In questi luoghi la neve racconta antiche lingue: sulle Dolomiti ecco l’inverno silenzioso di San Vigilio e San Martino in Badia
Ci sono angoli delle Dolomiti in cui l’inverno sembra muoversi con un passo più lieve, quasi che la neve, cadendo, non ricoprisse soltanto il paesaggio ma risvegliasse una dimensione sospesa, fuori dal tempo. È ciò che accade a San Vigilio di Marebbe e a San Martino in Badia, due piccoli mondi separati solo da pochi chilometri ma uniti da un’identità condivisa: la lingua, la cultura e la tradizione ladina. Qui l’inverno non è una stagione, è un racconto, e ogni frazione – da Pieve a Rina, da Piccolino a Longiarù – aggiunge un capitolo a una storia che mette insieme natura, silenzio e autenticità.
(TurismoItaliaNews) La Val Badia, con le sue sei minuscole gemme adagiate tra i parchi naturali Fanes-Senes-Braies e Puez-Odle, offre uno scenario di rara intensità. Le pareti verticali del Sas de Pütia emergono come quinte scolpite, a volte rivestite di neve, altre lasciate nude, mentre i boschi si dispongono in pendii morbidi che invitano a rallentare. Le case tradizionali, ordinate come se qualcuno le avesse posate una a una con gesto meditato, regalano al paesaggio una dimensione domestica, una promessa di tepore dopo una giornata trascorsa all’aria aperta. Ed è proprio in questa atmosfera che prende forma un ventaglio di esperienze pensate per vivere l’inverno in modo autentico.
Accanto alle piste da sci amate dagli appassionati, c’è una natura che invita a essere esplorata a passo lento, a ritmo di respiro. Lo sci di fondo, ad esempio, permette di scivolare quasi senza fatica verso panorami che sembrano usciti da un’antica leggenda. La pista che conduce al rifugio Pederü attraversa un paesaggio immacolato, mentre la “Roda de Börz”, oltre i 2.000 metri, regala una vista privilegiata sul Sas de Pütia. Chi preferisce un contatto diretto con il manto nevoso può indossare le ciaspole e seguire le guide di San Vigilio nei percorsi del Parco Fanes-Senes-Braies: sentieri non battuti, tracce leggere, un modo di camminare che riconsegna al silenzio il ruolo di protagonista. Per chi ama muoversi in autonomia, i sentieri segnalati conducono ai rifugi Lavarella e Fanes, aperti anche d’inverno e raggiungibili in poco più di un’ora e mezza da Pederü.
Ci sono poi esperienze dal sapore fiabesco, come la slitta trainata da cavalli che parte dai dintorni di San Vigilio. I norici avanzano lenti, avvolti dal vapore che si solleva nell’aria gelida, mentre il calesse scivola tra i boschi: è un viaggio nel passato, quando queste carrozze attraversavano le valli ladine come uniche vie di comunicazione tra paesi isolati. E per chi desidera un brivido speciale, il Passo delle Erbe offre l’emozione dello sled-dog, la corsa sulle slitte trainate dagli husky siberiani ai piedi del Sas de Pütia. Dopo una breve introduzione, si impara a condurre il proprio team di cani lungo un percorso che sembra disegnato per chi cerca l’inverno puro. È un’esperienza accessibile anche ai più piccoli, a partire dai tre anni, e regala un senso di libertà che non ha età.
San Vigilio e San Martino non sono solo paesi da cartolina: custodiscono un patrimonio culturale che vive nelle parole, nei gesti e persino nei saluti quotidiani. Il ladino, lingua antica e melodiosa, accoglie con un “Bun dé” e congeda con un “A s’odëi”, trasformando la vacanza in un incontro con un’eredità immateriale che resiste e si rinnova. La cucina, l’ospitalità, l’atmosfera dei masi e delle piccole frazioni raccontano un territorio in cui le tradizioni non sono esposte in vetrina, ma vissute con sobrietà e fierezza.
San Vigilio si collega al versante più soleggiato del Plan de Corones, uno dei comprensori sciistici più rinomati dell’Alto Adige, ed è abbracciato dal Parco Fanes-Senes-Braies, un patrimonio naturale che si estende per oltre 25.000 ettari. San Martino in Badia, custodito dal suo castello Ciastel de Tor e sede dell’Istituto culturale ladino, è la porta d’accesso al Parco Puez-Odle, definito un vero libro di storia della Terra grazie ai suoi pinnacoli, alle caverne austere e ai rari depositi geologici risalenti al Giurassico e al Cretacico. Questa doppia appartenenza a due parchi naturali, insieme alla gestione attenta del territorio, ha permesso a “San Vigilio – Dolomites” di ottenere per primo in Alto Adige la certificazione internazionale Gstc per il turismo sostenibile. È un riconoscimento che parla non solo della bellezza del paesaggio, ma anche di un impegno concreto verso un turismo responsabile, rispettoso dell’ambiente e delle comunità locali.
In questo microcosmo dolomitico, l’inverno non è mai troppo frenetico né troppo rumoroso. È una stagione che invita a scoprire, a osservare, a lasciarsi avvolgere dalla neve che trasforma ogni cosa in una visione quasi sospesa. E quando si riparte, resta la sensazione di aver attraversato un luogo che custodisce la propria identità con delicatezza e, al tempo stesso, la offre a chi arriva con autentica generosità.



