E’ l’Abbazia dei colori e dei misteri: in Abruzzo San Giovanni in Venere è un dono della bellezza e frutto della creatività umana

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Giovanni Bosi, Pescara

E’ l’Abbazia dei colori e dei misteri. Dei colori perché tra il verde degli ulivi, l’azzurro del cielo e il blu del mare, San Giovanni in Venere è un autentico dono della bellezza e frutto della creatività dell’uomo e della sua sapiente abilità nel “forgiare” blocchi di arenaria e mattoni. Simbolo della fede nei secoli, questo luogo in Abruzzo, a due passi dalla Costa dei Trabocchi e dalla cittadina di Fossacesia, davvero è un luogo del cuore, come ha voluto indicarlo il Fai. E misteri perché come fa intendere il nome, qui in un tempo ancor più remoto c’era un tempio pagano dedicato a Venere Conciliatrice. Siamo venuti a vedere.

 

(TurismoItaliaNews) E’ considerata una dei primi esempi in Abruzzo dello stile architettonico cistercense, quello che da Citeaux si diffuse in tutta Europa spiegano gli storici dell’arte. Così quando ti trovi davanti alla sua silhoutte, non puoi fare a meno di rimanere estasiato davanti a tanta bellezza e intraprendenza. Quella che i mastri costruttori hanno profuso a larghe mani nell’arricchire di delicate decorazioni, incisioni e dettagli che assicurano all’insieme una vera e propria armonia. Oggi l’Abbazia di San Giovanni in Venere ha un aspetto che si muove tra il Romanico (l’esterno) e il Gotico (l’interno), con la bruna pietra tufacea che finisce col diventare il vero valore aggiunto.

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La Costa dei Trabocchi

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Su questo promontorio dominato dagli ulivi e dai campi coltivati, che digrada verso la Costa dei Trabocchi e l’Adriatico, di storia ne è stata scritta parecchia se è vero che la tradizione colloca il nucleo originario nel sesto secolo, quando, al di sopra di un tempio pagano dedicato a Venere Conciliatrice, è stato eretto un piccolo oratorio intitolato a San Giovanni Battista, che qualcuno ritiene una fondazione di San Benedetto. Del tempio romano non resta alcuna traccia e neppure un elemento architettonico, ma per il resto il fatto che nella lunetta soprastante il portale sono raffigurati Cristo in trono tra San Giovanni Battista e San Benedetto da Norcia sono una documentazione incontrovertibile. La dedicazione al Santo del Battesimo è poi ulteriormente attestata dalle stori di Giovanni Battista scolpite sui larghi pilastri in marmo ai lati dell’ingresso principale.

Nei secoli il complesso abbaziale, dotato anche di un bel chiostro duecentesco (che si sviluppa su tre lati e presenta delle eleganti trifore) ha conosciuto diversi aggiustamenti e rimaneggiamenti, con qualche particolarità. Tra ottavo e decimo secolo è documentata la presenza di una semplice cella monastica, mentre la nascita dell’abbazia vera e propria è nel 1015, attribuita a Trasmondo II, conte di Teate (Chieti), il cui corpo è seppellito nella cripta della chiesa abbaziale. L’aspetto odierno è il risultato delle trasformazioni apportate tra il 1165 e il 1204 dall’abate Odorisio II e di quelle successive, compiute tra il 1225 e il 1230 dall’abate Rainaldo. A Odorisio si deve la parte inferiore della facciata in bruna pietra tufacea, mentre il coronamento risale al 1346; centrata dal portale aperto da Rainaldo, è impreziosita da bassorilievi con episodi della vita del Battista. “L’efficacia espressiva di queste sculture hanno rappresentato un riferimento importante per la successiva scultura abruzzese” annotano gli storici dell’arte. Non solo: la zona absidale conserva decorazioni policrome di ispirazione islamico-siciliana e pisaneggiante, la cui originalità garantisce in ogni caso un grande equilibrio compositivo.

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Proprio il portale principale è detto “Porta della Luna”: durante il solstizio d’estate, è raggiunto dalla luce del sole al tramonto che illumina il presbiterio e la cripta. La Porta del Sole è, invece, rappresentata dalle aperture presenti nelle tre absidi, attraversate dai raggi solari durante il solstizio d’inverno.

All’interno la chiesa è a tre navate con arcate vagamente ogivali, semicolonne pensili arricchite da capitelli borgognoni, cornici e con un innalzamento delle mura; il presbiterio è sopraelevato rispetto al livello della chiesa mediante una lunga gradinata. Al di sotto ci sono i suggestivi ambienti ipogei della cripta, alla quale si accede dalle navatelle laterali; è decorata da affreschi duecenteschi che raffigurano Cristo benedicente e la Vergine in trono, opera di pittori della metà del Duecento, forse della bottega dell’artista romano Jacopo Torriti. Tra i vari materiali lapidei esposti nel chiostro c’è l’interessante iscrizione dell’abate Oderisio. II, in cui si attesta la costruzione della nuova chiesa di San Giovanni in Venere nel 1165.

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La visita all’Abbazia deve necessariamente concludersi nel parco circostante, raggiungendo il belvedere che spazia sulla Costa dei Trabocchi. Un colpo d’occhio suggestivo, sul tratto più bello del litorale roccioso abruzzese.

Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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