Il santuario di pietra in stile neogotico sulla collina di Castelpetroso: un pretesto in più per esplorare il magnifico Molise

Giovanni Bosi, Castelpetroso / Molise
Domina la collina con la sua insolita silhoutte. Insolita per questo meraviglioso territorio, ma al contempo suggestiva e carica di significati. E sì, perché a ben guardare lo stile neogotico in architettura esprime l’aspirazione a raggiungere il cielo e quello che c’è oltre. E la mole possente del Santuario di Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso questa sensazione riesce a trasmetterla. Siamo in Molise, in provincia di Isernia.
(TurismoItaliaNews) Una bella pianura coltivata, dolci colline con piccoli borghi sulle pendici, più in lontananza le montagne. Guardando a 360 gradi questo pezzo di Molise, hai la conferma di quanto sia bella questa regione ancora ingiustamente troppo poco conosciuta e valorizzata. Ma basta venirci una volta per innamorarsene ed avere la voglia di tornarci quanto prima. Il modo migliore per apprezzarla è andare in perlustrazione senza necessità di un itinerario ragionato, perché sono il Molise e i molisani a metterti su un piatto d’argento le loro bellezze e le loro eccellenze. E’ comunque un viaggio slow quello che presuppone questa regione, da vedere in qualsiasi momento dell’anno, quando i colori cambiano e le prospettive assicurano attrazioni diverse.
Accanto ad una miriade di magnifici paesini, ci sono luoghi ovviamente ben conosciuti, diventati famosi per essere legati ad eventi e devozione. Come nel caso della Basilica Minore dell'Addolorata di Castelpetroso. Quando questo luogo è la destinazione prescelta, l’emozione non manca già a distanza: il grande complesso religioso in stile neogotico attira inevitabilmente l’attenzione collocato com’è sulla collina in mezzo al verde e per il colore dominante della pietra locale con cui è costruito, a due passi dall'antico tratturo percorso da pastori e pellegrini. Tutto ti aspetteresti, meno che di vedere una costruzione di questo tipo qui in Molise.
Ma dietro alla sua edificazione c’è una storia di devozione popolare a cui si lega un ex voto per una miracolosa guarigione. Questa basilica è infatti un santuario con cui si intende ricordare l’apparizione a due contadine della Vergine Addolorata con il Figlio morto avvenuta il 22 marzo 1888. “Due contadine del luogo erano alla ricerca di una pecorella smarrita quando una delle due si trovò di fronte una visione celeste: nel bagliore della luce si riconosceva l’immagine di Maria Addolorata seminginocchiata con ai piedi il Figlio morto, lo sguardo rivolto verso il cielo e le braccia allargate in atto di offerta. Il 26 settembre 1888 il vescovo di Bojano, Francesco Macarone Palmieri, si recò sul luogo sacro per ‘indagare’ sulle presunte apparizioni ed ebbe lui stesso la grazia di vedere la Madonna Addolorata così com’era apparsa alle due contadine” racconta la storia. E’ da quel momento che fede, devozione e tradizione, sull’onda di episodi analoghi accaduti in altri luoghi d’Europa, porta all’avvio del cantiere della grande chiesa, i cui lavori dureranno dal 1890 al 1975. Progettata dall’ingegner Francesco Gualandi di Bologna, la commissione è del conte Carlo Acquaderni come voto per la miracolosa guarigione del figlio Augusto.
“Tutto l'ornato della facciata è opera di artisti della pietra locale, i fratelli Chiocchio di Oratino e i fratelli Pasquini di Pietrasanta – ci spiegano durante la visita – le maestose porte in bronzo sono un inno di mariologia. Al di sopra dei portali tre mosaici rappresentano le tappe più significative della Madonna: l'annunciazione, la crocifissione di Cristo e l'incoronazione di Maria unita al Figlio, opera della ditta Ferreri e Bacci di Pietrasanta. All’interno, si ammirano i mosaici dei santi più venerati in Molise, gli Evangelisti e i Profeti”. Nella basilica si conservano una reliquia (un dente) di San Gabriele dell'Addolorata, e un busto in bronzo di Giovanni Paolo II con una reliquia di sangue all'interno.
Al di là del significato religioso, l’insieme assume un valore scenografico di grande effetto, sino a diventare un elemento di grande caratterizzazione del territorio, un presidio di fede, un punto di riferimento, di certo un elemento qualificante di questo meraviglioso Molise.
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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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