Un Santo Sepolcro in Umbria, indulgenza assicurata nella chiesa conventuale di San Bartolomeo

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Giovanni Bosi, Foligno / Umbria

Indulgenza come se si visitasse il Santo Sepolcro in Terrasanta. Accade a Foligno, in Umbria, dove la splendida chiesa conventuale di San Bartolomeo (primo convento costruito appositamente per gli Osservanti, terminato nel 1415) accoglie una replica fedele del sepolcro di Gesù realizzata nel 1676. La storia e i luoghi.

 

(TurismoItaliaNews) La chiesa conventuale di San Bartolomeo è un luogo della memoria sanfrancescana, in quanto il convento fondato dai Trinci, signori della città, per un frate minore loro parente, Paoluccio Trinci, rilevatore dell’Osservanza francescana, ha visto succedersi nel tempo figure di santi frati veri fari nel cammino della Chiesa; mentre all’interno della chiesa conventuale nel 1676 fu costruita una apposita cappella, per mettervi una replica del Santo Sepolcro.

“Come si apprende dalla targa apposta sulla controfacciata – ha spiegato monsignor Mario Sensi, docente alla Pontificia Università Lateranense - a commissionare il manufatto fu fra’ Lorenzo da Foligno, guardiano di San Bartolomeo: era stato ordinato sacerdote nel 1645 e nominato guardiano nello stesso 1676”. La costruzione - lunga 6 metri, larga 3.70 e alta 3.50 – riproduce su scala ridotta le stesse misure del Santo Sepolcro. Ad eseguirla fu un buon artigiano, di cui però si ignora il nome. Per l’esecuzione gli furono indubbiamente presentate le piante e le immagini del Santo Sepolcro stampate da Bernardino Amici da Gallipoli in un volume edito nel 1609. Un rapporto dunque storicamente documentato quello tra Foligno e la Terra Santa; il Santo Sepolcro conservato a San Bartolomeo è meta di pellegrinaggi più di quanto si possa immaginare.

“Le misure che padre Bernardino suggerisce – ha sottolineato monsignor Mario Sensi - sono le stesse applicate per il modello di Foligno, dove tuttavia sono stati aggiunti dei dettagli: tale l’angelo posto al di sopra del tettino, con in mano un cartiglio dove è scritto: “et erit sepulcrum eius gloriosum”. Ai quattro lati del pronao sono posti altrettanti angeli con le scritte ‘Virgo in partu; Virgo post partum; surrexit, non est hic; venite et videte locum ubi positus erat Dominus’, affermando così la duplice valenza del monumento: per il culto del Cristo ‘uomo-dio passionato’ - espressione cara alla beata Angela da Foligno - e della Vergine Addolorata”. Sulla facciatina del monumento, a destra e a sinistra dell’accesso, sono state poste due bacheche vitree, con all’interno reliquie di Terrasanta, ciascuna corredata di una breve scritta che ne dichiara al provenienza. Un avviso manoscritto, avverte infine che “in questo luogo santo ponno acquistarsi tutte le indulgenze del Santo Sepolcro, ogni qualvolta si visiti con la dovuta devozione, come appare per breve di Innocenzo XI, 5 settembre 1686 e di Innocenzo XII, 16 dicembre 1695”.

“Come ognuno di noi sa – ha aggiunto ancor monsignor Sensi - il Santo Sepolcro è il luogo dove si è attuato il mistero pasquale; pertanto è il santuario per eccellenza della cristianità il luogo più sacro al mondo. Ma la Terra Santa non è dietro l’angolo e il relativo pellegrinaggio costituisce un impegno finanziario notevole. Lo si può tuttavia sostituire recandosi nei santuari che imitano il Santo Sepolcro. Il relativo pellegrinaggio ha lo stesso valore di quello di Terrasanta e pertanto lo sostituisce”.

La ricostruzione su modello del Santo Sepolcro è un fenomeno di portata europea. Questi monumenti si trovano, quasi tutti, lungo il percorso che hanno seguito i pellegrini per il Santo Sepolcro: “Conoscerli – ha detto monsignor Mario Sensi - costituisce innanzitutto un invito a leggere la mens che ha mosso milioni di persone a compiere il pellegrinaggio gerosolimitano che, per gli occidentali, divenne un imperativo categorico dopo che Urbano II a Clermont, nel 1095, predicò la crociata, invitando i cristiani a intraprendere l'iter Iherosolimitanum, per liberare la città santa dalla servitù dei nemici della fede. La crociata, predicata dal papa e dai suoi delegati, non fu infatti una guerra santa, ma una forma originale di pellegrinaggio. Al grido di 'Deus lo volt', i crociati posero, sulla propria veste, una croce di panno, simbolo del voto che si doveva sciogliere a Gerusalemme”.

 

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