Quando la tradizione si beve: un bicchiere di Vin Santo di Vigoleno Doc racconta territorio, storia, passione e persino qualche leggenda

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Giovanni Bosi, Vigoleno / Emilia-Romagna

Se amate sorseggiare un bicchiere di vino che sappia raccontarvi un territorio, una storia, una passione e persino qualche leggenda, quel che fa per voi è il Vin Santo di Vigoleno Doc. Tutto quello che c’è dietro quel nettare ambrato, dal sapore piacevolmente dolce di uve appassite e un profumo intenso e delicato, è un mondo da approfondire. Nasce in un piccolo lembo dei Colli Piacentini, a due passi da quel Castello fondato nel decimo secolo amato per l’eleganza delle sue forme e l’integrità del sistema difensivo. “Qui tutto è genuino, perché genuino ne è il sapere” chiosa il vignaiuolo Giuliano Visconti.

 

(TurismoItaliaNews) Questo è il luogo giusto per essere viaggiatori. Non turisti, attenzione. Perché arrivando su queste dolci colline del Piacentino, dove i vigneti ricamano il paesaggio e lo rendono dolce e intrigante, si vivono esperienze da fare proprie e poi da raccontare, magari proprio sorseggiando un bicchiere di vino nato da queste parti, in compagnia delle persone a cui si tiene di più. Sì, perché sui Colli Piacentini si producono vini incredibili, incredibilmente ancora troppo poco apprezzati per le sensazioni generose che donano ai cinque sensi. E che nulla hanno da invidiare a vini blasonati di altre zone d’Italia.

Il Castello di Vigoleno

Quando la tradizione si beve: un bicchiere di Vin Santo di Vigoleno Doc racconta territorio, storia, passione e persino qualche leggenda

Quando la tradizione si beve: un bicchiere di Vin Santo di Vigoleno Doc racconta territorio, storia, passione e persino qualche leggenda

Un alfiere in tal senso è il Vin Santo di Vigoleno Doc, perché grazie alla sua storia si può meglio capire il cuore di questo territorio e la mente del suo viticoltore. Questo passito da meditazione, che trova le sue radici solo nel territorio del castello e del suo borgo, è parte integrante della tradizione enologica e della priorità nella cura del vigneto, pilastri su cui si fondano la conoscenza e l’immagine dei vini Doc “Colli Piacentini”. Un’antica nobiltà suffragata da tanti reperti e testimonianze uniche ed inconfutabili. Oggi la lunghissima tradizione del Vin Santo è portata avanti da sei eroici produttori in altrettante cantine (pensate che ogni anno se ne producono appena 1.500 bottiglie!) che applicano alla lettera il rigido Disciplinare scritto per preservare tradizione e qualità del Vigoleno Doc, a partire dalle uve impiegate: la Melara, varietà a bacca bianca, autoctona e coltivata a partire dal Trecento; e la Santa Maria, altra varietà a bacca bianca coltivata qui dall’Ottocento.

Tradizione di famiglia

“La storia del Vin Santo di Vigoleno profuma d’antico” sottolinea con entusiasmo Giuliano Visconti della Cantina Visconti. E’ dal 1960 che la sua famiglia è impegnata in questo lavoro nella zona di produzione Doc più piccola d’Italia: dal fondatore Pietro l’opera è stata tramandarla sino all’attuale quarta generazione. E Giuliano è anche il presidente dell’associazione che riunisce i produttori del Vin Santo, “che nasce secoli or sono dai frati che abitavano il castello insieme a duchi e dame – ci racconta – un vino liquoroso realizzato con le uve del territorio che deliziava paesani e cortigiani. ‘Santo’ perché la pressatura delle uve in passato avveniva nella settimana antecedente al Natale”. I secoli sono passati, ma le modalità in cantina sono praticamente le stesse. La Santa Maria e la Melara costituiscono il bland con un minimo del 60%, con il contributo di uve dei vitigni Bervedino o Ortrugo oppure Trebbiano Romagnolo, nella misura massima del 40%. Tutte nate assolutamente sulle colline fra la Valle dell’Ongina e la Valle dello Stirone.

Quando la tradizione si beve: un bicchiere di Vin Santo di Vigoleno Doc racconta territorio, storia, passione e persino qualche leggenda

Quando la tradizione si beve: un bicchiere di Vin Santo di Vigoleno Doc racconta territorio, storia, passione e persino qualche leggenda

Quando la tradizione si beve: un bicchiere di Vin Santo di Vigoleno Doc racconta territorio, storia, passione e persino qualche leggenda

Un vino santo, ma perché?

“Quella che seguiamo è una tradizione secolare tramandataci dalla terra che lavoriamo – aggiunge Giuliano Visconti - vigneti e terreni fanno infatti parte del territorio del Castello di Vigoleno, di antica fortificazione. Un tempo la comunità ruotava intorno alle figure sacre di frati e sacerdoti, che tra riti e cerimonie scandivano il passare del tempo e infondevano tanta speranza quanto timore. Fu proprio in questo tempo che nel borgo fortificato i frati sperimentarono un nuovo metodo per la produzione di un vino denso e ambrato, durevole nel tempo. Lo chiamarono ‘Vin Santo’, poiché versato di lì in avanti durante le cerimonie religiose più importanti. Le uve utilizzate venivano coltivate dai contadini del contado e poi donate alla Chiesa, che le portava ad appassire e invecchiare nelle profondità degli scantinati del castello. Durante l’appassimento i grappoli rimangono verdognoli o assumono un colore giallo/arancio, differenziandosi dalla Melara per la minor disidratazione – ci spiega - riducendosi così l’azione della muffa nobile, aumenta la resa produttiva. Durante l’affinamento in botte conferisce al vino sapori eleganti e un dolce aroma molto inteso, alcolico, sapido”.

Metodo antico per vocazione

“Per il Vin Santo di Vigoleno Doc è vietato l’uso di solfiti e delle filtrazioni durante le varie fasi di vinificazione” aggiunge Valentina Fontanive. Le uve destinate alla produzione devono essere accuratamente scelte e appassite con il metodo tradizionale solo su graticci, con controllo fino alla spremitura, che può avvenire solo dopo il 1° dicembre dell’anno di raccolta, in modo da raggiungere un contenuto zuccherino non inferiore al 30%. L’invecchiamento deve durare almeno di 60 mesi, di cui almeno 48 mesi in botti di legno a partire dal 1° novembre dell’annata di produzione delle uve; per entrambi il periodo di invecchiamento in legno deve avvenire in botti di capacità non superiori a 500 litri. Giocoforza si intuisce anche perché il prezzo è quel che è: il più invecchiato arriva sino a 300 euro a bottiglia. E’ anche per questo che, per scelta, la Cantina Visconti di Vigoleno produce tutti i suoi vini con metodo ancestrale senza l’aggiunta di solfiti: Gutturnio Dop (vino rosso, uvaggio di Barbera e Bonarda), Ortrugo Dop (vino bianco, uvaggio di Ortrugo in purezza), Monterosso Val d’Arda Dop (vino bianco, uvaggio di Malvasia di Candia, Moscato, Trebbiano Romagnolo e Ortrugo); e poi Bonarda, Barbera, Cabernet Sauvignon, Malvasia, Sauvignon, Chardonnay. “Sono i nostri 15 ettari di vigneto a dettare il ritmo del nostro lavoro – tiene a dirci Giuliano Visconti - applichiamo una lavorazione attenta e naturale, sperimentale e innovativa che poggia sulle solide basi della tradizione. Lavoriamo infatti per lo più a mano, senza l’abuso di macchinari per accelerare la produzione: preferiamo la qualità alla quantità”.

Quando la tradizione si beve: un bicchiere di Vin Santo di Vigoleno Doc racconta territorio, storia, passione e persino qualche leggenda

Il Castello di Vigoleno

Il Castello di Vigoleno

Passione & bellezza

Dal XVI secolo e dalle prime sperimentazioni, il modo di trattare, lavorare e trasformare le uve Santa Maria e Melara non è mai cambiato, nonostante il passare del tempo e l’incalzare del progresso tecnologico. Basta rendersene conto dando un’occhiata al castello di Vigoleno. Quando sei davanti alle mura possenti, al suo mastio, a beccatelli e merli ghibellini, quando sei sul panoramico camminamento di ronda o calchi l’acciottolato tipico di un borgo medievale, ti rendi conto che qui è tutto immutato. Compresa la scenografica bellezza. Incluso fra i Borghi più belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, Vigoleno (nel comune di Vernasca) è un esempio perfetto della logica abitativa del medioevo. La piazza principale con la fontana cinquecentesca ti abbraccia e rassicura, così la chiesa romanica di San Giorgio, realizzata nella seconda metà del XII secolo. Neanche a dirlo è una delle attrazioni del circuito dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Tanta roba, come si dice. Perché non ci sono soltanto i vini 8e che vini!) ma anche i salumi tipici locali Dop: la coppa, il salame, la pancetta… protagonisti di una cucina semplice e tradizionale, ma ricca di gusto.

"La formula di successo e longevità del circuito dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza - sottolinea il direttore Maurizio Pavesi - si deve ad un novero di mecenati, proprietari privati e amministrazioni pubbliche, che divisi tra soci fondatori, ordinari e sostenitori garantiscono dal 1999 l’apertura al pubblico delle storiche dimore. Un sogno, un invito a trascorrere lunghi giorni o piccoli istanti in una terra bella da scoprire e buona da mangiare. Questo è un territorio da scoprire, da vivere, da gustare, da amare. Nel Ducato di Parma e Piacenza emozioni, storia, arte, cultura ed enogastronomia rendono unico il lifestyle di una incantevole terra che si dipana dall’Appennino al Grande Fiume Po. Castelli, rocche, fortezze, regge e manieri sono moderni raccontafiabe per regalarvi un viaggio infinito nel mistero del tempo attraverso diverse epoche dal Medioevo al Rinascimento, dal Seicento Barocco al secolo dei Lumi, dal romantico Ottocento alla Belle Epoque fino al Novecento".

Siete ancora lì? Vigoleno e le sue bontà vi aspettano… Oh, mi raccomando: andate da viaggiatori, non da turisti…

Maurizio Pavesi è il direttore dei Castelli del Ducato

Il Castello di Vigoleno

Il Castello di Vigoleno

Per saperne di più
assvinsantodivigoleno.it
cantinaviscontivigoleno.com
castellidelducato.it
galdelducato.it
stradadeicollipiacentini.it
visitvigoleno.it

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