Per i 550 anni dalla nascita Michelangelo torna a Bologna: un viaggio nella città che ha scolpito il destino di un genio

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Ci sono città che un artista attraversa senza trattenere nulla, e città che invece diventano spartiacque, luoghi di trasformazione, scenari decisivi. Per Michelangelo Buonarroti Bologna è stata entrambe le cose: rifugio giovanile e terreno di confronto maturo, parentesi di formazione e banco di prova per sfide che ancora oggi risuonano nella storia dell’arte. Da questa relazione profonda nasce la grande mostra “Michelangelo e Bologna”, in programma a Palazzo Fava dal 14 novembre 2025 al 15 febbraio 2026, un progetto che celebra i 550 anni dalla nascita del maestro fiorentino con uno sguardo completamente nuovo sul suo legame con la città.

 

(TurismoItaliaNews) Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e prodotta da Opera Laboratori, con la curatela di Cristina Acidini e Alessandro Cecchi, la mostra unisce rigore scientifico e ambizione narrativa, affiancata dal patrocinio delle principali istituzioni culturali e accademiche della regione e dal sostegno di Intesa Sanpaolo. L’intento è chiaro: riportare alla luce un capitolo determinante della vicenda michelangiolesca e, al tempo stesso, trasformare Bologna in un itinerario diffuso, una mappa da percorrere seguendo le impronte del giovane scultore che qui trovò accoglienza, protezione e nuove direzioni artistiche.

La mostra, infatti, non si esaurisce nelle sale di Palazzo Fava. È un invito a muoversi nella città, a cercare Michelangelo dove la sua presenza è ancora viva: nella basilica di San Domenico, dove l’artista lasciò tre capolavori giovanili; in San Petronio e nell’oratorio di Santa Cecilia; alla Pinacoteca Nazionale e in quei luoghi urbani in cui il Rinascimento bolognese dialoga ancora con la sua eredità. È un progetto che intreccia memoria e attualità, cultura e partecipazione, grazie anche all’iniziativa del “biglietto sospeso”, destinato alle persone che vivono in condizioni di fragilità. Un gesto che richiama la storia dello stesso Michelangelo, fuggito da Firenze e accolto in una città allora per lui “straniera”, dove poté ricominciare.

Per i i 550 anni dalla nascita Michelangelo torna a Bologna: un viaggio nella città che ha scolpito il destino di un genio

Il percorso espositivo ricostruisce i due soggiorni bolognesi dell’artista, entrambi carichi di conseguenze per la sua evoluzione. Nel primo, poco più che ventenne, Michelangelo arriva a Bologna alla vigilia della cacciata dei Medici. Ospite di Giovan Francesco Aldrovandi, viene introdotto nella raffinata realtà culturale della corte bentivolesca. Qui scopre la scultura emiliana quattrocentesca e la lezione di Jacopo della Quercia, che lo guidano verso una monumentalità nuova. È in questo clima che nascono le celebri statue per l’Arca di San Domenico – San Petronio, San Procolo e l’Angelo reggicandelabro – prime opere pubbliche che rivelano la sua maturazione precoce e la sua capacità di tradurre influenze diverse in un linguaggio personale.

Il secondo soggiorno, tra il 1506 e il 1508, è segnato da un’altra tensione: Michelangelo è ormai famoso, ma resta inquieto, alla ricerca di sfide assolute. Chiamato da papa Giulio II a realizzare una monumentale statua bronzea destinata alla facciata di San Petronio, accetta un incarico di enorme complessità tecnica e simbolica. L’opera, oggi perduta, rappresenta uno dei momenti più intensi del dialogo tra arte e potere nel pieno Rinascimento. Le lettere conservate tra l’artista e il fratello Buonarroto, nate in quei mesi di lavoro in una città colpita da una recrudescenza della peste, restituiscono l’immagine di un uomo diviso tra ambizione e fatica, alle prese con difficoltà tecniche e pressioni politiche che anticipano la grandezza tormentata delle imprese successive.

Per i i 550 anni dalla nascita Michelangelo torna a Bologna: un viaggio nella città che ha scolpito il destino di un genio

La mostra mette in relazione questi momenti biografici con un ricco corpus di oltre cinquanta opere: marmi, disegni, libri antichi e documenti che compongono un mosaico di riferimenti e influenze. I capolavori giovanili fiorentini, come la Madonna della Scala, dialogano con i maestri toscani e con la tradizione bolognese; Donatello, con la sua tecnica dello stiacciato, offre spunti decisivi grazie alla presenza del Sangue del Redentore; Jacopo della Quercia emerge come guida formale e iconografica; gli artisti della Bologna bentivolesca – Ercole de’ Roberti, Francesco Francia, Lorenzo Costa, Amico Aspertini – restituiscono il contesto in cui Michelangelo si immerse, tra politica, religione e cultura.

Documenti, carteggi e prestiti eccezionali provenienti da istituzioni ecclesiastiche e collezioni prestigiose rendono possibile una narrazione completa, corale, frutto della collaborazione tra numerosi soggetti che hanno creduto nel valore storico e critico dell’operazione. L’allestimento, firmato Opera Laboratori, costruisce un percorso immersivo attraverso le sale di Palazzo Fava, accompagnato da visite guidate e attività didattiche. “Michelangelo e Bologna” non è solo un’esposizione, ma un’esperienza che invita a esplorare una città diventata crocevia del genio rinascimentale. È l’occasione per attraversare Bologna con uno sguardo diverso, scoprendo scorci, basiliche e palazzi che parlano ancora dell’artista. Un viaggio che permette di leggere la città come un grande laboratorio del passato, un luogo dove Michelangelo trovò stimoli e conflitti, occasioni e nuovi inizi. Un itinerario che oggi, a distanza di cinque secoli, continua a chiamare i visitatori a percorrere le sue vie con la stessa curiosità con cui il giovane Buonarroti vi si affacciò per la prima volta.

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