Jambo Zanzibar! Suggestioni che si portano a lungo nel cuore: viaggio nell'isola tanzanese
Giovanni Bosi, Zanzibar / Oceano Indiano
Se avete il gusto della ricerca, Zanzibar è il luogo ideale per voi. I profumi della frutta, gli aromi inconfondibili delle spezie, i colori delle stoffe utilizzate per confezionare gli abiti tradizionali, la raffinatezza del legno scolpito, la suggestione delle pitture con soggetti tribali. E il mare che si rivela la cornice più bella con la sua straordinaria fauna.
(TurismoItaliaNews) Tutto questo colgono gli occhi che si spostano da un oggetto all’altro, da un soggetto all’altro mentre si passeggia per Stone Town, la città di pietra, o ci si perde nei propri pensieri lungo le grandi spiagge bianche ingigantite dalla bassa marea. Se è vero che esiste il mal d’Africa, Zanzibar suscita suggestioni che si portano a lungo nel cuore. Inevitabile portare a casa qualcosa che ricordi questa grande isola dell’Oceano Indiano e la sua barriera corallina, ideale per immersioni e snorkeling.
Passeggiando per il borgo vecchio rimasto praticamente intatto negli ultimi duecento anni, tanto da essere inserito dall’Unesco nel Patrimonio mondiale dell’umanità, si possono comprendere molti aspetti della storia di questo arcipelago ed apprezzare il lavoro dei suoi abitanti. Certo, la globalizzazione si fa sentire e non è una rarità imbattersi in uno splendido Masai arrivato dall’interno della Tanzania con un improbabile Rolex al polso e il cellulare in mano. Ma è l’insieme che va colto, perché in questo angolo del mondo c’è ancora molto di vero.
L’influenza africana evidentemente è fortissima, ma in realtà le contaminazioni asiatiche si fanno sentire. Arabi, indiani, europei hanno convissuto (e convivono) accanto alle etnie Tumbatu e Hadimu di origine bantu. Se Zanzibar in passato è stato un crocevia per il mercato degli schiavi, oggi lo è per il turismo internazionale. Gente che va e che viene, ma per tutt’altro motivo. E la visita dei luoghi più emblematici aiuta lo shopping, inevitabile e irrinunciabile per chi arriva in un Paese come questo.
Stone Town si caratterizza per i portoni in legno di cedro scolpito e borchiati di rame, o le persiane delle sue case, le cosiddette mashrabeye in legno abilmente lavorato. Portarsi a casa un portone è assai improbo, ma l’abilità degli artigiani si riscontra in molti altri oggetti: esplorare mercatini e negozi in tutta l’isola dà la possibilità di trovare una vasta gamma di prodotti locali e manufatti che sono la massima espressione della creatività della popolazione. La diversità delle culture consente di portare a casa anche piccoli tesori di vario tipo, per soddisfare ogni gusto e budget. Come ad esempio uno straordinario poggiatesta in legno intagliato: scomodissimo, ma bellissimo, addirittura geniale. Oppure bastoni da passeggio, statuette di Masai ricchi di perline e sculture di vario genere realizzate in ebano, frutto di trecento anni di tradizione. Come le maestose maschere Makonde (un pezzo delle tradizioni più profonde di questa zona del mondo) o le pipe in “schiuma di mare”.
E ancora scatoline scolpite per contenere gioielli, libri di legno da usare a mo’ di sostegno nella libreria di casa, o persino mobili etnici dalle finiture perfette, perfino di classe. Le decorazioni sono tipiche e inconfondibili: dai fiori di loto ai pesci, da figure simboliche alle catene che evocano il fantasma della schiavitù. Oppure se amate il ritmo, gli strumenti musicali sono altrettanto una tradizione, percussioni soprattutto con diversi tipi di tamburo. O magari una pittura (di cui l’artista potrà fornirvi persino il suo certificato di autenticità) con scorci delle spiagge o della città.
Camminando in riva all’Oceano se ne trovano moltissimi e con un po’ d’occhio si può individuare chi ha stoffa. Già, stoffa: perché poi c’è il capitolo dei tessuti e dei prodotti di sartoria, come i coloratissimi kanga o kitenge (gli abiti tradizionali delle donne). Tessuti Masai, camicie tradizionali, cappelli, sciarpe e ricami sono disponibili nella maggior parte dei mercati. Scavando tra le bancarelle e nei piccoli negozi, si possono trovare piacevoli sorprese a prezzi molto economici. Ovviamente non mancano i piccoli monili, la bigiotteria artigianale e tante perline. Il loro uso è iniziato molto tempo fa tra le popolazioni locali, che erano solite indossare ornamenti a base di uova di struzzo, conchiglie e altri materiali naturali. Le perline sono arrivate dal vicino Oriente, da India e da Europa, tra il X e il XV secolo. Questi “gioiellini” in stile Masai o swahili possono tornare comodi come cadeau “facile” e creativo.
I vicoli di Stone Town sono piene di bazar dove venditori ambulanti vendono curiosità. Il mercato, inaugurato nel 1904, si trova in Creek Road, al di là della stazione degli autobus. Frutta, fiori, spezie, verdure e souvenir: si trova davvero tutto. Per le spezie si può fare un salto allo “Spice Shop” nella zona Kiponda: il negozio vende una vasta gamma di spezie e prodotti artigianali. La terrazza - ristorante offre pasti leggeri accompagnati da ottimi aromi speziati provenienti dal negozio sottostante.
Per finire la giornata si può fare un salto a Prison Island per dare un’occhiata alla famiglia di tartarughe giganti arrivate qui dalle Seychelles nel XIX secolo. Nel piccolo ristorante si può gustare il pesce appena pescato. Con piacere vi diranno “Chakula chema!”, buon appetito! Impressioni ulteriori da aggiungere nella valigia. Insomma da Zanzibar ben più di un semplice souvenir.

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