Varchi la Porta Reale e ti ritrovi in un libro di storia: ad Alessandria la Cittadella racconta di re e imperatori, di eroi e sognatori

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Giovanni Bosi, Alessandria / Piemonte

Una città nella città, ma soprattutto un simbolo. Storia, architettura militare, ideali di libertà, esempio di riuso: sono tanti i punti di vista che possono raccontare la Cittadella di Alessandria, baluardo della provincia piemontese e in qualche modo espressione dell’orgoglio degli abitanti di questa bella città che assurge ad hub del Monferrato. Attraversare il Tanaro e varcare la Porta Reale dopo essere passati sul Ponte Morto, è un must. Non farlo, sarebbe un peccato…

 

(TurismoItaliaNews) Sembrano quasi contrapposte le due città, separate dal fiume che normalmente scorre placido. Il Tanaro in realtà in passato si è fatto sentire eccome con le sue devastanti alluvioni, ma parlare di Alessandria senza pensare a questo grande corso d’acqua che si può ritenere il più lungo d’Italia (se si considera l’intera asta fluviale di oltre 700 km tra la sorgente del torrente Negrone e la foce nell’Adriatico). E soprattutto senza vederlo, perché nel paesaggio è un elemento irrinunciabile ed onnipresente. Nel senso che tra la città “reale” e quella “militare” scorre sinuoso, rendendo i due poli un unicum anziché due luoghi distinti. Ecco perché la contrapposizione è solo apparente. Parliamo del cuore storico di Alessandria e della Cittadella, quella che negli ultimi trecento anni ha condizionato l’agenda di questi luoghi, ambitissimi perché strategici. Due nomi su tutti, per farla corta: i Savoia e Napoleone Bonaparte.

Varchi la Porta Reale e ti ritrovi in un libro di storia: ad Alessandria la Cittadella racconta di re e imperatori, di eroi e sognatori

Varchi la Porta Reale e ti ritrovi in un libro di storia: ad Alessandria la Cittadella racconta di re e imperatori, di eroi e sognatori

Così quando si varca la Porta Reale, si entra direttamente in un libro di storia, piombando in un posto che oggi sembra senza tempo, ma dove ogni mattone, ogni pietra angolare, ogni bastione ha da raccontare qualcosa. E per questo la Cittadella è un po’ il punto di partenza di un tour alla scoperta di Alessandria, che pure vanta origini ben più antiche della costruzione della fortezza: prima della conquista romana il territorio era popolato dagli Statielli, popolazione che apparteneva al gruppo dei Liguri. Ma questo enorme complesso che bisognerebbe avere la fortuna di vedere dall’alto per apprezzare la sua forma di stella, è troppo importante per non considerarlo per primo. Qui aleggia il tricolore dei moti insurrezionali, qui si avverte la presenza di Napoleone, qui siamo in una delle fortezze più belle e meglio conservate dell’intera Europa e nella quale l’Italia ha potuto rispecchiarsi quale emblema della propria unità e libertà.

Già, ma perché c’è la Cittadella? Tutto comincia tra il 1706 e il 1713, quando a seguito della guerra di successione spagnola, i Savoia occupano Alessandria, formalizzando il possesso alla firma del trattato di Utrecht, primo passo fondamentale per l’espansione sabauda sul versante italiano. L’accordo tra l’Imperatore d’Austria e il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II (che riceve le province di Alessandria e di Valenza e le terre situate tra il Po e il Tanaro) dà la stura alla costruzione della fortezza su progetto dell’ingegnere militare Ignazio Bertola, con l’intento di incrementare la sicurezza dei nuovi territori del Regno. E tra le mille successive peripezie, oggi la Cittadella è una delle più importanti testimonial della fortificazione permanente del diciottesimo secolo, oltre che della stessa Alessandria.

Varchi la Porta Reale e ti ritrovi in un libro di storia: ad Alessandria la Cittadella racconta di re e imperatori, di eroi e sognatori

Varchi la Porta Reale e ti ritrovi in un libro di storia: ad Alessandria la Cittadella racconta di re e imperatori, di eroi e sognatori

Passeggiare tra le costruzioni e lungo gli ampi spazi della fortezza, consente quasi di udire riecheggiare i tanti, diversi rumori che si sono alternati nel tempo. “Rimasta pressoché intatta nelle sue strutture difensive e nel complesso degli splendidi edifici interni, si offre a tutti i visitatori interessati a compiere un’immersione nel cuore stesso della storia patria, nel recupero di quegli ideali che tanti sacrifici e tanto sangue sono costati agli uomini del Risorgimento. Ma non basta: la Cittadella, da cui sono partiti i primi moti del 1821, offre anche uno spaccato storico di enorme valore per chiunque sia interessato a ricostruire il processo attraverso cui sono maturate le idealità che oggi sono alla base della nostra democrazia” ci viene spiegato durante la nostra visita. Basti pensare che in occasione dei moti insurrezionali del 1821 i soldati della guarnigione piemontese insorsero impossessandosi della fortezza e dichiarando fedeltà al re Vittorio Emanuele I, pretendendo tuttavia la proclamazione della Costituzione. Carlo Alberto, erede al trono, dapprima offrì il suo appoggio per poi, in seguito, ritirarlo. Fu allora che Santorre di Santarosa innalzò sulla Cittadella il tricolore carbonaro, proclamando la Costituzione e dichiarando guerra all’Austria. Ma i tempi non erano maturi anche se l’intuizione era perfetta. Non finì bene…

E oggi cosa si vede quindi? Varcato il cancello d’ingresso e percorso il “ponte morto” che attraversa il grande fossato oggi sen’acqua, si entra nella Cittadella, di forma esagonale, trovandosi di fronte a tutto questo. La Porta Reale è una possente ed elegante costruzione a due piani fuori terra, che ospitava un nutrito corpo di guardia, tra i grandi bastioni Sant’Antonio a destra e Santa Cristina a sinistra. Bastione Sant’Antonio ospita una delle casematte: è un magnifico esempio di formidabile baluardo a foggia pentagonale, costruito con possenti murature di enorme spessore su due piani sovrapposti, con una superficie complessiva di pavimenti ammattonati superiore a 10mila mq, il tutto ricoperto di terra inerbita, per una spessore superiore al metro. La Salle d'Artifice è invece un enorme e massiccio fabbricato fatto realizzare da Napoleone su due piani fuori terra, con un piano attico.

Varchi la Porta Reale e ti ritrovi in un libro di storia: ad Alessandria la Cittadella racconta di re e imperatori, di eroi e sognatori

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Varchi la Porta Reale e ti ritrovi in un libro di storia: ad Alessandria la Cittadella racconta di re e imperatori, di eroi e sognatori

La Caserma Beleno è un immenso ed elegante palazzo, sede del governatore della fortezza, dotato di numerose sale e di un grandissimo salone centrale per feste, il tutto disposto ai piani rialzato e nobile; al piano seminterrato si trovano il Sacrario ai Caduti di tutte le guerre, nonché numerosi locali di servizio; nel sottotetto, dove alloggiava un nutrito corpo di guardia, si trovano alcune celle, una delle quali ha visto prigioniero il martire alessandrino Andrea Vochieri. C’è anche il Cippo del Ricordo a cui è affidata la commemorazione dei sei partigiani catturati dai tedeschi nei rastrellamenti  e fucilati contro il muraglione esterno del Bastione Santa Barbara, tra febbraio e marzo 1945. La Piazza d’Armi è un enorme spazio aperto centrale nel cui angolo occidentale si vede la Porta del Soccorso che reca ancora in tutta evidenza i segni degli attacchi aerei degli Alleati (1944-45).

Non manca l’ospedale, un grande edificio su tre cortili e due piani fuori terra capace di ospitare oltre 700 posti letto; sorge sul retro della Caserma Giletti (già quartiere San Michele) che invece prospetta sulla Piazza d’Armi. La Polveriera è una delle tre di cui la fortezza era dotata: un basso, massiccio e poderoso edificio con pareti interne e pavimenti foderati in legno. Nella Palazzina del Comando (ex panificio) sono stati individuati pozzi di acqua viva nell’interrato, ma qui si era in grado di produrre pagnotte per oltre 10.000 soldati. Infine il Bastione Santa Cristina: non ha casamatta e per quanti ancora se la sentissero vale la pena arrampicarsi sulla piattaforma per godere di un colpo d’occhio eccezionale sulla città e sulla Cittadella.

Varchi la Porta Reale e ti ritrovi in un libro di storia: ad Alessandria la Cittadella racconta di re e imperatori, di eroi e sognatori

Da qualche anno la Cittadella, oltre ad essere sede della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria Asti e Cuneo, è in gestione al Comune di Alessandria, che sta pensando ad un progetto complessivo di riuso e fruizione. Le idee sono molte. E qualsiasi sarà la destinazione finale, continuerà ad essere sempre il punto di partenza per l’esplorazione della città, dove il visitatore è atteso da Palazzo Rosso, Palazzo Cuttica, il Palatium Vetus, il Palazzo delle Poste, Palazzo Ghilini, la cattedrale di San Pietro, il Museo Borsalino, il Palazzo del Monferrato, la chiesa di Santa Maria di Castello…

Per saperne di più
www.alexala.it/it
www.comune.alessandria.it

 

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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – twitter: @giornalista3

 

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