“Studio Harcourt – L’Art de la Lumière”: al Musée de la Photographie di Nizza un patrimonio di immagini racconta cinema, teatro e tv

Giovanni Bosi, Nizza / Francia
Ancora oggi continua la sua attività e perpetua la grande tradizione degli studi di ritratto parigini. Fin dalla sua creazione nel 1934, lo Studio Harcourt, intramontabile e alla moda, ha conservato e coltivato i valori fondamentali che ne hanno forgiato il successo e la reputazione: l'esigenza di eccellenza, rispetto dell'estetica ed eleganza alla francese. E’ dunque un’occasione ghiotta quella che il Musée de la Photographie “Charles Nègre” di Nizza propone fino al 22 maggio con la mostra “Studio Harcourt – L’Art de la Lumière”. Da vedere, anche per l'esperienza che dona...
(TurismoItaliaNews) Dici Studio Harcourt e sottintendi subito arte, fotografia, costume, spettacolo, cinema. Famosissimo in tutto il mondo per aver immortalato artisti che hanno segnato o che continuano ancora oggi a segnare la storia del palcoscenico e del grande schermo, “lo stile Harcourt è diventato una garanzia di eternità, un riferimento iconografico che, negli anni, è diventato una firma imprescindibile”, come sottolinea Francis Dagnan, presidente dello Studio. Già di per sé il Musée de la Photographie nizzardo è un luogo decisamente interessante da visitare: in passato sede istituzionale della Prefettura come sotto-sezione, a due passi dalla Promenade e affacciato sul coloratissimo Marché aux Fleurs cittadino, si pone come contenitore poliedrico ideale per parlare, anzi esporre capolavori della fotografia. Così si rivela irrinunciabile la visita all’esposizione incentrata sullo Studio Harcourt. Anche per l’esperienza personalissima che consente: mettersi in posa e tornare a casa con una vera e propria foto d’autore, una sorta di selfie in elengantissimi bianco e nero: per tutta la durata della mostra, grazie alla cabina fotografica Harcourt operativa nel museo, tutti possono avere libero accesso al sogno di essere fotografati alla maniera di Harcourt.
Lanciato in anteprima al Festival di Cannes nell’area Studio Canal+, questo automate photo permette di avvicinarsi al mito di Harcourt a modo suo. “Fa parte di una tendenza molto contemporanea in cui l'individuo desidera essere una star e avere il suo momento di gloria” evidenzia Dominique Counord, curatore della mostra. Di fatto il lavoro dello Studio Harcourt è un patrimonio che per la Francia è un vanto: nel 1991 la società "Les studios photographies Harcourt" era stata dichiarata in amministrazione controllata dal tribunale commerciale di Parigi e in questa occasione, l’Association française pour la diffusion du patrimoine photographique ha acquisito circa ottantamila negativi prodotti dallo studio nel periodo 1980-1991 e trecento stampe. Acquisito più volte, il nuovo studio Harcourt-Paris continua la sua attività e perpetua la grande tradizione degli studi di ritratto parigini.
“Immaginato da Cosette Harcourt, donna eccezionale, moderna e audacemente all’avanguardia, l’omonimo Studio del suo fondatore nasce dalla collaborazione con Robert Ricci e i fratelli Lacroix, titolari di stampe dagli istinti visionari e uomini d'affari stagionati – aggiunge Francis Dagnan, presidente dello Studio Harcourt – l’estetica dello Studio Harcourt trae la sua eredità dalle radici glamour dell'età d'oro del cinema in bianco e nero francese. Questa immagine unica cela una storia, un'emozione, una sapiente alchimia di chiaroscuro. Vera e propria istituzione ora etichettata come ‘Living Heritage Company’, l'etichetta Harcourt fa parte dell'inconscio collettivo e continua la sua ricerca dell'eternità, imprimendo la sua impronta nell'immaginazione del tempo. Memoria pittorica dei grandi personaggi artistici, culturali e politici del Novecento, la leggenda si impone come testimonianza, sfidando il passare del tempo”.
Scrittori, intrattenitori, comici, politici, ballerini e pittori si sono fatti fotografare da questa formidabile azienda fotografica: lo studio Harcourt ha impiegato fino a ottanta persone fra truccatori, lighting designer, fotografi, tipografi e ritoccatori. Le immagini degli attori distribuite attraverso la stampa e nei cinema dell’epoca attirarono la borghesia parigina, assicurando così il successo economico del laboratorio negli anni '50 e '60. Lo studio ha eseguito più di quattrocentomila ordini tra il 1934 e il 1979. E non è poco.
Quando all'inizio del 1989 lo studio, diretto da Antoine Hours, ha avuto difficoltà finanziarie, ha deciso di vendere a un'istituzione pubblica i vecchi negativi conservati in un magazzino ad Aubervilliers. Nel luglio 1989 il ministro della Cultura Jack Lang, consapevole dell'interesse patrimoniale della collezione, ha deciso di procedere all'acquisto delle raccolte fotografiche dello studio Harcourt: quattro milioni di negativi dal 1932 al 1979, la scheda cliente e i provini a contatto. Ciò ha permesso di salvaguardare questo patrimonio da un futuro incerto. Il ministero della Cultura diventa depositario, curatore e gestore della collezione e ne affida la responsabilità al servizio dell'Archivio fotografico.
Per saperne di più sui territori
www.explorenicecotedazur.com
www.france.fr
Giovanni Bosi, giornalista, ha effettuato reportages da numerosi Paesi del mondo. Da Libia e Siria, a Cina e India, dai diversi Paesi del Sud America agli Stati Uniti, fino alle diverse nazioni europee e all’Africa nelle sue mille sfaccettature. Ama particolarmente il tema dell’archeologia e dei beni culturali. Dai suoi articoli emerge una lettura appassionata dei luoghi che visita, di cui racconta le esperienze lì vissute. Come testimone che non si limita a guardare e riferire: i moti del cuore sono sempre in prima linea. E’ autore di libri e pubblicazioni.
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