La sacra torre di Fuksas nella Valle Umbra: l'arte moderna della fede a Foligno

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Giovanni Bosi, Foligno / Umbria

Con la sua mole imponente svetta sulla pianura. Non certo per un errore di dimensionamento, l'effetto voluto è proprio questo: creare un nuovo segno sul territorio, un ulteriore polo d'attrazione facendo leva sulla fede. E' l'evoluzione dell'architettura, quella che in passato ha consentito alle città - Foligno compresa - di dotarsi di splendidi edifici sacri, di cupole, campanili. E siccome ogni epoca dà il suo contributo, il terzo millennio dona alla Valle Umbra l'imponente chiesa di San Paolo progettata dall'architetto Massimiliano Fuksas e voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ora il libro “Sursum Corda!” ne svela ogni segreto progettuale.

 

(TurismoItaliaNews) Tutto è nato all'indomani del devastante terremoto del 1997, quando  la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso, tra gli altri interventi, di donare una nuova chiesa alla città di Foligno come attestazione di vicinanza alla popolazione colpita dal sisma. L'opera è cresciuta e si è delineata – tra mille commenti conditi anche dalla polemica - sull'area di via del Roccolo, nella periferia folignate nord. La firma, a seguito di un concorso internazionale, è di quelle “pesanti”: Massimiliano Fuksas, grande architetto internazionale, noto in tutto il mondo e le sue opere si trovano in moltissimi Paesi. Architetto che si scopre anche cittadino capace di trasmettere nelle sue opere il concetto delle periferie, luoghi in cui vive la stragrande maggioranza delle persone, come centro fruibile dalla popolazione.

La chiesa di Foligno è una torre di cemento armato alta 25 metri, dal costo complessivo di oltre cinque milioni di euro, tre e mezzo dei quali stanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana ed un milione e mezzo cofinanziati dalla Diocesi di Foligno. Una vera e propria opera d'arte contemporanea diventata un simbolo della Valle Umbra, ma anche un'espressione delle nuove periferie. Quelle che aspirano (giustamente) ad una riqualificazione come i centri storici.

Dalla casa editrice folignate “Quater” arriva il raffinatissimo volume “Sursum Corda! Chiesa di San Paolo. Un progetto di Massimiliano e Doriana Fuksas”. La progettazione editoriale è di Giampiero Badiali mentre il coordinamento editoriale è di Monica La Torre. I testi sono del cardinale Giuseppe Betori, folignate e arcivescovo di Firenze, di monsignor Gualtiero Sigismondi vescovo di Foligno, di Bruno Mario Broccolo e Doriana Mandrelli. Suggestive ed efficaci le fotografie di Giampiero Badiali, Bruno Mario Broccolo, Luca Cingolani, Carlo Gavazzeni e Moreno Maggi (per gentile concessione studio Fuksas).

“Molto articolato e colorito è il dibattito suscitato dal nuovo complesso parrocchiale di Foligno, progettato degli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas su committenza della Conferenza episcopale italiana – sottolinea monsignor Gualtiero Sigismondi - si tratta di un progetto integrato di architettura, arte e liturgia, che innalza la qualità degli edifici di culto, costruiti dopo il Concilio, nel dialogo tanto con le esigenze più profonde della Riforma liturgica, quanto col contesto urbanistico. La giuria del concorso nazionale bandito dalla Conferenza Episcopale Italiana ha motivato la scelta di questo progetto presentandolo come ‘segno decisivo e innovativo, che risponde alle ricerche internazionali più avanzate, divenendo il simbolo della rinascita della città dopo il sisma’”.

“Non è possibile misurare lo spessore architettonico del nuovo complesso parrocchiale di Foligno senza riconoscere – aggiunge monsignor Gualtiero Sigismondi - che esso, più che costituire un modello di architettura del sacro, rappresenta un esempio di architettura nel sacro. Si tratta di un edificio di culto che interpreta, in maniera tanto originate quanta geniale, il rapporto di parentela tra liturgia ed arte. Papa Montini, il 4 gennaio 1967, rivolgendosi ai rappresentanti selle Commissioni diocesane di liturgia e arte sacra, osservava che ‘l'arte sacra offre al culto il suo dono più puro e più pieno, il dono del linguaggio ineffabile, che rende in qualche modo sensibili le case spirituali, e le case sensibili in qualche modo spirituali’.

Nel precisare la natura del vincolo di parentela tra liturgia e arte, Paolo VI aggiungeva un'importante considerazione: ‘Può darsi che questa inserzione dell'arte nel culto comporti all'arte limitazioni e prescrizioni non poche, e che perciò essa possa, fuori del momento liturgico, rivendicare per sé una maggiore e, in un certo senso, completa libertà; dovrà anzi concedersi questa più ampia e pluralistica possibilità di espressioni, poiché la liturgia, quella pastorale specialmente, voluta dal Concilio, non esaurisce certamente I'immensa fertilità dell'arte, anche se dedicata alla solo espressione religiosa’”.

 

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