Alberto Burri: la poesia della materia vive ancora tra gli Ex Seccatoi del Tabacco a Città di Castello
Giovanni Bosi, Città di Castello / Umbria
Il respiro della materia si fa arte e la luce del presente illumina le ombre del passato industriale. Siamo alle porte di Città di Castello: il Museo degli Ex Seccatoi del Tabacco è un complesso imponente trasformato in santuario dell’arte contemporanea per volontà di Alberto Burri, uno dei più grandi protagonisti del Novecento. Entrare qui significa compiere un viaggio dentro la mente e l’anima di un artista che ha saputo trasformare il dolore, la cenere e il rifiuto in pura bellezza.
(TurismoItaliaNews) Nato nel 1915 proprio qui a Città di Castello, Burri ha saputo dare voce alla materia come nessuno prima di lui. Nei suoi Sacchi cuciti e bruciati, nei Catrami, nelle Plastiche, nei Cellotex e nei Cretti, la verità della materia diventa linguaggio universale. “La bellezza è la bellezza e basta, sia che sia un bellissimo sacco, sia che sia un bellissimo legno, ferro o altro”, amava dire l’artista, sintetizzando la sua visione radicale e poetica dell’arte come espressione pura, spogliata di ogni artificio.
È proprio questa sincerità del gesto che si percepisce agli Ex Seccatoi del Tabacco, inaugurati nel 1990 come seconda sede della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. L’enorme complesso, costruito nel dopoguerra per l’essiccazione del tabacco tropicale, venne scelto da Burri alla fine degli anni Settanta come suo studio. Quelle architetture industriali, essenziali e austere, si rivelarono il contenitore perfetto per le sue opere monumentali: tele di materia, luce e silenzio.
Oggi, tra quegli spazi maestosi, si possono ammirare 128 opere realizzate tra il 1974 e il 1993, suddivise per “cicli” espressivi, ciascuno ospitato in un hangar dedicato. Dai Cellotex, in cui Burri scolpisce e incide una superficie che sembra viva, ai Cretti, veri paesaggi di fratture e screpolature, ogni ciclo è una tappa del suo percorso verso l’essenzialità. L’artista abbandona progressivamente il colore e il pennello per lasciare che la materia stessa diventi protagonista, specchio di una verità che è al tempo stesso fisica e spirituale.
Burri, figura cardine del movimento Informale europeo, ha saputo coniugare il rigore compositivo con la drammaticità del gesto. Nei suoi lavori, la combustione diventa un atto creativo: il fuoco che distrugge genera nuova forma, un equilibrio di opposti tra disfacimento e rinascita. Nei “Bianchi-Neri”, ciclo degli anni Sessanta che anticipa la sua ultima produzione, il contrasto fra superfici lucide e opache, bianco e nero, materia e luce, diventa simbolo di una visione ascetica, quasi metafisica, della realtà.
Gli Ex Seccatoi del Tabacco non sono solo un museo, ma un luogo di riflessione e dialogo. Le opere di Burri convivono con l’architettura originaria in un equilibrio perfetto: i capannoni, un tempo pieni del profumo acre del tabacco, oggi custodiscono la memoria e la potenza creativa di un uomo che ha saputo leggere la bellezza anche nella ferita della materia. È qui che l’artista ha immaginato un laboratorio vivo, dove arte, scienza e cultura potessero incontrarsi. Negli anni, infatti, gli Ex Seccatoi hanno ospitato conferenze internazionali, incontri sul restauro del contemporaneo e seminari d’arte moderna, confermando la vocazione del luogo come centro pulsante di pensiero e ricerca.
Visitare oggi la Fondazione Burri significa non solo scoprire l’opera di un genio, ma comprendere la forza di una visione che ha rivoluzionato il rapporto tra arte e realtà. Nei segni, nelle bruciature, nelle fratture della materia si legge il racconto di un secolo e la tensione universale dell’uomo verso la bellezza. A Città di Castello, tra le “navate" silenziose degli Ex Seccatoi, Alberto Burri continua a parlare. E la sua voce, fatta di cretti, di cellotex e di luce, risuona ancora come un canto alla vita nella sua forma più autentica: quella della materia stessa.







