Il dodo, simbolo di Mauritius

(TurismoItaliaNews) Pesava una quarantina di kg al massimo, poteva svolazzare solo brevemente e solo una volta all’anno era in grado di produrre un uovo. Che quasi sempre finiva come pasto delle scimmie. C’era abbastanza per provocare l’estinzione del dodo, il singolarissimo colombiforme che oggi è il simbolo di Mauritius, la straordinaria isola dell’Oceano Indiano. Se poi si aggiunge che con l’arrivo deli olandesi colonizzatori il dodo ha finito con il costituire un ambito trofeo di caccia da gustare poi a tavola, allora l’estinzione è servita. E infatti su Mauritius non c’è più traccia di questo sorta di pollo dal corpo tozzo e dalle ali piccole ed incomplete, incapaci di sostenerlo nel volo. Il dodo era però un ottimo camminatore, provvisto di gambe corte e robuste, infaticabili nel portare a zonzo i suoi chili.

Scoperto per la prima volta nel 1497 dall'esploratore Vasco de Gama, nel 1681 era già estinto, dopo aver fornito abbondante cibo alle ciurme delle navi portoghesi che approdavano sulla sperduta isola di Mauritius. Un naturalista dell'epoca scrive: “La sua carne grassa, specialmente quella del petto, è commestibile, e così abbondante che tre o quattro di questi volatili sono sufficienti per riempire la pancia di un centinaio di marinai”. Sui gusti gastronomici di quei navigatori è lecito avanzare qualche riserva, poiché in altra parte del diario si legge che il dodo veniva soprannominato “uccello delle nausee” tanto la sua carne era dura e sgradevole.

Fino al 1755 era possibile ammirare un dodo imbalsamato all’Università di Oxford, ma poi anche questo esemplare venne distrutto, divorato dai tarli: evidentemente era proprio destino che il dodo dovesse sempre finire in pasto agli affamati... Oggi non ci rimangono che alcune ossa sparse qua e là in vari musei di scienze naturali.

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