Pampavia, il simpatico dolce di Ceresole d’Alba: dal Piemonte una tradizione che rallegra e mette di buon umore
Fabrizio Salce
Ceresole d’Alba / Piemonte Sul sito del Comune roerino di Ceresole d’Alba alla voce Pampavia trovate questa dicitura: “Un curioso nome, di cui non è nota l'origine e il significato - pampavia -, contraddistingue questo tipico biscotto ceresolese, di antica tradizione familiare. Viene preparato con uova, zucchero e farina e cotto in forno a temperatura di 200 gradi, per circa 10 minuti, e confezionato in involucro di plastica trasparente, per lo più nel peso di 1/2 kg. Prodotto semplice, di sapore fresco e naturale, s'accompagna con latte, caffè-latte, tè e, a fine pasto, con gli eccellenti vini del Roero”. Tanto semplice quanto buono, un dolce che rallegra e mette di buon umore, una piccola specialità di un territorio.
(TurismoItaliaNews) Per motivi televisivi, in autunno non si esclude di trovare il Pampavia nella rubrica di gastronomia del Tg2, Eat Parade, ho cercato qualche notizia in merito e, come riportato dal Comune, certezze sul curioso nome non ne ho trovate. Orsolina Ferrero, vedova Giacone, arvangista Doc classe 1928, ceresolese ma da tempo cittadina di Montaldo Roero, mi dice che secondo qualche anziano il nome derivi da un aneddoto. La prima volta che venne prodotto il nostro biscotto qualcosa andò storto e qualcuno in dialetto disse: “Campa via!” (Butta via). Ci fu un secondo tentativo e questa volta tutto andò per il meglio, motivo per cui l’espressione dialettale fu ben diversa: “Campa nen via!” (Non buttare). Da qui il nome Pampavia. Non è storia sia chiaro, ma un delizioso pensiero sul passato. Gian Mario Ricciardi, giornalista, nell’intervista per il servizio televisivo fa invece riferimento alla storica battaglia di Ceresole d’Alba. Siamo nel 1544, Carlo V e Francesco I, reduci dalla battaglia di Pavia, si affrontano su questa terra del Roero e, chi lo sa, che durante quelle sere d’armi qualcuno non preparò l’antenato dell’odierno Pampavia. Anche questa non è storia certa, la certezza è che in quella grande sfida si contarono ben 10 mila morti. Per gli interessati a Ceresole è stato allestito un museo, MUbatt, dedicato proprio alla grande battaglia.
Ma torniamo al dolce. Tanto semplice quanto buono, dalla graziosa forma tondeggiante. Pochi gli ingredienti, uova, zucchero e farina, una cottura veloce e un pizzico di maestria del fornaio. Aldo Chiesa, panettiere a Sommariva Bosco ma titolare di un punto vendita anche a Ceresole me li ha preparati a dovere per il servizio tv. Ha montato le uova con lo zucchero e aggiunto al momento giusto la farina. Ha poi inserito il composto all’interno di una sac à poche e preparato sulle teglie i dischetti che, una volta cotti, risultano essere i nostri biscotti. Semplice ma ghiotti. Aldo realizza anche delle versioni con il cioccolato, con il pistacchio e durante il mese di settembre quando a Sommariva Bosco va in scena il Festival dei Mieli “Amél l’Amèl” anche con il miele.
I Pampavia si gustano così come sono al naturale, sono morbidi e saporiti, ma anche con vari compagni di gusto. Uno è proprio il miele. Tonino Strumia, personaggio poliedrico di Sommariva, grande scopritore di prodotti di nicchia di altissima qualità non solo piemontesi, è da tempo definito “Cacciatore di mieli”. A lui il mondo del miele deve veramente tanto, passione e competenza ne hanno fatto un vero intenditore. Non mi dilungo su Tonino al quale molti colleghi negli anni gli hanno dedicato articoli e servizi mediatici di primo livello, cito invece due mieli da lui scelti per l’abbinamento al Pampavia per la registrazione televisiva. Una melata di nocciolo del Roero, prodotto raro molto apprezzato anche dagli chef in cucina; e un miele di ailanto, l’albero del paradiso, con il suoi sentori di fico d’india, pesca e uva moscato.
Miele a parte un altro abbinamento ottimale per il Pampavia è sicuramente una tazza di buon the, ma non dimentichiamoci dove siamo, e allora un vino da uve passite, nel Roero non può che essere un Arneis. Tanto semplice quanto buono, un dolce che rallegra e mette di buon umore, una piccola specialità di un territorio che annovera nel suo paniere gastronomico prodotti come la tinca, gli asparagi, i peperoni, le fragole, la birra, gli insaccati, i prodotti allo zenzero, i mieli e le confetture.