Le Sebadas di Sardegna diventano Igp, la dolce tradizione dell’Isola è espressione della cultura agropastorale locale

images/stories/sardegna/Sebadas_01.jpg

 

Giuseppe Botti, Cagliari

Nascono sull’Isola come espressione della cultura agropastorale locale e la relativa produzione non si è mai diffusa oltre i confini regionali. Oggi sono testimonial inconfondibili della regione e la loro bontà è apprezzatissima. Sono le Seadas della Sardegna, ora ufficialmente un prodotto a Indicazione geografica protetta. Questo tipico dolce sardo è stato infatti iscritto nel registro dei prodotti Igp europei lo scorso 3 luglio. Il decreto include tutte le (numerose) varianti del nome: sebadas, ma anche seadas, o sabadas oppure seattas oltre a savadas e sevadas. Chiamatele come volete, ma non cambia la sostanza. E soprattutto la tradizione.

 

(TurismoItaliaNews) L’isolamento della Sardegna ha permesso di dare i natali a specialità, anche pastarie, senza uguali e fortemente caratteristiche, preservandole da contaminazioni esterne. In un’offerta fortemente caratterizzata, le Sebadas (o Seadas, Sabadas, Seattas, Savadas, Sevadas che dir so voglia) emergono, come un formato di pasta ripiena unico, tra i più caratteristici e geograficamente individuabili. Non sono note nel panorama nazionale ed estero produzioni uguali, né si riscontrano tipologie similari per forma, dimensione e ripieno tanto più che pur trattandosi di un prodotto pastario a tutti gli effetti, viene infatti servito e consumato come dolce e anche in questo, risiede l’unicità del prodotto.

Storia vuole che venissero servite al pastore al rientro dalla transumanza, come piatto di bentornato e di gratitudine per il lavoro fatto. Pur essendo una specialità che si considera originaria del centro Sardegna, la territorialità della produzione si è declinata nel tempo con le varianti nel formaggio utilizzato per il ripieno, che sono diverse - ovino, vaccino o caprino – in ragione della vocazione locale. Le Sebadas di Sardegna costituiscono di fatto il trait d’union tra le due filiere tradizionali e fondamentali del comparto agro alimentare sardo: quella cerealicola e quella lattiero – casearia, a cui si aggiunge l’impiego dello strutto, a testimoniare la relazione indissolubile anche con l’allevamento suino. Altro elemento fortemente radicato nell’economia e nella cultura isolana. Perché il prodotto possa essere Igp deve avere caratteristiche precise: tra queste, indicate nel disciplinare, deve essere prodotto in Sardegna, non superare il peso di 300 grammi, contenere strutto, formaggio (che può essere pecorino, caprino o vaccino), e scorza di arancia o limone. Lo zucchero nel ripieno e il tuorlo d’uovo nell’impasto sono ammessi ma non indispensabili. Sopra vanno ricoperte di miele o zucchero.

Con le sebadas salgono a 323 i prodotti a indicazione geografica italiani, ai quali si aggiungono 527 vini, per un totale di 850 denominazioni protette. La Sardegna conta 42 denominazioni tra Dop e Igp, di cui 9 cibi e 33 vini.

Chi siamo

TurismoItaliaNews, il web magazine che vi racconta il mondo.

Nasce nel 2010 con l'obiettivo di fornire un'informazione efficace, seria ed obiettiva su tutto ciò che ruota intorno al turismo...

Leggi tutto

Questo sito utilizza cookie, di prima e di terza parte, per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, clicca qui. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Leggi la Cookie Privacy...