Rieti Cuore Piccante allunga la tentazione: quattro giorni di Fiera campionaria mondiale del Peperoncino

“Rieti Cuore Piccante”, la Fiera campionaria mondiale del Peperoncino, dà appuntamento quest’anno da giovedì 27 a domenica 30 agosto 2015 nel centro storico di Rieti. La splendida cittadina della Sabina è dunque per il quinto anno consecutivo l’ombelico del mondo piccante, per quattro giorni al centro dell’interesse di appassionati, gourmet o semplici curiosi. Una manifestazione sempre più seguita, come testimoniato dal crescente numero di presenze, che nel 2014 ha toccato la quota record di 150.000 partecipanti.

 

(TurismoItaliaNews) “Rieti Cuore Piccante è ormai un vero e proprio punto di riferimento per tutti gli amanti del peperoncino - racconta Stefano Colantoni, presidente dell’Associazione Peperoncino a Rieti – per questa edizione abbiamo preparato un programma ricco di iniziative con contenuti inediti ed interessanti, mentre le richieste di partecipazione da parte di espositori provenienti da tutta la Penisola stanno raggiungendo numeri senza precedenti”. Cuore della fiera è come sempre la mostra di centinaia di varietà di peperoncini, compresi i temuti ed amati super hot. Senza dimenticare il Campo Catalogo - presso il Centro appenninico “Jucci” dell'Università di Perugia - che può vantare una raccolta di migliaia di specie dell’oro rosso della tavola.

 

Rieti Cuore Piccante si è distinta in pochi anni non solo per il suo contenuto enogastronomico, ma anche per i risvolti socio-culturali e di carattere economico, dimostrandosi così un volano fondamentale per l’intero territorio reatino. “È stimolante constatare – commenta Colantoni - come ogni anno cresca la dimensione internazionale della manifestazione, con ospiti e visitatori provenienti da ogni angolo del pianeta, qui presenti per celebrare un prodotto straordinario, capace di unire simbolicamente Paesi e genti lontane”. Internazionalità dell’evento sottolineata, come è logico che sia nell’anno dell’Esposizione Universale, dal progetto Expo 2015 del Reatino "ReAte Well – quando il cibo è storia". Un progetto che vede il Comune di Rieti impegnato insieme ad altri undici partner istituzionali, tra i quali l’Associazione Peperoncino, e che ha come obiettivo principale quello di promuovere un'offerta integrata del territorio, un sistema competitivo per mettere in rete e valorizzare le risorse culturali, ambientali e religiose che il territorio offre, con un filo conduttore che saranno le eccellenze enogastronomiche locali. Paniere agroalimentare locale nel quale il peperoncino è entrato ormai a far parte di diritto.

 

Rieti Cuore Piccante è organizzata dall’Associazione Peperoncino a Rieti con la collaborazione dell’Accademia Nazionale del Peperoncino, degli enti locali, Camera di Commercio e Confcommercio Rieti, della Regione Lazio e del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

È nelle Americhe del Sud che va collocata la culla del peperoncino. E la sua, va detto, non è certo una storia recente dal momento che si hanno notizie del suo utilizzo risalenti addirittura a 10.000 anni fa (se ne sono trovate tracce sia a Tehuacan, nel Messico, che in Perù). Mentre, già nel 5.500 a.C., lo si coltivava in modo continuativo e razionale. Per popolazioni precolombiane come Aztechi, Incas, Maya e Toltechi, era un alimento conosciuto e apprezzato al punto da essere considerato, per alcune di queste civiltà, addirittura sacro. Inoltre, non sfuggiva loro il valore commerciale del peperoncino, tanto è vero che veniva utilizzato come moneta di scambio. Esistono diverse leggende legate alla fase precolombiana del Capsicum: tra le più suggestive vale la pena citare quella che vede protagonista Montezuma, ultimo re degli Aztechi. Fatto prigioniero dalle truppe spagnole comandate da Cortez, il monarca si nutriva di pietanze a base di peperoncino, la qual cosa gli consentiva di trascorrere il tempo intrattenendosi con una sorta di harem formato da sue concubine. Fu comunque Cristoforo Colombo a importare, nel 1514, il peperoncino in Europa. La cosa non piacque ai Portoghesi, praticamente monopolisti del pepe nero e quindi poco propensi ad accettare l’arrivo, nel Vecchio Continente, di un competitor di quel tipo. Ma alla fine rimasero tutti mediamente scontenti. I Portoghesi, perché poco poterono contro un rivale tanto buono e decisamente economico, vista la facilità di coltivazione anche nei Paesi del Mediterraneo. E gli Spagnoli, che non lo giudicarono inizialmente un business all’altezza delle aspettative. In compenso risultò assai apprezzato dai ceti sociali più bassi della popolazione che lo consumavano in grande quantità, al punto che il peperoncino venne definito “la droga dei poveri” (e in effetti non va dimenticato che il Capsicum contiene oppioidi il che procura, in chi lo consuma, una diffusa sensazione di benessere). Difficile, ancora oggi, stabilire a chi vada attribuito il merito della diffusione del peperoncino in Asia e Africa. Secondo alcuni fu Magellano, secondo altri il peperoncino arrivò in queste terre per vie diverse. Comunque sia andata, resta il fatto che tanto in Africa, quanto soprattutto nel mondo orientale, il Capsicum è diventato un protagonista indiscusso delle cucine di questi luoghi.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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