All'ultimo minuto: la storia esemplare della legge che ha salvato dalle cave i Colli Euganei

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Racconta una lunga storia che soltanto la passione e la lungimiranza hanno consentito di assicurare un domani ad un paesaggio che è tra i più belli del Veneto e d’Italia: i Colli Euganei. Una vera e propria battaglia quella che per decenni è stata combattuta contro chi consentiva di divorare letteralmente la silhoutte di quei dolci colli che oggi sono un parco regionale e che si stagliano inaspettati nel cuore della pianura veneta con i loro inconfondibili volumi conici. Una cronaca fedele di quel che accadeva e di cosa è stato fatto, arriva dal volume “I Colli ritrovati. Gli Euganei a cinquant’anni dalla Legge che fermò le cave”.

 

(TurismoItaliaNews) Testimoni del loro tempo, hanno voluto ribadire l’importanza di raccontare e di tramandare la lunga storia anche alle nuove generazioni. Ma soprattutto tracciare un percorso che ha portato al varo della cosiddetta legge “Romanato – Fracanzani”, dal nome dei suoi primi due firmatari, la n.1097/71, che ha imposto lo stop alle cave ponendo fine allo scempio del paesaggio, dopo una battaglia civile aspra che coinvolse anche i giovani dei Comitati di Difesa. Descrive tutto questo il volume edito da Banca Patavina, scritto a quattro mani dai giornalisti Renato Malaman e Toni Grossi, dal naturalista Toni Mazzetti e dallo storico Claudio Grandis, ognuno dei quali ha trattato un aspetto della vicenda. Si parla dunque di ambiente, paesaggio, rispetto per il territorio, passioni e lungimiranza.
“Chi ha voluto la legge ha dovuto scontrarsi anche con la mentalità prevalente in quegli anni; che considerava l’attività estrattiva come un valore, un’eredità perfino antro-pologica, un destino ineluttabile. Soprattutto una fonte di lavoro sicuro e vicino a casa” sottolinea Renato Malaman.

All'ultimo minuto: la storia esemplare della legge che salvato dalle cave i Colli Euganei. Un articolo d'epoca del Corriere della Sera

La presentazione del libro a Fratta Polesine, con tutti i "padri" della legge

Se da un lato la battaglia degli Euganei ha salvato da una distruzione irreparabile uno scenario di incomparabile bellezza, dall’altro ha consentito al nostro Paese di munirsi di uno strumento normativo più che necessario, oggi come ieri: “E’ passata alla storia come la prima legge in materia di tutela ambientale approvata dal Parlamento, frutto di una battaglia che coinvolse anche la società civile, attraverso l’impegno appassionato dei tanti giovani che avevano dato vita ai Comitati per la difesa dei Colli Euganei. Questi erano coordinati da Gianni e Franco Sandon e da Sandra Romano, tutti di Battaglia Terme (dove nel dicembre 1968 sorse il primo dei dieci comitati). La legge fece dottrina per salvaguardare altre zone del territorio nazionale in pericolo” evidenzia Malaman.

A quel tempo i Colli Euganei detenevano un triste primato: la più alta produzione al mondo di cemento per chilometro quadrato, con tre cementifici allora in attività. La legge venne firmata anche da altri 26 parlamentari, di tutti i partiti. Fra essi tutti i padovani. Pose fine a uno scempio paesaggistico, che ebbe vasta eco anche nella stampa nazionale. Il primo effetto della legge fu la chiusura entro tre mesi di oltre la metà delle cave in attività, ovvero quelle da cui si estraeva materiale cosiddetto “vile”: pietrisco utilizzato come sottofondo stradale o per rinforzare gli argini del Po. Per le altre cave dei Colli, quelle di trachite da taglio e di marna e calcare per i cementifici, la legge impose una rigida regolamentazione attraverso piani quinquennale da sottoporre all’approvazione regionale. Imponendo anche una ricomposizione ambientale. La quasi totalità di esse con il tempo venne chiusa.

Il giornalista Renato Malaman è uno degli autori del libro

Gli autori

Claudio Grandis. Ha all’attivo numerose pubblicazioni frutto del lavoro di ricerca svolto tra gli archivi e le biblioteche di Padova e Venezia. I temi preferiti della ricerca sono l’idrografia veneta, i mulini idraulici, i boschi e le cave dei Colli Euganei, con incursioni nella storia di palazzi quali Villa Draghi, a Montegrotto Terme, e Villa Mantova Benavides a Valle San Giorgio. Ha curato la stampa di monografie su Cervarese Santa Croce, Rovolon, Tencarola e sul fiume Bacchiglione in collaborazione con altri autori. È membro delle redazioni delle riviste «Padova e il suo territorio», «Terra e Storia» e «Saccisica». Da anni collabora alle pubblicazioni di argomento storico promosse da Banca Patavina. Dal 2015 ricopre la carica di Direttore del Museo Civico della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme.

Toni Grossi. Padovano, settantenne, già ricercatore all’Università di Padova e all’Istituto di ricerca di storia sociale e religiosa di Vicenza, diretto dal professore Gabriele De Rosa. É stato, per vent’anni, giornalista dell’Editoriale quotidiani veneti, poi ha esercitato la libera professione nel campo della comunicazione. Autore di alcuni volumi di storia e cultura locale, tra l’altro ha pubblicato Storia di Padova (2014), Guerra quotidiana. Cronache di vita a Padova /1915-1918) e curato la raccolta I veri ricchi di Padova. Donne, uomini e storie di volontariato (2012).

Renato Malaman è giornalista professionista; nato a Este e risiede ad Abano Terme. Ha lavorato per il Mattino di Padova dall’anno della fondazione (1978). Accanto alla cronaca, ha coltivato un forte interesse per i viaggi e le culture del mondo, visitando finora 122 paesi e realizzando numerosi reportage. Presente anche nel settore enogastronomico, curando pubblica-zioni e guide. Ha al suo attivo una spedizione umanitaria in Guinea Bissau e un’altra «Sulle tracce di Nikola Tesla» da Padova a Belgrado. Tra i riconoscimenti ottenuti, due "Penna d'Oca" (2005 e 2011). L’Assostampa Padovana lo ha premiato nel 2011 per l’inchiesta realizzata a un anno di distanza, nei paesi della Bassa Padovana colpiti dall’alluvione del 2010.

Antonio Toni Mazzetti. Estense, laureato in Scienze naturali, insegnante, ha condotto ricerche sulla storia naturale e antropica del Colli Euganei. Nel 1987, in preparazione della nascita (1989) del Parco dei Colli Euganei, ha pubblicato La flora dei Colli Euganei. Per decenni ha guidato escursioni di conoscenza, tra storia e natura, nel territorio. Il lavoro del naturalista maturo prende poi in considerazione le tracce linguistiche sparse sui terreni dalle passate generazioni, intrave-dendo nell’oralità di base una prospettiva per raccontare la storia del paesaggio in modo più aderente alla realtà fisica, fatta di rocce, climi, piante, bestie e uomini di passaggio. Da questa ricerca nasce il volume I nomi della terra. Toponomastica dei Colli Euganei (1999), successivamente ampliato e riedito nel 2020.

Matteo Danesin. Nasce a Padova nel 1971. Inizia come fotografo specializzato in architettura, reportage ed editoria all’età di venti anni. Ultimo rappresentante di una famiglia storica di fotografi. Attualmente lavora per alcune delle più importanti agenzie pubblicitarie ed enti italiani realizzando le immagini per la loro corporate identity. Inoltre collabora con l’Università di Padova, Turismo Terme Euganee, Regione Veneto e diversi editori (Electa, Panini, Biblos, Marsilio, Cierre Edizioni...) a numerose pubblicazioni artistiche e culturali. Nel 2004 è premiato con una menzione d’onore «Talento Fotografico Fnac». Nel 2005 Special Award Epson Human Life Photo Category.

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