La Pietra che tocca il cielo: viaggio nel mistero e nella meraviglia di Bismantova, la montagna sacra dell’Appennino

Giovanni Bosi, Castelnovo ne' Monti / Emilia-Romagna
È impossibile non scorgerla già da lontano. Massiccia, imponente, quasi sospesa tra terra e cielo, la Pietra di Bismantova domina con il suo profilo inconfondibile l’Appennino reggiano, nel cuore del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Vista da chilometri di distanza, sembra una nave pietrificata pronta a salpare verso l’infinito. E come ogni luogo che si impone all’immaginazione, suscita la stessa domanda da secoli: come si è formata una meraviglia così?
(TurismoItaliaNews) La magia della Pietra di Bismantova? Un’emozione che toglie il fiato. Arrivare sull’imprevedibile spianata in cima alla Pietra non è solo una camminata: è un piccolo viaggio dentro se stessi. Mentre il sentiero sale nel silenzio dell’Appennino, ogni passo sembra avvicinarti a qualcosa di più grande. Poi, d’un tratto, il panorama si apre e lì, davanti a te, si svela tutta la maestosità del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e della Riserva Mab Unesco. Il vento soffia leggero, lo sguardo abbraccia vallate infinite, e il cuore batte più forte. È impossibile non restare in silenzio per qualche istante, sopra questa roccia millenaria che ha ispirato Dante Alighieri nel suo Purgatorio. Dalla cima, lo sguardo spazia tra montagne, borghi e boschi: una vista che racconta la forza e la poesia della natura. Perfetta per chi ama il trekking, l’arrampicata o semplicemente il piacere di sentirsi liberi, la Pietra di Bismantova è un’esperienza da vivere con lentezza — magari al tramonto, quando il sole accende la roccia di arancio e oro.
Questa rupe calcarenitica, lunga un chilometro, larga 240 metri e alta fino a 300, è ciò che resta di un antico fondale marino risalente al Miocene medio inferiore, circa 15 milioni di anni fa. Si tratta di un gigantesco esempio di erosione residuale, un monumento naturale modellato dal tempo, dal vento e dall’acqua, che oggi si erge solitario sopra Castelnovo ne’ Monti, piccolo borgo dell’Emilia che vive all’ombra – e alla luce – della sua “pietra madre”. È un simbolo identitario potentissimo per chi vive da queste parti: gli abitanti di Castelnovo e dell’Appennino la sentono come parte della loro anima. La Pietra è tutto: montagna, leggenda, luogo sacro e punto di riferimento fisico ed emotivo.
Perché la Pietra di Bismantova non è solo un capolavoro geologico, ma anche un’icona culturale. La sua sagoma isolata, dalle pareti verticali e la sommità pianeggiante, ha ispirato Dante Alighieri nella descrizione del Monte del Purgatorio: “Simile, per la forma e l’ascesa faticosa, alla montagna sacra della Commedia” ricordano gli studiosi. Il poeta, secondo la tradizione, avrebbe visitato il luogo nel 1306, durante il suo viaggio verso la Lunigiana. Così la grande Pietra si ritrova citata nel quarto canto del Purgatorio nel Divin Poema.
Salire fino in cima è un’esperienza indimenticabile, quasi un rito da ripetere più volte: il sentiero più classico si percorre in circa 25 minuti e regala, una volta raggiunta la spianata sommitale, un panorama che abbraccia l’intero crinale appenninico, fino alle Alpi Apuane e alla pianura padana. Ma il fascino della Pietra non si esaurisce nella sua forma. Attorno ad essa aleggia un’aura di mistero fatta di leggende, riti e racconti tramandati nei secoli. C’è chi parla di riti satanici e presenze demoniache, di un cavaliere sconfitto dal diavolo nel XVII secolo, e chi ancora narra di sfere luminose e campi elettromagnetici anomali osservati negli ultimi decenni. “È un luogo che unisce scienza e suggestione – ha sottolineato lo storico locale Franco Venturi – ogni generazione ha trovato nella Pietra il proprio modo di spiegarne la potenza, dal sacro al soprannaturale”.
Eppure, la vera magia risiede nella natura stessa della rupe: un mosaico di ecosistemi che alterna boschi di roverella e nocciolo a zone detritiche e prati sommitali. Nei versanti più freschi crescono acero, tiglio e carpino nero; sui pendii assolati si aprono macchie di ginepro, rosa selvatica e maggiociondolo, la cui fioritura gialla colora la montagna in primavera. Dal 2010 la Pietra è tutelata all’interno del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, che ne custodisce la biodiversità e l’equilibrio paesaggistico. Tuttavia, nuovi studi hanno rilevato un problema: l’espansione del bosco incolto, che rischia di nascondere la sagoma netta della rupe. Si lavora per mantenere viva la sua immagine identitaria, è infatti fondamentale e irrinunciabile che la Pietra resti visibile nella sua forma originaria, simbolo del rapporto tra uomo e natura che ha plasmato questo territorio.
Ai piedi del massiccio, una sosta è d’obbligo nell’Eremo di Bismantova, conosciuto anche come Santuario della Natività della Beata Vergine Maria, risalente al quindicesimo secolo. Nell’abside si conserva un affresco raffigurante la Madonna che allatta il Bambino, oggetto di un sentito pellegrinaggio ogni maggio. Un luogo silenzioso, immerso nella roccia, dove spiritualità e paesaggio si fondono in perfetta armonia.
E così, tra fede e scienza, tra mito e geologia, la Pietra di Bismantova continua a esercitare un fascino magnetico e senza tempo. Non è solo una montagna, ma un racconto inciso nella roccia, un faro per chi cerca la bellezza essenziale e autentica dell’Appennino. Chi vi giunge non dimentica facilmente quella sensazione di sospensione, mentre il vento accarezza la sommità e il silenzio amplifica l’eco dei secoli. Perché qui, dove la terra si fa cielo, la Pietra non si guarda soltanto: si ascolta.
📍 Dove: Castelnovo ne’ Monti (Re), nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano
🥾 Consiglio: il sentiero che porta alla sommità parte dal parcheggio del Rifugio della Pietra - circa 20 minuti di salita, adatta a tutti.
📸 Da non perdere: una foto panoramica dalla croce di vetta, con le nuvole che scorrono lente sotto di te.
💬 Chi ci è stato lo sa: in cima alla Pietra non si guarda solo il paesaggio… si guarda anche un po’ dentro se stessi.
Per saperne di più
www.parcoappennino.it
www.comune.castelnovo-nemonti.re.it
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Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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