede al celebre poeta di comporre dei versi su di lei. Il Tasso scrive sonetti e madrigali definendola: ‘valorosa Signora’, ringraziando Ancona per ospitare un ‘Fior di spina’, celando così il nome di Flora secondo il senhal di petrarchesca memoria e della poesia provenzale in genere”.
Nel 1593, Bartolomeo muore e la lascia priva di mezzi; i fratelli l’aiutano fornendole una rendita per vivere degnamente, ma anche loro, in difficoltà economica, devono vendere tutte le proprietà, compresa la casa in cui Flora abita nei pressi di Porta Cipriana, di cui fortunatamente mantiene l’usufrutto perpetuo fino alla morte, avvenuta il primo dicembre 1648, alla ragguardevole età di 96 anni. Verrà sepolta nella chiesa di San Francesco ad Alto; purtroppo, la successiva trasformazione in ospedale militare della chiesa ha provocato la perdita delle tombe nobiliari in essa contenute, compresa quella della famiglia Zuzzeri. “La memoria della sua lunga permanenza ad Ancona sembra essere, oggi, quasi cancellata, mentre, nella sua terra d’origine, la poetessa è diventata simbolo femminile di leggendaria bellezza, di intelligenza e intraprendenza, doti che le sono state attribuite nel corso dei secoli, tanto che la sua effige si ritrova riprodotta sia su un francobollo stampato nel 1996, che in una raffigurazione delle carte da gioco croate; persino il Padiglione d’Arte moderna Cvijeta Zuzoric di Belgrado reca il suo nome. Potrà essere questo il momento di una meritata riscoperta e rivalutazione di un personaggio tanto interessante per la nostra città?” chiosa Diego Masala.
Che aggiunge: “Dobbiamo essere grati ad Ippoliti per averci proposto, in molteplici opere, tutte sorprendenti e diverse tra loro, la sua personale visione di Flora, compresa una seducente scultura in bronzo. L’allestimento della mostra, tramite pannelli contrapposti e divani bianchi, ha l’intento di evocare quel salotto letterario che alcuni secoli fa la Zuzzeri aveva tenuto nella sua casa poco distante dalla chiesa del Gesù. Floriano, il cui nome per destino è legato a quello di Flora, la raffigura spesso accompagnata dall’amica Maria Gondola in un giardino fiorito; le raffinate ed eleganti figure senza tempo sono rappresentate in un’immota contemplazione dell’infinito o in un muto colloquio o a catturare lo sguardo di un incantato spettatore. In alcuni dipinti campeggia sullo sfondo dorato la ricostruzione di un’Ancona rinascimentale, che l’artista ci offre attestando il suo profondo amore verso la città; sovente troviamo uno o più libri che rimandano alle numerose composizioni fatte a gara tra i poeti per celebrare Flora, ma sono anche memoria della sua attività di scrittrice”.
La recente produzione di Ippoliti è probabilmente stimolata dalle immagini richiamate dai rari scritti su Flora, uno dei quali da lui stesso illustrato, in cui si mescolano dati certi e documentati con parti romanzate, che colmano parzialmente le lacune delle vicende biografiche della poetessa. Il linguaggio unico e originale, con cui il Maestro ci presenta le sue creazioni, riporta a colte citazioni tratte da un ricco bagaglio di suggestioni che l’artista esprime sia volontariamente che inconsapevolmente, facendoci intraprendere un viaggio attraverso i secoli che parte dal gotico cortese, passa per il Rinascimento, giunge al Simbolismo di Klimt, fino ad esplorare lo stile orientaleggiante; elemento costante e caratterizzante di quanto fin qui realizzato è un rarefatto e sontuoso preziosismo. Conclude il professor Diego Masala: “Queste opere rappresentano un’ulteriore direzione nella carriera di Ippoliti, che ha saputo sempre mantenere una coerenza espressiva e una dedizione alla ricerca spirituale e umana, esplorando temi di femminilità, poesia e bellezza interiore. La figura di Flora Zuzzeri, poetessa rinascimentale nota per la sua sensibilità e talento, viene reinterpretata attraverso il filtro contemporaneo dell'artista, creando un ponte tra passato, presente e futuro. È un invito alla contemplazione e alla riflessione, un percorso nella storia dell'arte che continuerà ad ispirare ed emozionare”.